dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

L’ASSUEFAZIONE È IL VERO “NEMICO” DA COMBATTERE

(gennaio-febbraio 1989)

di 

 

Michele Trimarchi

 

I delicati equilibri fisici e biologici del pianeta sono ormai compromessi. La natura dell’uomo viene quotidianamente sepolta da informazioni caotiche generate da uno stile di vita che nega la natura stessa dell’uomo. Malgrado ciò i mass-media continuano a bandire gli allarmismi proponendo informazioni che, in apparenza, danno la sensazione di normalità.

Sono anni ormai che si parla di inquinamento delle acque, dell’aria, dei cibi e della psiche umana. Ma la gente continua ad aspettarsi che sia il governo a provvedere alla salute, alla qualità dell’aria, dell’acqua e degli alimenti, nonché all’educazione e alla formazione dei singoli individui. Eppure tali aspettative non vengono soddisfatte e la situazione continua a precipitare, segno evidente che il governo non è ancora in grado di garantire la salute e la qualità della vita come sancito nella Costituzione.

Riteniamo quindi che ogni cittadino debba riflettere profondamente per diventare un vero e proprio “operatore sociale” al fine di cooperare con le istituzioni e diventare il più possibile artefice della propria vita, che è in serio pericolo su tanti fronti. Uno dei maggiori pericoli, però, risiede nel cervello di ognuno, perché è facile assuefarsi alle situazioni e solo la volontà e la coscienza possono vincere tale meccanismo. Se si riflette bene si vedrà come ci siamo adattati quasi a tutto: al prezzo dei carburanti, all’aumento continuo dei costi, a respirare aria inquinata, a lavorare a ritmi frenetici, a vedere la gente che muore di cancro, ad assistere al dilagare di malessere e devianze… e ad accettare poi le spiegazioni ufficiali che, senza alcun riscontro nei fatti, pretendono di confermare la validità dell’operato pubblico, dell’amministrazione della società e della gestione delle ingenti somme introitate con le tasse. Ci siamo adattati perfino a pagare le tangenti per ottenere il più piccolo dei servizi sociali.

C’è da chiedersi se sia ancora lecito parlare di democrazia in una società dove i pluripoteri delle funzioni pubbliche impongono le proprie “regole” in piena inosservanza delle leggi dello Stato. Viviamo dualizzati e conflittualizzati in un sistema che sulla carta si evolve democraticamente, ma che di fatto ci immerge in una realtà oggettiva che possiamo definire entropica, ossia che evolve verso lo squilibrio. Qual è il rimedio?

Innanzitutto invitiamo il governo ad esaminare la situazione globale del paese: così facendo scoprirà che le strutture deputate all’educazione e alla formazione dei cittadini sono fallimentari poiché non formano, non informano e, soprattutto, non traducono nella realtà quotidiana i valori fondamentali sanciti nella Costituzione. Il cittadino non rispetta le leggi perché non le conosce nella sostanza; egli sa solo che per vivere deve adattarsi ad una società in cui il vero simbolo del rispetto risiede nel denaro, e deve farsi furbo per competere con gli altri in modo da averne sempre di più, nella convinzione che più denaro equivale a più potere, più libertà, più soddisfazione. Sono in pochi a non assuefarsi e ad affermare che ciò non corrisponde al vero, avendo sotto gli occhi una infinità di problemi che coinvolgono sia ricco sia il povero: con il denaro, infatti, non si guarisce dal cancro, dall’AIDS, dalle malattie respiratorie, dalle cardiopatie o dalle nevrosi. Esso indubbiamente è utile, ma dovrebbe essere solo strumentale all’incremento della qualità della vita e allo sviluppo sociale.

Il vero rimedio a tale situazione è dunque l’educazione, poiché essa è alla base della formazione dell’essere umano. Non avremo uomini preparati ad affrontare le problematiche del contingente se non si modifica il metodo educativo. Occorre, dunque, un nuovo metodo prodotto da una conoscenza che tenga conto innanzitutto della natura umana nel suo sviluppo fisiologico, per fornire all’uomo le informazioni capaci di stimolarlo e di motivarlo creativamente alla vita, considerando che la natura psicofisica e spirituale dell’individuo non deve essere “vivisezionata” da informazioni psicologiche tendenti alla robotizzazione, così come purtroppo è stato fatto fino ad oggi. Basta con la robotica scolare e universitaria: vogliamo uomini creativi, poiché solo in essi troveremo la soluzione dei problemi contemporanei e una pianificazione sociale che renda giustizia alla dignità umana.