dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

LIBERTÀ E AUTOSTIMA

(luglio-settembre 2001)

 di

 

 Michele Trimarchi

 

L’«evoluzione democratica» del cervello umano conduce gradualmente l’essere verso la libertà, aumentando di pari passo l’autostima.

L’imitazione, la ripetizione, gli stereotipi comportamentali riducono la creatività, limitano la libertà e spengono progressivamente la pulsione della vita: di conseguenza impediscono il processo evolutivo che porta verso il potenziamento dell’autostima.

Abbiamo più volte affermato che l’Umanità si evolve per necessità: se gli esseri umani non avessero avuto problemi da risolvere e desideri da soddisfare non ci sarebbe stata evoluzione. Ciò induce una grande e profonda riflessione su cosa sia il libero arbitrio, la coscienza, l’Io, l’autostima.

Il libero arbitrio nulla può di fronte alla necessità di soddisfare bisogni e pulsioni fondamentali.

L’attuale surrogato di autostima è di fatto una vera e propria psicopatologia – definita megalomania, Io ipertrofico, delirio di onnipotenza – evidente nelle persone che mostrano un’alta opinione di sé negando il valore degli altri e che vogliono avere sempre ragione: tali processi sono legati a meccanismi cerebrali che impediscono alle persone di scegliere ciò che fanno e che vivono.

Quanta ignoranza si nasconde dietro questa pseudo grande civiltà tecnologica…

Il cervello umano ha svelato i suoi segreti: abbiamo ormai identificato le varie aree in cui risiedono le funzioni deputate allo sviluppo dell’Io cosciente, all’attività psicomotoria, ai processi emozionali, agli equilibri umorali. Quindi siamo in grado di distinguere il vero dal falso, il bene dal male, cosa è giusto e cosa non lo è per la nostra ed altrui evoluzione. Ciò ci consente di fare una revisione storica dell’enorme quantità di ipotesi e teorie che tentano di spiegare l’essere umano in tutte le sue manifestazioni comportamentali.

Con tali conoscenze abbiamo individuato la differenza che esiste fra istruzione ed educazione, enucleando le chiavi metodologiche con le quali è possibile favorire la formazione di una coscienza che sia in grado di sviluppare autostima e agire in funzione di scelte incentrate sul principio dell’«ama il prossimo tuo come te stesso».

L’essere non può amare gli altri se non ha stima di sé, se non riconosce in sé l’immensità della propria esistenza e della propria dignità, se non acquisisce attraverso l’educazione la vera capacità di intendere ovvero di percepire e quindi identificare l’enorme quantità di energia che sotto forma di informazioni va a modulare le emozioni e lo sviluppo della coscienza. Al vertice di tale coscienza deve esserci l’Io della persona, un Io che impari a identificarsi e riconoscersi nei fondamenti biologici, fisiologici e culturali dei diritti fondamentali dell’uomo.

La donna e l’uomo, consapevoli della loro dignità, che adottano il metodo del dialogo per la ricerca della verità, possono insieme risolvere i problemi del mondo e godere della grande eredità di amore ricevuta con il dono della vita.

L’autostima, dunque, nasce dalla conoscenza che l’essere inizia ad acquisire fin dalla nascita. Il caos informativo, conflittuale e artificiale del mondo che circonda il bambino crea per converso confusione, paure, illusioni, immaginazione patologica, alterando quel progetto meraviglioso che inizia con il concepimento e che dovrebbe poi realizzarsi attraverso una guida armonica rappresentata dal rapporto con i genitori, l’ambiente e la società tutta.

In conclusione, smettiamo di ricercare i colpevoli e iniziamo a riflettere su come correggere i nostri condizionamenti affinché la nostra vita possa essere vissuta positivamente nella riorganizzazione di un mondo che nega la vita e di cui tutti siamo “vittime” e “carnefici” inconsapevoli.

L’autostima produce fiducia in se stessi e tale fiducia è la chiave per iniziare a progettare il proprio destino nel pieno rispetto di quei valori innati che devono guidare le nostre azioni.

Non aspettiamo che siano gli altri a crearci il mondo che vogliamo, poiché essi si trovano nelle nostre stesse condizioni. Per cui è inutile aspettarsi amore, rispetto, fiducia, libertà, giustizia: iniziamo noi ad essere giusti, ad amarci e ad avere fiducia in noi stessi. Ciò significa che ognuno di noi può essere un esempio per gli altri e allo stesso tempo una guida per uscire dal “disastro ecologico” in cui i figli uccidono i genitori e i genitori uccidono i figli: più in basso di così non si può andare, quindi diamo il via alla realizzazione di un mondo in cui ognuno possa essere “ingegnere” della propria felicità e capace di favorire la felicità degli altri.