dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

L’ULTIMA GRANDE GUERRA

(ottobre-dicembre 2001)

di 

 

Michele Trimarchi

 

È in atto l’ultima grande guerra nella quale siamo tutti coinvolti. Il “nemico” è l’ignoranza, ovvero la non conoscenza dell’immenso progetto che sin dal concepimento si cela in ogni essere umano.

Le violazioni commesse dall’ignoranza producono conflittualità intrapersonale, interpersonale e sociale, con conseguenze disastrose per l’intera intera umanità. La ribellione contro tali violazioni costringe all’uso della forza e delle armi, strumenti che a loro volta violano i diritti fondamentali della donna e dell’uomo. La ribellione contro tali violazioni è legittima, ma la risposta dovrebbe essere la ricerca di dialogo per correggere gli errori, prodotti dall’ignoranza, che fanno scattare difese fisiologiche. La forza e le armi reprimono e soffocano la dignità umana, il diritto alla vita e a rivendicare giustizia, innescando una reazione a catena che da millenni induce all’uso del potere dell’uomo sull’uomo.

Nell’arco della storia migliaia di esseri umani hanno dato la propria vita per indicare la via per la realizzazione del progetto divino della donna e dell’uomo. Per non vanificare il loro sacrificio è necessario creare un grande dialogo tra i potenti. L’ONU dovrebbe essere la sede appropriata per far cessare le ostilità ed ogni forma di violenza, e per iniziare a costruire un mondo in cui imperi il rispetto della vita con la totale abolizione del potere dell’uomo sull’uomo e con la creazione di un progetto scientifico educativo mondiale le cui basi trovino riscontro nei diritti fondamentali della persona.

Dignità, libertà, giustizia, amore – pulsioni fisiologiche di ogni essere umano – devono diventare, attraverso l’educazione, coscienza e consapevolezza del proprio essere e divenire. La coscienza guidata da tali valori non può che dar vita, nel terzo millennio, ad una globalizzazione incentrata sul rispetto di ogni forma di vita, nella quale ogni essere possa dialogare creativamente, partecipare al continuo miglioramento della società, e godere di quanto l’evoluzione umana gli offre come patrimonio scientifico e culturale realizzato nell’arco della storia. Questo deve essere il grande progetto delle Nazioni Unite e allo stesso tempo il progetto di vita di ogni individuo della Terra.

Micro e macro devono risuonare e la creatività della saggezza è la vera ricchezza a cui tutti dovremmo aspirare. L’economia e la tecnologia sono mezzi potenti per la realizzazione di tale progetto, ma l’uso improprio di questi mezzi ha creato il “panico” mondiale. Occorre dunque convertire la guerra al terrorismo in guerra all’ignoranza, poiché il terrorismo viene attuato non solo a livello internazionale ma anche all’interno delle famiglie e del rapporto fra Stato e cittadino. Il terrorismo viene commesso anche sui bambini con violenze inaudite proprio da chi sostiene di amare. Pertanto dobbiamo combattere il terrorismo non solo quando questo minaccia interi popoli, ma anche quando impedisce all’essere di esprimere le proprie emozioni, i propri sentimenti, la propria dignità, quando gli impedisce di difendersi, spesso fin dalla più tenera età, da azioni che tentano di condizionarlo a idee, pensieri e fatti avulsi dal rispetto e dall’amore che dovrebbe essergli dovuto per diritto di nascita.

Concordiamo pienamente, quindi, sulla dichiarazione di guerra totale ad ogni forma di terrorismo: per combattere tale guerra occorre una alfabetizzazione planetaria dei diritti fondamentali della persona con un progetto scientifico educativo mondiale capace di tradurre le pulsioni fisiologiche dei diritti umani in coscienza e consapevolezza, al fine di “creare” donne e uomini nuovi in grado di dar vita nel terzo millennio ad un mondo in cui la giustizia sarà in grado di esercitare la sua azione attraverso la verifica oggettiva e obiettiva delle violazioni che si commettono sull’essere fin dal concepimento e in tutto l’arco dell’esistenza. Questa sarà una giustizia giusta capace di favorire il dialogo tra gli uomini e tra i popoli mettendo in luce rapidamente ed efficacemente le violazioni dei diritti umani.

Per converso, la “giustizia” esercitata dai vari poteri e ruoli sociali all’interno degli Stati tende in genere a reprimere e soffocare la ricerca della verità con la pretesa di ubbidienza alle leggi, alle tradizioni, alla morale, parole spesso utilizzate per giustificare violenze perpetrate ai danni dei più deboli. Questa non è giustizia, ma una forma di sopraffazione che alimenta fortemente la conflittualità e spinge verso l’uso di sostanze e mezzi per la sopravvivenza psicofisica e spirituale di quelle pulsioni fisiologiche che anelano al rispetto della loro dignità e libertà al di là di ogni potere costituito.