dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

L’ETICA DELLA GLOBALIZZAZIONE

(gennaio-marzo 2000)

 di

 

Michele Trimarchi

 

Il grande dibattito sulla globalizzazione è fondato sulla diffidenza dettata dalla storia e sulle esigenze attuali di un interscambio nazionale ed internazionale improntato alla ricerca di un benessere per tutti.

Le paure e le resistenze dei paesi più poveri sono da tenere in grande considerazione poiché il colonialismo è polimorfo: cambia forma, ma fondamentalmente conserva il proprio scopo.

Non bastano le buone intenzioni di alcuni per garantire il rispetto dei diritti umani, ma occorre un’alfabetizzazione planetaria di tali valori, poiché a tutt’oggi impera, soprattutto nell’economia, la legge del più forte e ciò contraddice i principi regolatori del rispetto dei diritti umani.

Sradicare gli errori della storia è difficile, ma non impossibile. Si dice spesso che il lupo perde il pelo ma non il vizio: sappiamo per certo che gli uomini incarnano anche i lupi, però non sono lupi, possono essere educati ad amare e rispettare la vita in ogni sua forma. Questo non è solo utopia o ottimismo bensì certezza, poiché l’uomo non nasce lupo ma impara la competizione sulla base di sistemi culturali ed educativi che ignorano i valori della vita.

Se gli Stati imparassero a tradurre i valori democratici delle loro Costituzioni in progetti pedagogici per la formazione della coscienza dei cittadini, vedremmo la trasformazione planetaria di quella competizione sfrenata che genera ancora le più grandi atrocità dell’umanità.

Se le scuole si trasformassero in laboratori educativi per la sperimentazione dei diritti fondamentali della persona, avremmo uomini non più pilotabili dai furbi ma guidati dalla propria coscienza e dai valori acquisiti.

Lo ripetiamo, l’uomo non nasce lupo, ma è costretto a difendersi dalle aggressioni dell’ignoranza dei valori della vita che pulsano in lui fin dalla nascita, e già il bambino impara a difendere i propri diritti fondamentali con le strategie che gli adulti gli insegnano.

Non possiamo lamentarci se i giovani, per sopravvivere, ricorrono a qualsiasi mezzo – comprese droghe, sopraffazioni, criminalità – dal momento che lo stile di vita che si offre loro non è quello dell’essere ma quello dell’avere, non è quello dei valori ma quello della ricchezza, dell’economia, che a detta di molti dovrebbe risolvere i problemi della vita.

Così facendo abbiamo creato una torre di Babele dove non si riesce a distinguere il vero dal falso, dove la diffidenza aumenta sempre più, dove non si riesce a riconoscere le buone intenzioni dalle furbizie e dai deliri di onnipotenza, dove purtroppo il denaro e la ricchezza continuano a detenere il potere di vita e di morte… Se mettessimo una tassa sulle parole inutili scopriremmo delle grandi verità che potrebbero aiutare gli Stati a risolvere i propri problemi.

Troppi discorsi e pochi fatti, pochi progetti guidano la resurrezione dello Spirito umano. È quindi necessario il linguaggio comune dei diritti umani, con i quali dobbiamo misurare la validità dei progetti economici, ricordando a tutti che il denaro deve essere soltanto un mezzo finalizzato al miglioramento della qualità della vita, e la validità della ricerca scientifica, della medicina e della psicologia in particolare, che devono comprendere i fondamenti della fisiologia per rispettare sia i processi naturali che la vita umana nei suoi basilari valori psicofisici e spirituali.

Il 2000 attende questa grande “rivoluzione” affinché non si perpetui un sistema di politica economica fallimentare i cui difensori, con i loro discorsi demagogici e opportunistici, non hanno più argomenti per mascherare la degenerazione di tutto il tessuto sociale, e affinché non si continui a sperperare il denaro pubblico per fini non utili all’intera umanità.

L’etica della globalizzazione, dunque, prevede innanzitutto l’alfabetizzazione dei diritti umani e tutti i governi devono puntare su questo obiettivo se vogliono avviare nella sostanza il processo di globalizzazione del rispetto della dignità umana come elemento propedeutico alla gestione e risoluzione dei conflitti (socioeconomici, nazionali ed internazionali) e come conditio sine qua non di una evoluzione concreta verso la qualità della vita sul nostro pianeta.