dna cervello coscienza consapevolezza educazione
dna cervello coscienza consapevolezza educazione
International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

 

 

 

              LA MULTICULTURALITÀ               

 

NELLA SCUOLA

 

 

 

 

A.A. 2006/2007

 

 

 

 

Introduzione del Professor

Michele Trimarchi

 

 

 

 

 

Per imparare a comunicare all’interno di una realtà così complessa come quella multiculturale a Scuola, è necessario intanto capire cosa hanno in comune, cosa non è diverso tra i bambini russi, americani e, in generale, provenienti da ogni parte del mondo.

 

 

IL CERVELLO risponde agli stessi principi fisiologici, ha le stesse pulsioni, lo stesso progetto (che deve realizzarsi attraverso l’evoluzione biologica prima di tutto e, poi, psicologica).

 

 

LE EMOZIONI costituiscono il linguaggio fisiologico attraverso il quale tutti i bambini si esprimono.

 

 

La ricerca del piacere, la rabbia, l’aggressività, i meccanismi che regolano tutto questo sono identici, le aree cerebrali che si attivano sono uguali.

 

 

Ognuno può avere differenti motivazioni che spingono verso questi meccanismi, ma la spinta è dovuta agli stessi gruppi neuronali.

 

 

Questo progetto ha in sé una spinta interna a ricercare felicità, piacere, quindi tale spinta è presente in tutti gli esseri umani del globo.

 

 

La spinta che si attiva a livello genetico è la ricerca del piacere che spinge, a sua volta, ogni essere alla felicità.

 

 

Tale spinta è la DIGNITA’, ovvero l’energia prima che regola la vita di ogni essere umano.

 

 

Se osserviamo un neonato, scopriremo che ricerca benessere e chiunque si sintonizzi con lui prova benessere.

 

 

La mamma che allatta prova piacere che, da un punto di vista biochimico, si traduce con la produzione di endorfine.

 

 

Tutto il progetto genetico cromosomico spinge l’essere a ricercare piacere.

 

Il soddisfacimento di tutto ciò che occorre per andare avanti produce piacere che poi si dovrebbe tramutare in felicità.

 

 

Quindi, non siamo nati per soffrire.

 

 

Nessuno.

 

 

E questo accomuna tutti.

 

 

Soltanto l’ignoranza che si ha di questo progetto porta a creare sofferenza, dovuta allo squilibrio informazionale prodotto, a sua volta, dalle informazioni che accedono al cervello del bambino.

 

 

Una miriade di informazioni accedono continuamente al cervello del bambino senza che noi quasi ce ne accorgiamo, dalla luce solare, alla voce della madre …

 

 

Anche durante la fase gestazionale, il modo in cui la madre porta avanti la gravidanza sarà determinante per quel bambino; ovvero sarà per lui o per lei determinante se la madre porta avanti la gravidanza in modo fisiologico, con serenità, con coscienza, oppure con un continuo stato di malessere, con l’ansia, con l’angoscia.

 

 

Se al bambino venisse garantito un ambiente armonico, se l’ambiente fosse fisiologico, equilibrato, tutti i bambini sarebbero felici.

 

 

E allora cosa differisce gli esseri umani l’uno dall’altro?

 

 

E allora cos’è che produce squilibrio in noi?

 

 

Tutto dipende dalla qualità delle informazioni con cui veniamo in contatto sin dalla nascita; quelle informazioni “decideranno” della nostra ignoranza della vita o della nostra saggezza, la quale dovrebbe essere diritto di tutti gli esseri umani della Terra.

 

 

La saggezza è la scoperta di quei valori universali che ognuno di noi ha già in sé a livello genetico fin dalla nascita.

 

 

Potenzialmente siamo tutti saggi.

 

 

Conoscete un bambino che arriva sul Pianeta Terra è vuole soffrire?

 

 

Io non lo conosco.

 

 

Se eliminassimo i codici linguistici, ci capiremmo tutti.

 

 

Anticamente si comunicava con le emozioni, quelle con cui si parla al bambino prima di passare alle parole.

 

 

Gli animali non hanno le parole, usano il linguaggio genetico.

 

Ecco perché tante persone possono capirli.

 

Ma, se non imparassimo le parole, ci capiremmo tutti, attraverso il linguaggio naturale.

 

 

Se al vostro posto ci fossero persone provenienti da ogni parte del mondo, ognuna di esse capirebbe; basterebbe che io prendessi un oggetto e lo usassi e tutti capirebbero che cos’è quell’oggetto e a cosa serve, anche se non lo avessero mai visto.

 

 

Perché?

