dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

LA “PAROLA DI QUALITÀ”:

FARMACO FISIOLOGICO PER IL CERVELLO

(marzo-aprile 1991)

 di

 

Michele Trimarchi

 

L’uso indiscriminato di farmaci psicoattivi rischia di alterare le possibilità del cervello di integrare le nuove informazioni a danno della plasticità neuronale. Quest’ultima consiste in una continua evoluzione della persona attraverso gli stimoli informazionali che vanno a modificare e a trasformare le reti neuronali che danno vita al comportamento, alla razionalità, alle emozioni.

I meccanismi di azione dello psicofarmaco agiscono sui circuiti che danno vita alla logica, alle emozioni, all’eccitazione, alla depressione, alla vigilanza, alla memoria, modificando nella maggior parte dei casi processi fisiologici che rispondono alle richieste di memorizzazioni, condizionamenti o esperienze che dominano temporalmente la persona.

I neuroni, che sono appunto le cellule che producono i nostri pensieri ed emozioni, comunicano tra loro attraverso un sistema molto complesso che potremmo definire come una “dialettica chimico-fisica” tra neuroni. Lo psicofarmaco crea spesso il panico in tale dialettica: è come dire che per correggere un programma sbagliato in un computer andiamo a manipolarne la scheda madre, ovvero anziché modificare il software andiamo ad alterare l’hardware. L’azione giusta da compiere, invece, sarebbe sempre quella di correggere il programma, non i circuiti che funzionano perfettamente per come sono stati progettati.

A volte accade che le cellule vengano danneggiate, “traumatizzate”, alterate, ossia che il cervello subisca danni, lesioni, alterazioni biologiche e in questo caso è necessario intervenire con farmaci che devono essere elementi utili a ridare funzionalità alle cellule senza modificarne il sistema di comunicazione. Ma nella maggior parte dei casi sono “i programmi” a non essere adatti all’hardware, ovvero sono le informazioni ricevute a partire dalle prime fasi di vita che non sono adatte per il fisiologico sviluppo del programma genetico dell’essere umano. In altre parole una “educazione” sbagliata ed esperienze traumatiche non comprese fanno lavorare male il cervello fino a portare la persona a manifestare stati ansiosi o confusionali che rendono delicato e complesso l’intervento terapeutico.

A questo punto bisogna chiarirsi le idee integrando neurologia e psicologia. Occorre però una psicologia che conosca bene i programmi adatti al buon funzionamento del cervello, e allo stesso tempo una neurologia che abbia chiaro il sistema neuronale in toto con i suoi circuiti dinamici. La psichiatria ha tentato di superare tali problemi, però è ancora strettamente legata ad una medicina organicista: essa tenta di curare i sintomi farmacologicamente e ricerca poco le cause. Eppure il cervello vive e si sviluppa attraverso le informazioni, per cui nella maggior parte delle psicopatologie le cause risiedono in “informazioni patologiche” che hanno il potere di alterare non solo le funzioni biologiche del cervello ma anche quelle somatiche, deputate a mantenere in vita il cervello stesso.

Come una nutrizione sana è indispensabile al buon funzionamento del metabolismo organico, così per alimentare il cervello e mantenerlo sano occorre una nutrizione informazionale di qualità. La terapia elettiva per le psicopatologie richiede dunque la “somministrazione” di “pillole” a base di informazioni specifiche ad altissimo valore nutritivo non solo per il cervello ma per il rispetto della dignità umana.