L’UOMO TRA SANTI E DIAVOLI
(luglio-settembre 1997)
di
Michele Trimarchi
La donna e l’uomo non nascono buoni o cattivi, ma con un progetto stupendo che nell’arco dell’esistenza dovrebbero realizzare. Non ci sono santi o diavoli nel loro cervello, ma delle potenzialità la cui espressione è più o meno favorita dall’ambiente familiare e sociale. Ogni famiglia trasferisce nei bambini i propri pregi e difetti che indirizzano la crescita e lo sviluppo della personalità.
Lo storico e famoso “diavolo” occupa un osto importante all’interno di tutti i cervelli, poiché fa parte di un sistema di difesa e di protezione della personalità dell’individuo. Infatti, una parte del cervello difende e protegge le proprie memorizzazioni e tale sistema sviluppa infinite strategie, più o meno “diaboliche”, per la conservazione di quanto acquisito, soprattutto di ciò che considera una proprietà personale. Ognuno esprime il proprio “diavolo” ogni qualvolta vuole avere ragione a tutti i costi e quando non vuole perdere il possesso di ciò che considera suo. In casi estremi anche l’omicidio e il suicidio sono legati a tali meccanismi: a volte si uccide e ci si uccide per farla pagare agli altri o per vendicarsi.
La “santità”, invece, ha sede in un’altra parte del cervello e quando domina la personalità guida la percezione ele azioni dell’individuo alla ricerca della veirtà e della saggezza, e tenta in tutti i modi di riportare l’altra parte del cervello in un sano equilibrio, producendo così un comportamento pacifico, dialogante, escludendo la violenza come mezzo di sopraffazione o di vittoria sugli altri. Non subisce quindi particolari condizionamenti, rimanendo libera da tutto ciò che comunemente schiavizza le persone.
È facile comprendere che la ricerca del potere, in qualsiasi campo, è certamente un mezzo che potenzia l’affermazione di sé come personalità operante all’inteno della società, ovvero più potere più dominio sugli altri. Difficilmente il potere e la saggezza convivono. Per converso, la saggezza acquista sì potere, ma come servizio agli altri e porta alla “santità”.
Poiché è difficile spiegare in poche parole ciò che accade nei vari cervelli, diciamo che – prendendo ad esempio un recente tragico fatto di cronica – un padre che uccide le proprie bambine e si uccide per vendicarsi della moglie che non vuole tornare con lui è, allo stesso tempo, vittima e carnefice. Ma il vero “colpevole” è il suo cervello che, in preda ai conflitti, non ha trovato la via d’uscita o la soluzione al problema che gli toglieva il sonno e gli rendeva impossibile l’esistenza.
Ci sono voluti millenni di lotta tra il bene ed il male per comprendere che bene e male sono “figli” dello stesso cervello e convivono in tutti gli esseri umani del pianeta.
È evidente che la pace tra il bene ed il male può nascere solo da una Educazione che insegni a rispettare e ad amare la dignità della persona già presente nei bambini e che deve rimanere intoccabile e indiscutibile in tutto l’arco dell’esistenza.