dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

IL VALORE DELLA VITA E LA RESPONSABILITÀ DELLA SCIENZA

(aprile-giugno 2000)

 di

 

Michele Trimarchi

 

Carissimo prof. Trimarchi,

al telegiornale di oggi, dopo giorni di dibattiti e polemiche, hanno dato la notizia che in molti temevamo e che tutti speravamo di non sentire: dopo la morte di Milagros, neanche Marta ce l’ha fatta. A questo punto gli inevitabili interrogativi: era un fatale e immodificabile destino quello che univa le due gemelline? Era giusto tentare il tutto per tutto e cercare di salvare almeno una bimba, sopprimendo l’altra? Qual è il confine davanti al quale la medicina dovrebbe arrestarsi?

Certo, se fossero riusciti a salvare Marta sarebbe stato un successo per la medicina e una gioia per la famiglia e anche per tutta l’opinione pubblica, ma non ci sono riusciti… Forse dal sacrificio di quelle due bimbe – che comunque hanno vissuto una loro, sia pur brevissima, vita – dovrebbe scaturire una riflessione, il più possibile cruda ed oggettiva, di cui far tesoro non solo in casi estremi come questo.

Lettera firmata

 

Medici e sapienti hanno dibattuto a lungo sui media senza dare risposte concrete che potessero rasserenare le persone che hanno seguito il caso di Marta e Milagros. Etica, morale, scienza, religione, ognuno ha dato la propria versione, ma le conclusioni sono difficili da trarre. Ciò che comunque emerge è che la scienza, se vuole essere utile all’uomo, deve prima spiegare le ragioni della vita.

Per certo sappiamo che il concepimento dà vita ad un progetto, biologico e psicologico, che dovrebbe realizzarsi nel pieno rispetto di “leggi” fisiche e fisiologiche che ne regolano nel tempo e nello spazio lo sviluppo. La violazione di queste leggi produce alterazioni e aberrazioni nella concretizzazione di tale progetto e le manipolazioni chimico-fisiche, genetiche e psicologiche sono le cause principali di queste alterazioni: la natura viene costantemente violata perché l’uomo vuole sostituirsi all’intelligenza della natura senza prima averla compresa.

Il sacrificio di queste due bimbe, come di moltissimi altri bambini di cui la televisione ed i media non sempre si occupano, dovrebbe far riflettere profondamente sulla vera essenza della vita.

Nascere serve a poco se la persona – sin dalla più tenera età – non viene messa in condizione di realizzare quella serenità e quella consapevolezza che rendono ciascuno di noi unico ed irripetibile. Ci preoccupiamo del corpo e non delle ragioni per cui il corpo esiste... “giovani, sani e belli”, demotivati alla vita da una società ignorante che nega il diritto all’esistenza dell’unicità dell’individuo.

Sono questi gli argomenti su cui occorre dibattere per formare le coscienze al fine di prevenire le aberrazioni di cui siamo quotidianamente testimoni. Morire per droga, per incidenti stradali, per malattie, per farmaci, per inquinamento, essere inebetiti da psicofarmaci o derubati della propria coscienza da furbi, da intrallazzatori… non sono questi delitti contro la vita, contro la persona? Essere violati fin dalla nascita per l’ignoranza che impera circa l’amore di cui il bambino necessita per dar vita a una sua coscienza… non è questo un delitto contro la persona?

Tutti sanno che nel progetto di un individuo è prevista la fine del corpo ma pochi si chiedono perché, fisiologicamente, il corpo deve morire. Se si risponde a tale quesito si comprende che un corpo senza un’anima che lo guida, ovvero senza una coscienza, non ha senso poiché lo scopo dell’esistenza di un corpo è proprio quello di consentire la graduale nascita di una coscienza capace di generare vita ed armonia, affinché sia durante l’arco dell’esistenza che alla fine del corpo possa liberarsi quell’energia cosciente che fa progredire l’evoluzione del genere umano.

Nella maggior parte dei casi vediamo la disperazione negli occhi della gente, occhi pieni di paure prodotte dalla grande ignoranza della vita. Quanto spreco di sofferenza… e quanta arroganza ed orgoglio vengono prodotti dall’ignoranza. Tutti credono di essere nella verità e la difendono generando conflitti e chiusure che spingono al suicidio e all’omicidio delle coscienze.

