L’intelligenza tra civiltà ed evoluzione
(luglio-settembre 1999)
di
Michele Trimarchi
È stata l’intelligenza umana a produrre la civiltà tecnologica, nonché l’intelligenza artificiale, e i test intellettivi (QI) in uso corrente si rifanno di fatto alla misurazione di una intelligenza trasferita poi nei programmi dei computer. I metodi di istruzione, formazione ed “educazione” ancora oggi si mescolano in un insieme ibrido che finisce per costituire lo stesso metodo con cui si istruiscono i computer. Tale metodo produce quella che è considerata civiltà: la civiltà ha favorito la comunicazione, ha ridotto le grandi fatiche fisiche dell’umanità, ma non ha incrementato la creatività e la qualità della vita, veri indicatori dell’evoluzione umana. In poche parole, abbiamo creato un mondo artificiale “sfruttando” e imitando alcune qualità del mondo naturale.
Dai nostri studi – che scaturiscono da un deduttivismo fondato sull’osservazione oggettiva dei fenomeni – abbiamo potuto comprendere che la conoscenza prodotta dall’intelligenza tecnologica (matematica e nozionistica) esclude di fatto lo sviluppo della coscienza, mentre tutti sappiamo che l’Io cosciente dell’individuo si sviluppa sulla base concettuale di valori universali e non sulla logica nozionistica e matematica. Tale logica dovrebbe essere uno strumento per la coscienza e non essa stessa coscienza: quando si parla di scienza e coscienza, infatti, occorre sempre tenere presente che la scienza deve essere uno strumento della coscienza, i cui fini devono favorire il benessere e l’armonizzazione sociale ed umana.
L’intelligenza della coscienza è regolata da leggi naturali, la cui logica è in perfetta sintonia con una percezione oggettiva ed obiettiva della realtà. Qualora l’insegnamento si discosti dalla realtà inizia a formarsi all’interno dell’individuo una dualità pericolosissima che tende a dissociare la persona dalla propria natura per sviluppare parallelamente una logica ed una intelligenza “artificiali”.
La chiave per risolvere questo problema risiede nel metodo che scinde l’educazione dall’istruzione: l’educazione non istruisce ma utilizza l’istruzione come mezzo per arricchire la coscienza di conoscenze utili al proprio iter esistenziale. L’educazione, dunque, favorisce lo sviluppo della coscienza e l’istruzione fornisce alla coscienza strumenti di elaborazione e comunicazione. Più l’Io cosciente è ricco di strumenti conoscitivi più può progettare, elaborare, comunicare e scambiare con gli altri la propria creatività.
La saggezza segue questa via a tutt’oggi sconosciuta alle istituzioni educative dei vari Paesi. Ecco perché è raro incontrare individui saggi, poiché essi si formano attraverso una autodidattica guidata dall’intelligenza naturale non soggetta all’autoritarismo dell’“ignoranza” che utilizza il potere come mezzo per conservare il proprio ruolo e la propria posizione sociale. Laddove l’autoritarismo prende forza sul cervello del bambino o dell’adulto, si forma un condizionamento cerebrale che va a limitare l’azione dell’Io cosciente, poiché il condizionamento diventa un automatismo del comportamento che esclude una percezione oggettiva della realtà: la persona agisce sulla base del condizionamento subìto, ovvero fornisce all’ambiente una risposta proporzionata alle caratteristiche del condizionamento stesso. La conoscenza delle funzioni superiori del cervello umano e di come i due emisferi cerebrali codificano e decodificano le informazioni ci ha permesso di chiarire tali meccanismi.
Questo è certamente un momento importante dell’evoluzione umana che ci consente di comprendere come organizzare e riorganizzare l’educazione e l’istruzione al fine di creare una scuola ed una università in grado di favorire lo sviluppo della coscienza con i valori espressi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e allo stesso tempo utilizzare tutti i mezzi tecnologici per ampliare lo scambio cooperativo fra gli esseri umani della terra per un sostanziale incremento della qualità della vita.