A UN CERTO PUNTO DELL’EVOLUZIONE…
(luglio-agosto 1988)
di
Michele Trimarchi
A un certo punto dell’Evoluzione “nacquero” due esseri molto curiosi, che cominciarono a guardarsi intorno scoprendo lentamente di essere diversi dalle altre specie. Iniziarono a classificare ciò che percepivano mettendo insieme forme, colori, suoni… All’inizio fu il caos, ma poi pian piano diedero un ordine alle cose perché in qualche modo volevano comunicare tutto quello che veniva raccolto ed elaborato dal loro cervello.
Naturalmente erano signori e padroni di tutte le cose, poiché per primi avevano identificato ciò che li circondava. Gradualmente cercarono di sottomettere tutte le specie diverse, adattandole al loro modo di pensare. Si chiamarono Donna e Uomo, si proclamarono re e regina del Pianeta e da quel momento regnarono sovrani sulla Terra.
Questi due esseri però commisero un gravissimo errore: non valutarono che, mettendo al mondo tante creature simili a loro per caratteristiche morfologiche, genetiche, biologiche, queste avrebbero poi voluto tutto quello che loro avevano e, per similitudine, avrebbero cercato di sottomettere anche loro, poiché era il programma genetico (non una loro scelta) che li rendeva re e regina del pianeta.
Questo accadeva circa un milione di anni fa. Da allora ad oggi non è che le cos siano molto cambiate. Gli esseri sono diventati circa cinque miliardi ed ognuno vuole essere re o regina su tutti gli altri. Purtroppo vince il più forte, il più ricco, il più potente, il più furbo e nel frattempo qualche barlume di riflessione qua e là ha creato una forma di coscienza che dice: «Ma, se apparteniamo alla stessa specie, o siamo tutti re e regine oppure siamo tutti esseri dominati da altri tipi di forze e di energie». Queste riflessioni, sparse qua e là per il mondo, hanno dato vita ad una cultura di tipo “pseudo-universale” che ha permesso a gruppi che si identificano in sistemi geopolitici di darsi delle “regole” da loro chiamate “leggi”. Tali leggi stabiliscono che sono tutti re e regine e che quindi devono rispettarsi reciprocamente, semmai saranno gli altri gruppi, di altre nazioni, ad essere inferiori e per giustificarsi dicono di essere più potenti, più ricchi, più colti, per cui le lotte tra i singoli vengono arbitrate in base alle regole stabilite, mentre quelle con gli altri gruppi e nazioni le porta avanti il sistema in toto. Qualche concessione viene fatta nell’ambito del rapporto fra nazioni, laddove non è possibile sottomettere o dominare l’altro: nasce così il diritto internazionale.
Questo lungo cammino dell’evoluzione umana rende palpabile oggi più che mai il dramma vissuto da ogni singola persona per arrivare ad autodeterminarsi come re o regina in una lotta continua senza tregua e senza speranze. La vita e la morte di ciascun uomo racchiudono un messaggio, un’esperienza che arricchisce la storia, disponibile, tra l’altro, per chi voglia erudirsi o evolversi per evitare a se stesso e agli altri gli stessi drammi descritti dalla storia.
È inutile continuare a lottare: su questa strada non ci sono e non ci saranno né vinti né vincitori. Nelle varie nazioni la gente urla, strilla, lotta, combatte, uccide e parla di giustizia e libertà. Ma di quale giustizia e di quale libertà si parla? Forse di quelle proprie, ma visti i precedenti certamente giustizia e libertà non sono poiché la libertà dell’uno finisce dove inizia quella dell’altro. E allora…?
E allora chiediamo alla Scienza la
soluzione del problema, poiché il suo compito primario è di essere al servizio dell’essere umano e dell’ambiente, e non al servizio di furbi che, per strane coincidenze, riescono ancora a dominare in
parte gli altri ma non certo la Natura, che si sta ribellando in tutte le direzioni dicendo: «Basta Uomo, è arrivato il tuo momento, il momento di scegliere se vivere o morire, se essere o
non essere, se nascere o abortire: scegli Uomo, questo è il tuo momento, impara ad Amare e sarai Re dell’Universo».