dna cervello coscienza consapevolezza educazione
dna cervello coscienza consapevolezza educazione
International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

UN CERVELLO DA AMARE

(luglio-ottobre 1990)

di 

 

Michele Trimarchi

 

Ogni anno all’apertura delle scuole lunghe liste di libri vengono date ai ragazzi e così un grosso commercio alimenta l’editoria e alleggerisce le tasche delle famiglie. Guardando qua e là tra questi libri si cerca un filo conduttore che porti alla formazione dei ragazzi, formazione che dovrebbe rispondere in qualche modo ai bisogni, alle necessità e alle aspirazioni sociali e umane di questi tempi. Ma in questi libri non appare ancora l’idea dell’uomo “intero”: ogni materia viene trattata con una spaventosa sterilità e il povero cervello viene sottoposto a faticose memorizzazioni che non sempre accendono l’animo dei ragazzi.

Eppure in Natura ogni organismo, dal concepimento alla morte, segue un processo continuo – che possiamo considerare fisiologico – dove ogni attimo significa evoluzione e crescita. Si sa da molto tempo che lo sviluppo mentale deve seguire lo sviluppo delle potenzialità biologiche del cervello, per cui la scuola – se vuole essere una Scuola per l’Uomo – deve tener conto dell’importanza che riveste l’informazione nell’indirizzare, nel formare, nello st6imolare lo sviluppo e la crescita della mente in sintonia con la crescita del substrato biologico dell’essere. quando ciò non accade si crea nel cervello conflittualità, demotivazione, squilibrio. E allora quale responsabilità possiamo attribuire ai ragazzi se le materie così trattate li demotivano, li scoraggiano, non li accendono, non li animano?

I media lanciano messaggi allarmanti in ogni direzione: suicidi, droga, AIDS, malattie mentali, criminalità, squilibri ambientali… e i governi non hanno strumenti a sufficienza per intervenire e frenare la valanga “apocalittica” che sta invadendo il tessuto sociale e ambientale. Cosa fare? Non basta parlare di stato di emergenza, ciò farebbe aumentare il caos poiché, come abbiamo detto, finora non si sono trovate soluzioni concrete. Però qualcosa possiamo fare, già a partire dalla scuola. Se ad esempio l’insegnante, quando si appresta a spiegare la sua materia ai ragazzi, riuscisse a trasformare quelle nozioni in potenti stimoli di riflessione, di ricerca, di comprensione di una realtà utile alla loro crescita, senza l’uso coercitivo o gratificante del voto, o del parere favorevole o sfavorevole, inizierebbe ad accendere quella curiosità fisiologica, genetica, che esiste come pulsione fin dalla nascita in ogni cervello. Questa curiosità fisiologica viene spesso spenta da informazioni antitetiche al desiderio di conoscenza, tipo quelle informazioni che devono essere apprese, spesso fine a se stesse, pena rimproveri, disapprovazione, brutti voti. Ciò vale naturalmente per tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado e per ogni materia scolastica e universitaria.

Caro professore o professoressa, capisco che applichi il metodo di insegnamento che hai “subìto”, quindi nessuna colpa, però l’evoluzione umana prevede che ognuno di noi tenda a migliorare, a correggere quelle deformazioni ed errori che in buona fede ci sono stati trasmessi. Ti assicuro che quel benessere psicofisico e spirituale che tutti cerchiamo dobbiamo costruirlo giorno per giorno dentro di noi. Ciò è possibile compiendo azioni utili ad una crescita graduale e armonica del nostro prossimo e, allo stesso tempo, di noi stessi. In sintesi si tratta di amare profondamente quel cervello o quei cervelli che ci stanno davanti e che desiderano innanzitutto sentirsi amati e non puniti.