dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

NEUROPSICOFISIOLOGIA DELLA RELAZIONE D’AIUTO

NEL RISPETTO DELLE PARI DIGNITA’

 

Professor Michele Trimarchi

 

Il concetto di volontariato va superato nel momento stesso in cui riconosciamo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Basta l’affermazione dell’articolo 1, secondo il quale tutti gli uomini nascono liberi ed uguali in dignità e diritti e devono agire gli uni verso gli altri con spirito di fratellanza, per capire che non siamo eroi nel dare aiuto agli altri, ma partecipiamo al benessere della società in cui viviamo.

Qui entra in gioco anche il principio cristiano dell’“ama il prossimo tuo come te stesso”: non siamo eroi nel soccorrere e partecipare al benessere psicofisico e spirituale del nostro prossimo, poiché in sostanza ci stiamo occupando di noi stessi e del nostro benessere, poiché il malessere degli altri si ripercuote inevitabilmente anche su di noi.

Questo deve gratificare ognuno di noi nell’essere utili agli altri, in quanto ce ne rendiamo partecipi, poiché DARE DÀ GIOIA ed è questo che motiva sostanzialmente l’esistenza umana più che il divertimento.

Questi sono principi che vanno ben chiariti per ottenere la massima efficacia comunicativa nel rapporto operatore – vittima, vittima di qualsiasi situazione, dai terremoti a disgrazie di varia natura.

Colui che soccorre il proprio prossimo deve avere questi convincimenti, perché se così non è, l’efficacia sarà minima e questo è solo l’inizio di un chiarimento atavico quanto mai necessario per creare una società di esseri umani, dove la partecipazione alla vita sociale dovrebbe sempre e comunque essere consapevole senza tutte quelle deformazioni che ci trasciniamo dietro da sempre, legate alla competizione negativa, dove ognuno vuole essere superiore all’altro, migliore degli altri, e così via.

Dobbiamo capire, una volta per tutte, che ognuno di noi deve essere sé stesso, unico, e si deve ben identificare con Valori che devono essere Universali. Il rispetto di sé e della propria dignità deve corrispondere al rispetto del sé o dell’Io degli altri e della loro dignità.

Questi principi e concetti devono essere recepiti innanzitutto dai docenti di ogni ordine e grado, che devono educerli, educarli, dandone coscienza, e accertarsi che ciò avvenga a qualsiasi livello di età scolare, universitaria e di cultura in generale.

Dobbiamo smetterla di valorizzare oggetti, cose e persone in maniera non appropriata, di creare fantasie eroiche di chissà quali gesta che dovrebbero gratificare soprattutto chi le compie.

Senza tale conoscenza, anche l’aiuto entra in un meccanismo che genera competizioni negative, invidia, maldicenze, eccetera, eccetera.

E’ ovvio, a questo punto, che chiunque può partecipare alla vita sociale sulla base delle proprie potenzialità culturali, economiche, evolutive, spirituali. Non si può pretendere ciò che l’essere non è in grado di dare, per limiti dovuti al proprio status conoscitivo, economico e sociale.

Quello che deve essere molto chiaro è che qualsiasi tipo di aiuto possiamo dare è sempre e comunque utile, purché la motivazione rientri nella direzione di ciò che abbiamo affermato prima, ovvero aiutiamo in quanto riconosciamo che è giusto e che rientra in quell’amore che dobbiamo avere per noi stessi e per gli altri.

Occorre ricordare che la dignità è un valore intrinseco al genoma, alla vita della persona e nessuno vuole essere aiutato se ciò offende il valore della propria dignità; ovvero l’aiuto va sempre offerto con gioia e mai fatto pesare come fanno i famosi “salvatori della patria”, perché ciò offende la dignità della persona e delle pari dignità.

Occorre ricordare, inoltre, che la dignità, in quanto tale, non si ammala, non subisce terremoti e non cade mai in disgrazia, quindi in parole povere, non muore con il corpo della persona, ma rimane legata alla spiritualità. Per cui, aiutare materialmente qualcuno significa non venire mai meno al rispetto della dignità della persona, ovvero del valore della sua esistenza, ma al contrario esaltarne la dignità in qualsiasi circostanza di aiuto e in qualsiasi situazione.

Solo in questo modo si avrà un aiuto veramente efficace e una risposta da parte della vittima grandemente utile e si avrà anche la vera autogratificazione in chi aiuta, ormai per sempre svincolata dalla dipendenza del premio – punizione, quindi UN AIUTO SCEVRO DA RICOMPENSE CONTRARIE ALL’AMORE.