 

Perché il nostro cervello vede, osserva, misura, verifica il perché delle cose, dell’uso che hanno; ma con le parole si è persa questa capacità.

 

 

Dobbiamo capire qual è la creatività universale che abbiamo tutti dentro di noi, nel nostro cervello.

 

Non ha nulla a che vedere con i codici che ci astraggono dalla realtà, è il linguaggio universale delle emozioni, della realtà, delle intenzioni, di quello che vogliamo trasmettere.

 

 

Il cervello alla nascita è pronto a identificare le cose intorno a sé e a risuonare con esse.

 

 

Identificare e vedere a cosa serve ogni cosa.

 

 

A cosa serve: è la curiosità prima che troviamo in tutti i bambini; loro prima di tutto vogliono sapere il perché, non il nome.

 

 

E invece, si dà loro il nome, il codice e non gli si spiega nient’altro e, piano piano, quella spinta si spegne.

 

 

Il mondo intorno a noi è fatto di energia.

 

 

Tutto ciò che esiste è energia, dall’atomo alle molecole, all’aria, agli organi; tutto ciò esiste e lavora.

 

 

Quindi, tutto è energia.

 

 

Ci sono diverse forma di energia.

 

Ecco perché abbiamo tanti organi di senso.

 

 

Apparentemente sono cinque, ma in realtà sono molti, molti di più.

 

 

C’è una scienza esatta che può misurare perfettamente anche quello che voi emettete dalla bocca.

 

 

Con la Neuropsicofisiologia possiamo dimostrare ciò che diciamo.

 

 

Con la Neuropsicofisiologia posso misurare esattamente cosa produce quella determinata parola nel cervello.

 

 

I bambini sono misuratori perfetti, sono ancora puliti e quindi in grado di misurare qualsiasi forma di energia.

 

 

O questa energia è armonica e produce quindi benessere, serenità, o è disarmonica e produrrà difese.

 

 

Il cervello del bambino è in grado, ad esempio, di misurare lo stato in cui si trovano il padre o la madre nel momento in cui l’uno o l’altra gli sta parlando.

 

 

Un bambino che piange quando sente parlare una persona è un bambino che sta ricevendo uno squilibrio, una disarmonia e quel pianto è una difesa in risposta a tale squilibrio.

 

 

Il bambino quando nasce dovrebbe crescere soltanto con una forma armonica di energia.

 

 

Per quel che attiene all’energia luminosa, ad esempio, ci sono infinite sfumature di colore che si possono percepire.

 

Così con le note musicali, con i sapori in cucina, il cervello può percepire armonia o disarmonia attraverso tutti gli organi di senso.

 

 

Tutti.

 

 

Da ogni canale sensoriale arrivano stimoli che possono “distruggere” la persona; ad esempio, un’immagine mostruosa genera paura nel cervello del bambino, la quale a sua volta determina blocchi, “paralisi”.

 

 

Questo vale per tutti i bambini del mondo.

 

 

La spinta alla conoscenza spinge il bambino geneticamente a scoprire l’ambiente.

 

Le informazioni alla nascita vanno ad informare il cervello del bambino circa cosa c’è nell’ambiente intorno a sé.

 

Tutti i disturbi di personalità, i disagi, vengono dall’ambiente in cui ci si sviluppa.

 

Sono rari i casi di disturbo su base genetica.

 

 

I ritardi, poi, si somatizzano, creano paralisi o rallentamento del metabolismo.

 

 

Il cane che sta immobile di fronte al pericolo, lo svenimento, sono esempi delle difese messe in atto dal mondo biologico.

 

 

Spesso, il nostro cervello agisce automaticamente al di là di quello che decidiamo.

 

 

Rimanete vigili e attenti nel vostro cervello: se lo fate, potrete scoprire quello che sta entrando, altrimenti rischiate di avere reazioni che vi potrebbero costare per tutta la vita.

 

 

Dobbiamo identificare quelle che sono le radici comuni e universali che troviamo in tutti i bambini.

 

 

Un altro aspetto che accomuna tutti i bambini, ad esempio, è il principio di realtà.

 

 

Se usate i fatti invece delle parole, ad esempio dare una mela anzi che parlare della mela, nessuno di loro si sentirà discriminato da voi.

 

 

Se fate una carezza a uno di loro e poi anche agli altri, nessuno di loro si sentirà discriminato.

 

 

Hanno già subìto tanta violenza, quindi hanno già tante difese.

 

 

Partite sempre dal più discriminato, dite loro che li amate nello stesso modo, che il colore della pelle o i soldi non sono importanti.

