dna cervello coscienza consapevolezza educazione
dna cervello coscienza consapevolezza educazione
International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

DAL CERVELLO ALLA COSCIENZA

(gennaio-marzo 2003)

 

 di

 

Michele Trimarchi

 

Nel mese di marzo è stata proclamata la “settimana del cervello” (Brain Awareness Week), dedicata alla diffusione delle attuali conoscenze sul cervello umano. A noi interessa particolarmente la coscienza, o meglio come nel cervello si sviluppa la coscienza.

Abbiamo più volte affermato che alla nascita nel cervello della bambina e del bambino è racchiuso un meraviglioso Progetto da realizzare nell’arco dell’esistenza, Progetto contenuto nel genoma umano, dove è scritta la storia dell’Umanità. Questo è il “testo di storia” più importante nel quale possiamo leggere come nasce la coscienza e come esso contenga in potenza la dignità, la libertà, la giustizia, l’amore.

Il cervello non è un organo da “vivisezionare” o da violentare, poiché tale metodo non porta alla scoperta delle infinite potenzialità umane.

Il cervello va osservato in tutto il suo sviluppo (embrionale, fetale, post-natale) e solo dall’osservazione è possibile comprendere il fine della sua esistenza. L’osservazione va però condotta con gli strumenti fisiologici che la Natura mette a disposizione di ogni essere umano: il cervello e gli organi di senso. Quando tali strumenti rimangono liberi da preconcetti e condizionamenti, l’osservazione sarà anch’essa libera e produrrà conoscenza; per converso, preconcetti e condizionamenti indirizzano la percezione e l’interpretazione in direzioni “obbligate” che si chiudono su se stesse e impediscono la percezione obbiettiva ed oggettiva e la conoscenza della realtà nel suo dinamismo.

La ricerca e la sperimentazione hanno indubbiamente fornito importanti conoscenze sull’anatomia del cervello, ma poco si è scoperto sulla fisiologia della coscienza.

Altrimenti non si parlerebbe di punizioni, che umiliano e inibiscono lo sviluppo della coscienza del bambino; né si parlerebbe di psicofarmaci, con i quali modificare l’umore e il comportamento di un bambino, inducendolo a diventare “buono”, “diligente” e soprattutto “obbediente” alla volontà degli adulti, e riducendo sempre più la forza della pulsione fisiologica alla vita senza rimuovere minimamente le cause che producono malessere, depressione e demotivazione.

Non ci sarebbero nemmeno tante manipolazioni chimiche farmacologiche nelle cosiddette psicopatologie, poiché esse contraddicono la fisiologia stessa della psiche e della coscienza: la psiche si sviluppa sulla base di tutte le modulazioni informazionali che provengono dall’ambiente, attraverso le quali il bambino prende coscienza del mondo che lo circonda e impara a dialogare con esso. Sono quindi le “informazioni” che, laddove siano contraddittorie, caotiche, in antitesi con la fisiologia umana e l’armonia delle leggi di Natura, possono produrre psicopatologie, alterazioni dell’umore e del comportamento. La fisiologia umana prevede che nei lobi frontali del cervello, sede naturale dello sviluppo dell’Io cosciente, l’Io genetico esprime energeticamente il dominio su tutte le attività percettive, psicomotorie, razionali ed emozionali, a condizione che l’ambiente esterno, con le sue informazioni, ne favorisca lo sviluppo e l’espressione. Troppo spesso, invece, gli adulti si sostituiscono all’Io del bambino, obbligando il suo cervello ad obbedire alla loro “forza” e alle loro regole, a scapito dello sviluppo del suo Io cosciente.

Emerge allora che la migliore “cura” per la psiche dei bambini è la “Psicoeducazione”, disciplina che deve usufruire di strumenti di conoscenza efficaci su come il bambino, nel suo processo ontogenetico, diventa consapevole del mondo che lo circonda e può interagire con esso, guidando il proprio cervello e i propri organi di senso alla ricerca di tutto ciò che lo arricchisce di conoscenze utili allo sviluppo della coscienza di sé e del mondo.

La coscienza è dunque il prodotto delle conoscenze acquisite, con le quali il bambino acquista la libertà di gestire e utilizzare il proprio corpo ed il proprio cervello nello spazio e nel tempo, usufruendo dell’espressione delle potenzialità fisiche e psichiche che gradualmente si sviluppano durante la crescita, soprattutto in età evolutiva.

Più si conosce, più si è liberi: liberi di utilizzare lo spazio con tutto ciò che in esso è contenuto, in armonia con le leggi di Natura e nel pieno rispetto di chi condivide questo spazio.

La Natura è il primo libro nel quale il bambino dovrebbe “leggere” e riconoscersi, e il dialogo interattivo con la Natura consentirebbe il corretto funzionamento cerebrale e successivamente la capacità di usare cultura e tecnologia per potenziare l’espressione fisiologica dell’essere umano.

Più conoscenza, meno ansia e paura, più creatività: l’ignoranza o la non conoscenza del dinamismo dell’ambiente isola il bambino in una percezione fantastica che lo dissocia nella sua crescita conoscitiva. Le fantasie per il cervello diventano “realtà virtuali”, che a loro volta si sostituiscono alla realtà. Quando tali fantasie diventano negative producono disagio, alterazione della condotta comportamentale, emozionale, per sfociare poi in psicopatologie.

La coscienza – a cui sono stati dati vari nomi: Spirito, Anima, Io – è dunque l’ultima frontiera della ricerca, dove filosofi e scienziati stanno dibattendo soprattutto sulle risultanze emerse dalle neuroimmagini prodotte da strumenti sempre più sofisticati, che danno la visione di come il cervello elabora informazioni, pensa, agisce, produce emozioni.

L’umanità ha sviluppato infiniti modelli comportamentali, culturali, tecnologici, scientifici, spesso in competizione e conflitto fra loro, senza offrire all’essere umano strumenti conoscitivi sulle ragioni della propria esistenza: nella maggior parte dei casi abbiamo prodotto grandi “tecnici” (giuristi, medici, psicologi, docenti…) senza coscienza, poiché a tutt’oggi la coscienza non è di pertinenza della formazione né scolastica né tantomeno universitaria.

I tempi però sono maturi per formare educatori in grado di guidare i bambini nello sviluppo della loro coscienza, con la quale potranno trasformare l’attuale caos in una società armonica in cui la coscienza con la propria dignità sarà la guida del comportamento umano, conditio sine qua non per la risoluzione dei problemi contemporanei e il prosieguo della vita sul nostro pianeta.