dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

L’AUTOFERTILIZZAZIONE DEL CERVELLO UMANO

(novembre-dicembre 1993)

di 

 

Michele Trimarchi

 

Il cervello umano, opera meravigliosa della “tecnologia della Natura”, racchiude in sé ancora troppi misteri che ognuno di noi deve cercare di svelare al fine di motivare la propria esistenza. Il dilagare delle psicopatologie – come la depressione, la schizofrenia, le psicosi maniaco-depressive – e la carenza di metodi terapeutici adeguati sono certamente indice di una limitata conoscenza delle funzioni superiori del cervello umano. A questo punto dobbiamo chiederci se non ci sono le conoscenze adeguate oppure se vi sono troppe resistenze, da parte degli specialisti, ad aggiornarsi.

Personalmente ritengo che troppi specialisti non solo non si aggiornano ma limitano, con le loro resistenze e con il potere sociale acquisito, l’avanzamento della divulgazione scientifica nei campi di pertinenza, avanzamento che potrebbe essere di ausilio nella prevenzione, nella diagnosi e nella terapia.

La storia dell’evoluzione scientifica è peraltro piena di esempi di uomini che con le loro resistenze al cambiamento hanno fortemente ritardato la divulgazione di conoscenze e scoperte utili alla “salute” umana, esemplare è il caso del ritardo nell’utilizzazione della penicillina.

Il dualismo cartesiano mente-cervello alimenta ancora oggi, a distanza di oltre tre secoli, il conflitto fra organicisti e mentalisti, benché le neuroscienze e la neuropsicofisiologia abbiano ormai dimostrato da anni che non esiste separazione tra il mondo fisico esterno ed interno. Questo è un esempio dei bassi livelli di integrazione tra le varie discipline scientifiche, poiché la fisica può spiegare senza equivoci come l’energia trasportata da ogni informazione produca a sua volta nel cervello il comportamento, le emozioni, la creatività, il dolore.

L’autofertilizzazione del cervello umano consentirebbe innanzitutto la prevenzione della depressione: in maniera molto sintetica possiamo dire che l’autofertilizzazione consiste nel rifornire il proprio cervello di quell’energia necessaria per mantenerlo motivato e quindi fisiologicamente attivo nelle interazioni quotidiane, senza perciò essere costretto a ricorrere a stimoli gratificanti finalizzati a garantirgli momentaneamente la sopravvivenza. (alcool, droghe, psicofarmaci e altre sostanze, come anche pseudo-divertimenti o stordimenti legati a situazioni contingenti). L’autofertilizzazione può verificarsi solo se utilizziamo coscientemente i lobi frontali del cervello che, guarda caso, nei depressi cronici sono spesso atrofici. Nei lobi frontali, infatti, si sviluppano l’atto volitivo, la progettualità, la creatività.

L’autofertilizzazione può nascere da una educazione che metta in grado l’individuo di porsi delle domande a cui deve seguire la ricerca delle risposte, senza dover assorbire troppe nozioni da ripetere, le quali soffocano gradualmente la capacità creativa del cervello e la funzionalità dei lobi frontali.

Negli adulti è necessaria una psicoterapia ad orientamento neuropsicofisiologico in grado di stimolare l’autofertilizzazione attraverso la graduale attivazione dei lobi frontali con informazioni adeguate che spingano la persona verso la liberazione dagli automatismi acquisiti nell’arco dell’esistenza e quindi verso l’espressione della propria unicità e creatività all’interno di un proprio progetto di vita.