Il Natale della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
(ottobre-dicembre 1998)
di
Michele Trimarchi
È impressionante con quanta facilità si esprimano giudizi. Tutti giudici che condannano o assolvono senza processi e senza prove.
Pochi si sono chiesti perché Cristo diceva di «non giudicare», di perdonare, e perché affermava che «è più facile vedere una pagliuzza negli occhi degli altri che un trave nei propri».
È un vero peccato che la grandezza dei suoi messaggi non venga scientificamente spiegata, poiché in tali messaggi sono contenute le chiavi per far nascere una coscienza giusta in grado di risolvere tutti i problemi del mondo.
La verità non offende nessuno, dà ragione a tutti, cura il corpo e la mente, elimina le disarmonie, risolve i conflitti, genera la vita e arricchisce lo spirito.
Tutti credono di possederla e la vogliono imporre agli altri generando guerre fratricide e conflitti familiari e sociali. Pochi mettono in dubbio la bontà dei propri giudizi.
Eppure vediamo con quanta difficoltà gli apparati della giustizia degli Stati tentano di arrivare alla verità: nessuno si chiede quale sia la via che porta alla verità.
Il vero demonio che domina il mondo ha un solo nome: l’ignoranza. È questo il grande nemico da combattere con qualsiasi mezzo e con tutti gli strumenti che la civiltà dei consumi e dell’edonismo possiede.
L’ignoranza è inversamente proporzionale alla conoscenza. La conoscenza che si nutre della verità si chiama amore. L’amore utilizza lo strumento della conoscenza per rendere giustizia alla verità.
Non ci sono dubbi che ci stiamo evolvendo - anche se questa affermazione sembra un paradosso - poiché stiamo mettendo in crisi lo stile di vita fortemente tecnologico prodotto dalle menti più geniali, ma il buon senso impone un passaggio decisivo verso la nascita della civiltà dei valori.
Lunga è la strada che ci ha portato fino ad oggi, eppure la seconda guerra mondiale è stata un monito per tutti i popoli della terra: la guerra non risolve i problemi, offende la dignità umana e tutte le parti del conflitto soffrono e negano la via della felicità e dell’amore.
Da tale monito è nata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, un messaggio che integra tutte le religioni e tutti gli uomini più illuminati della storia. Il 10 dicembre 1998 ne segna il cinquantenario e in tutto il mondo si riflette sui valori in essa contenuti.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è un meraviglioso progetto che ogni Stato del mondo avrebbe dovuto realizzare all’interno dei propri confini.
La dignità di tutti gli uomini della Terra è un valore che non può essere messo in discussione poiché trascende il tempo e lo spazio e, contemporaneamente, deve essere lo strumento principe con il quale gli Stati devono misurare, programmare e progettare l’attività socio-politica, economica e culturale.
La dignità è il valore della vita dell’essere umano: non può essere né venduta né acquistata. L’imperativo degli Stati è mettere in condizione i cittadini di prenderne coscienza e di esprimere l’energia in essa contenuta come guida della propria espressione in tutto l’arco dell’esistenza.