dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

 

 

LA LIBERTÀ DELLA COSCIENZA

(luglio-settembre 2002)

 di

 

Michele Trimarchi

 

La maggior parte delle persone continua a voler avere ragione sugli altri, senza rendersi conto che tutti hanno le loro ragioni. E pensare che fin da bambino ho sempre sentito dire che la ragione è dei fessi… Ma che significa? Cosa vuol dire che la verità rende giustizia a tutti? A questo occorre rispondere se vogliamo comprendere gli errori che stanno portando l’umanità verso l’autodistruzione.

Da migliaia di anni si persegue la via del conflitto, anche armato, per affermare le proprie ragioni sugli altri e la propria “superiorità” (culturale, economica, politica, religiosa…) e questo è terribile. È difficile pensare che l’umanità non si evolva, non comprenda e non impari dalle esperienze, abbia bisogno di ripetere gli stessi errori, continui ad esercitare prepotenza, arroganza, potere dell’uomo sull’uomo.

Eppure siamo tutti concordi nel riconoscere la pari dignità a tutti gli esseri umani del pianeta, il che implica il rispetto dei diritti umani, ma purtroppo i fondamenti dei diritti umani stentano a diventare coscienza, soprattutto in coloro che con il proprio potere dominano il mondo.

La giustizia divina regna sovrana nei Cieli, ma sulla Terra ha il suo bel da fare! Si è sempre detto che se Dio ci volesse punire gli basterebbe esaudire i nostri “desideri”, ovvero desideri che non sono giusti, che non rispettano i diritti fondamentali della persona e che, se soddisfatti, creerebbero danni a noi stessi e agli altri.

Ve lo immaginate Dio davanti a tutte le richieste dell’umanità, dove ognuno pretende di avere ragione sugli altri e nessuno cerca di capire le ragioni degli altri? Se è vero, come è vero, che siamo tutti Suoi figli, a chi dovrebbe dare ragione?

Possiamo rilevare che l’umanità non ha ancora strumenti cognitivi per accertare la verità (obbiettiva ed oggettiva), non ha ancora coscienza dei propri comportamenti e quindi è irresponsabile delle proprie azioni; usa spesso la “libertà”, il ruolo o il potere come strumenti di sopraffazione, ma la libertà senza coscienza diventa prepotenza, violenza e tirannia: questo a qualsiasi livello, al di là delle condizioni economiche, sociali, culturali…

La prof.ssa Papeschi afferma che le ragioni sono nelle memoria, la verità nella coscienza: ciò significa che nel momento in cui uno stimolo esterno, un’informazione, un fatto evoca una memoria, tale memoria domina l’espressione dell’individuo e si autodifende con qualsiasi mezzo per affermarsi. Ciò che viene evocato è solo una memoria prodotta da una interpretazione soggettiva di fatti e di esperienze autoreferenziali, ovvero autogiustificate ed autointerpretate, senza una verifica obbiettiva ed oggettiva della realtà, e questa è l’attività che si svolge all’interno dell’emisfero sinistro del cervello di tutti gli esseri umani della Terra.

Si pensi a quanti modelli socioculturali, partitici, religiosi, economici entrano a far parte delle memorie e si autodifendono generando schieramenti e lotte per affermare la superiorità di un modello sull’altro. Quanti drammi e tragedie si consumano in questi scontri…

Da ciò si comprende che finché il comportamento umano viene determinato e dominato dalle memorie, sarà molto difficile che esso possa accedere alla ricerca della verità. La verità infatti può essere scoperta attraverso la valutazione obiettiva ed oggettiva della realtà che identifica i soggetti, i fatti da essi prodotti, e di relativi scopi ad essi attribuiti, misurati e identificati sempre e comunque sulla base di valori universali, senza i quali viene meno l’obiettività necessaria alla ricerca della verità.

È la verità che ha sempre ragione, non le memorie. Ecco perché la verità consente a tutti di riconoscere i propri errori, di rimuovere i propri condizionamenti e di evolversi verso una sempre maggiore capacità di comunicare, dialogare e scambiare quella ricchezza legata alle esperienze e alla creatività umana.

Lo sviluppo della coscienza inizia con l’integrità di un sistema che consente l’autocritica, ovvero una valutazione obbiettiva ed oggettiva delle informazioni in arrivo affinché il “giudizio” che deriva da tale valutazione sia conforme ai valori della coscienza e non all’autogiustificazione del proprio comportamento e delle proprie memorie.

Detto ciò, dobbiamo smetterla di permettere alle nostre memorie di dominarci, ed iniziare con una sana autocritica a valutare il nostro comportamento che deve essere in sintonia con il rispetto dei nostri fini ed obbiettivi, senza però negare il rispetto che, per diritto naturale e sociale, dobbiamo agli altri al di là del loro comportamento: ciò rende sereno il nostro agire e la nostra coscienza, alla quale dobbiamo riconoscere il potere decisionale delle nostre azioni.

Ognuno deve essere libero dalle proprie memorie per rispondere alle provocazioni e alle stimolazioni degli altri con quanto si ritiene utile e giusto per la propria ed altrui evoluzione.

Ogni provocazione è un’esca che può farci precipitare in situazioni da cui poi è difficile uscire: un’attenta valutazione dell’informazione ci permette di prevenire quelle reazioni che alimentano i conflitti e legittimano le provocazioni degli altri.

La strada è chiara, ma richiede la nostra partecipazione alla realizzazione di un percorso attraverso il quale ognuno possa amare la propria esistenza e decidere le proprie azioni ed il proprio destino.