Dobbiamo dire basta alla strumentalizzazione delle emozioni, basta alla strumentalizzazione della buona fede delle persone. Dobbiamo smascherare i “falsi profeti” che si nascondono recitando discorsi demagogici che condizionano gli esseri umani a rimanere incollati davanti ai televisori a seguire eventi di vario genere, il tutto – nella maggior parte dei casi – per avere una audience che riempie le tasche e dà prestigio ai dirigenti e ai proprietari dei media stessi.

È necessario interrogarsi per cercare di comprendere perché tutto questo accade. Pochi sono coloro pronti a rinunciare al profitto, al potere, al denaro per porsi al servizio dell’evoluzione della coscienza umana. L’ignoranza è molto “utile” a chi detiene il potere, di qualunque genere esso sia.

Ora, però, agli albori del terzo millennio, l’era del potere dell’uomo sull’uomo è giunta al termine perché sta prendendo forza la cultura dei diritti fondamentali della persona: ogni essere umano nascendo ha diritto a realizzarsi nel pieno rispetto della propria dignità, dignità che non ha prezzo poiché il suo valore è infinito, dignità che richiede coscienza e conoscenza della vita, dignità che ha bisogno di certezze affinché la persona possa autodeterminarsi e decidere il proprio destino.

La dignità non può essere schiavizzata dall’ignoranza. Da anni affermiamo che i “segreti” della vita sono racchiusi nel cervello ed è in esso che abbiamo scoperto che le emozioni possono venire condizionate e poi difese in base alle esperienze che si fanno e all’interpretazione che se ne dà, esperienze spesso prodotte da un mondo dominato soprattutto da egoismi che spingono l’essere ad affermarsi attraverso mezzi competitivi che offendono la dignità umana.

Non è più possibile pensare che la scienza debba violentare la vita per consentire la vita. La scienza deve rispettare almeno le regole che si è data, ovvero deve passare dall’osservazione dei processi naturali alla riproduzione di modelli fisici e matematici che spieghino e dimostrino la fisiologia dei processi naturali stessi. È questa la scienza di cui ha bisogno l’uomo, mentre vediamo montagne di libri, testi scolastici e universitari che riempiono la mente di teorie astratte che dissociano l’essere dalla propria realtà e dall’ambiente in cui vive, e con tali nozioni formiamo coloro che devono curare ed amministrare la vita degli esseri umani. Una tale “violenza” genera all’interno dei cervelli grandi conflitti tra natura, cultura ed emozioni, creando il caos nelle relazioni intrapersonali, interpersonali e sociali.

Siamo certi che è possibile uscire da questo caos a condizione che l’economia diventi strumento di una cultura e di una scienza capaci di amare e rispettare la vita in ogni sua forma, affinché anche la procreazione diventi cosciente nel rispetto di quelle leggi fisiche e fisiologiche prodotte da una intelligenza e creatività plasmate dall’amore per la vita.

La clonazione, la fecondazione assistita, l’“affitto” dell’utero dimostrano che i corpi possono potenzialmente essere riprodotti in serie, ma ciò non basta per creare la donna e l’uomo. Il corpo è solo un mezzo che deve essere guidato e utilizzato da una coscienza e quella non può essere riprodotta in serie. Si illudono coloro che pensano di poter riprodurre se stessi con la clonazione: nessuno può essere uguale all’altro e nessuno deve imitare gli altri, poiché ciò porterebbe all’annullamento dell’individualità venendo meno così lo scopo per cui esiste un corpo.

La ricerca della verità è attuabile attraverso un metodo che educhi l’individuo a identificare oggettivamente e obiettivamente tutto ciò che lo circonda. A tal fine occorre considerare l’essere capace fin dalla nascita di sviluppare consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda, passando dalla concezione dell’ubbidienza a quella della comprensione: questo passaggio è possibile qualora l’educatore (genitore, insegnante, società…) abbia consapevolezza e amore per coloro che devono realizzarsi comprendendo un “giusto possibile” che non contraddica il fine dell’educazione e della vita stessa.

Il progetto della donna e dell’uomo è nella “mente” del Creatore e a noi è dato di scoprirlo, prenderne coscienza e viverlo con un godimento, una gioia ed un piacere che non possono essere sostituiti da nessuna droga e nessun piacere artificiale.