dna cervello coscienza consapevolezza educazione
dna cervello coscienza consapevolezza educazione
International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

Ogni giorno miliardi di parole vengono dette e scritte in tutto il mondo ed ognuna di esse è uno strumento che può essere molto pericoloso e qualche volta anche utile. Quello che è certo è che dietro ogni parola c’è uno scopo non sempre altruistico e che troppo spesso tende a strumentalizzare l’individuo ricevente. Ogni cervello umano ha in potenza la possibilità di realizzare una coscienza in cui l’Io può partecipare all’armonia dell’Universo, mentre vediamo che le parole oggi più che mai riescono non solo ad inibire questa possibilità ma ad alterare e deformare quei processi biologici che danno vita oltre che alla natura umana a tutto l’ecosistema.     Le parole infatti vengono metabolizzate dal nostro cervello e se non sono fisiologiche ai naturali processi genetici del metabolismo neuronale alterano il buon funzionamento del cervello stesso nonché l’espressione comportamentale dell’individuo. Eppure è risaputo che la possibilità di comunicare ad altri le proprie esperienze ha permesso all’Uomo di evolversi e di costruire la storia. Anche se la vista rappresenta la maggiore modalità sensoriale del cervello, di fatto sono soprattutto le parole che scatenano conflittualità nella mente umana. La parola, una volta penetrata nel nostro cervello, può dominare il comportamento generando emozioni, reazioni, aggressività e automatismi, che impediscono quella libertà della mente che ogni essere dovrebbe avere se considerasse le parole strumenti di comunicazione, ossia le parole dovrebbero essere il mezzo con il quale trasmettere agli altri le proprie sensazioni percepite indipendentemente dalle associazioni verbali o scritte. Ciò significa che il nostro Io non si forma con le sole parole, ma con il proprio vivere quotidiano che, come si sa, è sempre ricco di sofferenze, tensioni, messaggi di varia natura che lasciano di fatto nella mente la storia del proprio vissuto che nella maggior parte dei casi rimane parzialmente inconscio e domina un comportamento in cui non sempre ci riconosciamo, ma che di fatto è frutto del marasma che ci portiamo dentro. Al contrario, se i genitori e gli educatori avessero la coscienza che ogni informazione altro non è che “materiale da costruzione” e che quindi è necessario conoscere il progetto che si cela in ogni vita che nasce per non alterare con materiali (informazioni) scadenti o deformati la realizzazione del progetto stesso, non creerebbero la disumanizzazione in atto che spinge gli individui a devianze psicologiche e comportamentali che portano a compiere azioni criminose verso i propri simili e l’ambiente ed infine anche al suicidio di una vita che poteva essere meravigliosa. L’Io cosciente dovrebbe essere in grado di presiedere a tutte le funzioni del proprio essere e decidere quando e come agire in qualsiasi istante della propria esistenza. Da ciò possiamo dedurre che allo stato attuale delle cose deve ancora nascere quell’Io libero dagli automatismi associativi limitanti il comportamento e che rendono l’essere schiavo di preconcetti discriminanti deleteri per la convivenza sociale. Attenzione quindi a quelle informazioni verbali o scritte che sottoforma di messaggi “subliminali” schiavizzano la maggior parte del genere umano. Spesso tali messaggi si camuffano di altruismo, di giustizia sociale, di ideologie politiche, di pubblicità apparentemente innocua, di opinioni costruttive, ecc. Questi messaggi, come è stato detto, sopra, hanno sempre uno scopo, spesso lontano dall’altruismo, e vengono studiati da esperti assertivi ad un potere che offende continuamente la dignità umana. Come difendersi da tutto questo? Innanzitutto quando si legge qualcosa o si ascolta qualcuno è necessario individuare lo scopo che si cela dietro quelle informazioni. Solo successivamente l’individuo sarà in grado di difendersi dai danni che quelle informazioni potranno produrre, in quanto esse tenderanno a strumentalizzare affinché si realizzi lo scopo di chi ha preorganizzato il messaggio informazionale (scritto o verbale). Quante volte ci sembra di riconoscerci in situazioni ben descritte da chi abilmente manipola l’informazione! E’ proprio in quel momento che è necessario riflettere, in quanto alcune persone sanno ciò che vuole ascoltare l’individuo a cui si rivolgono. Ecco perché non è più sufficiente la parola a darci quanto occorre per comprendere., ed eventualmente risolvere, i nostri problemi. La parola non è ormai più strumento di verità se non viene suffragata da ben’altri messaggi che confermino il significato dato alla parola, ossia la parola deve essere legata a fatti concreti chiaramente segnati da altruismo. Per quanto può sembrare un paradosso, le informazioni veramente utili all’evoluzione umana, soprattutto in questo momento storico, sono quelle che quotidianamente rifiutiamo perché non ci riconosciamo in esse. Ebbene, il meccanismo mentale che ci fa riconoscere un’informazione è legato ad un processo analogico che ci impedisce di crescere e di scoprire qualcosa di nuovo, che in sostanza ci rende automatici in quanto riconosciamo solo ciò che di fatto abbiamo già memorizzato, realizzato in noi. Il cervello umano potrebbe in potenza integrare in sé qualsiasi informazione, ma fin dalla nascita viene fortemente condizionato a ripetere e a riconoscere le informazioni precedentemente ricevute. Quindi è l’educazione anacronistica, ripetitiva e robotica che ci fa discriminare quanto di più bello vive ininterrottamente intorno a noi. Liberiamoci da questi tremendi meccanismi e scopriremo l’immensità dell’Universo che fin dalla nascita coabita con noi. La vita è lo strumento che dovrebbe consentirci di portarlo alla nostra coscienza.