DUEMILA: NASCE L’UOMO COSCIENTE
(ottobre-dicembre 1999)
di
Michele Trimarchi
La nostra ipotesi, di tanti anni fa, che tutti i “misteri” dell’uomo erano racchiusi all’interno del cervello è ormai confermata: l’integrazione delle neuroscienze con la fisiologia e la psicologia permette di esplorare l’anatomia e la fisiologia della coscienza.
Con tali strumenti è possibile verificare la maturità dell’individuo in base all’età biologica ed eventualmente correggere, con una adeguata psicoterapia (o psicoeducazione), caotici sviluppi comportamentali, essi stessi causa di conflitti, psicopatologie e disturbi di personalità (ansia, depressione, ossessioni, ecc.).
È infatti un errato sviluppo della personalità che impedisce all’individuo di diventare “legittimo proprietario” del proprio cervello, conditio sine qua non di un’esistenza dinamica ed equilibrata con piena facoltà di intendere e di volere, sulla base dei fondamentali valori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Tali valori pulsano di fatto all’interno di quel progetto cromosomico che dà vita all’essere umano (Donna e Uomo). È l’ignoranza di tali valori che produce devianze comportamentali nella fase evolutiva, proprio quando dovrebbe gradualmente maturare un Io cosciente che dai 10 anni in poi dovrebbe consentire all’individuo di “prendere i comandi” del proprio cervello e della propria esistenza per decidere – in fase percettiva, ideativa ed espressiva – la propria volontà e il proprio destino.
Lo sviluppo dell’Io cosciente permette all’individuo il pieno controllo del proprio cervello e della propria esistenza: nei casi considerati patologici – confine, questo, quanto mai arbitrario – si tenta di far svolgere tale azione di controllo dagli psicofarmaci, che cercano di modulare situazioni cerebrali che possono invece essere gestite e controllate proprio dall’Io cosciente.
Le manipolazioni psichiche e cerebrali prodotte da informazioni caotiche o da psicofarmaci alterano sempre più la qualità funzionale del cervello e quindi la qualità della vita ed incrementano la conflittualità individuale e sociale.
Tali conoscenze ci fanno ben sperare per le future generazioni, ma occorre inserire con estrema urgenza il valore della vita umana all’interno di tutte le attività scientifiche e culturali per formare educatori (dai genitori ai docenti) che siano in grado di vivere in sé i fondamentali valori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo per poterli poi “educere” nei bambini e nei giovani, affinché l’individuo scopra l’immensità racchiusa all’interno del proprio cervello e impari a viverla, apprezzarla, goderla ed esprimerla.
Tutto ciò ci rende scientificamente “ottimisti” poiché la strada che abbiamo intravisto per uscire dal tunnel è concretamente luminosa e percorribile da tutti. Auguri…