 

Ma avvicinatevi soprattutto a quelli, all’inizio: compensate gli errori commessi dagli altri per ignoranza.

 

 

Dobbiamo liberarci dai nostri modelli culturali se vogliamo imparare a comunicare.

 

 

Liberarsi dai modelli culturali, dai propri condizionamenti significa trascendere da uno stato evolutivo ad un altro superiore.

 

 

La spinta a trascendere, ad evolversi è racchiusa nel genoma.

 

 

Se si continua a ripetere quello che è stato messo nel cervello da altri, senza mai ricercare nulla, si impara a difendere tali memorie, costi quel che costi, e si finisce prima o poi anche con il fare le guerre, se necessario.

 

 

Smettete di utilizzare quei mezzi sbagliati che hanno usato su di voi.

 

 

Per fare un esempio, ad un bambino che ci dice “non voglio crescere”, non rispondiamo con una informazione che oppone resistenza alla sua, come tante volte è successo di ricevere a noi stessi; proviamo a rispondere con una informazione che stimoli profondamente la sua energia prima a venir fuori, come ad esempio “ma, ci vuoi aiutare a fare questo mondo più bello …”.

 

 

Impariamo, quando dobbiamo bloccare un bambino, a bloccarlo con amore, “non costringermi a fare quello che non vorrei mai fare …”

 

 

OGNI SIMBOLO deve essere SEMPRE ASSOCIATO ALLA REALTÀ.

 

 

Ciò significa che, ad esempio, se vogliamo spiegare ad un bambino moldavo che cos’è il mare, non dovremmo mai limitarci ad insegnargli il simbolo, ma fargli prima vedere il mare, farglielo scoprire, e solo dopo dare il simbolo.

 

 

Ricordate sempre che un conto è apprendere e ripetere, ben altro è comprendere ed esprimere, cioè interiorizzare e poi esprimere.

 

 

Produce conoscenza ciò che si interiorizza.

 

 

L’emisfero sinistro apprende i modelli, cioè apprende e ripete.

 

 

L’emisfero destro rimane libero, identifica le cose per quelle che sono, non mette nomi.

 

 

Se qualcuno vi parla e avete l’emisfero destro ben sviluppato, rileverete se quello che vi viene detto è la verità o meno.

 

 

La parola è un carrello: l’emisfero sinistro identifica il carrello, l’emisfero destro vede cosa c’è nel carrello.

 

 

Se siete dominati dal vostro emisfero sinistro, e qualcuno vi dice “ti amo”, vi accontenterete delle parole e non andrete a cercare cosa c’è nel carrello.

 

 

Ognuno di voi deve acquisire questa proprietà del cervello, deve verificare quello che sta nell’emisfero sinistro già in memoria, vedere se quello che passa per la testa è obiettivo o no: se diamo il valore di obiettività a tutto, le cose che non ci servono a niente non le faremo più.

 

 

Non c’è ancora chi comanda dentro al cervello, non c’è una scuola che insegni al bambino ad usare il suo pilota (ma tu cosa e pensi, secondo te e giusto o no …)

 

 

E’ opinione comune pensare che il bambino, se non arriva a vent’anni, non sia in grado di capire.

 

 

Il bambino, se aiutato e stimolato a capire le cose, capisce più degli adulti.

 

 

Ad esempio, di fronte al bambino che vuole il gelato a tutti i costi, proviamo a dire: “Fermati. A che ti serve?

Vuoi essere automatico o vuoi decidere tu?”

E scopriremo che quel bambino comprende anche meglio di tanti adulti.

 

 

Nel genoma c’è già in potenza la dignità, ovvero la spinta ad affermarsi, a volere rispetto.

 

 

Nel momento in cui si viene concepiti si acquisisce dignità, quella forza che spinge ognuno a difendersi da chiunque.

 

 

La chiamano orgoglio, prepotenza, arroganza, ma è quella forza che spinge l’essere a difendersi quando si sente attaccato.

 

 

Ce l’hanno tutti.

 

 

La donna ce l’ha ancora più potente dell’uomo, in quanto meno lateralizzata e quindi più sinergica.

(Infatti, per la donna è difficile apprendere la matematica, la tecnica, in quanto attività in cui lavora l’emisfero sinistro).

 

 

Il cervello della donna è più rapido e veloce nella elaborazione delle informazioni; mentre un uomo sta risolvendo un problema, la donna lo ha già risolto.

 

 

E’ la donna che partorisce l’uomo e l’uomo non se lo ricorda mai e pensa di mettere sotto la donna.

 

 

Molte donne glielo permettono, pure.

L’uomo pensa che con la sua forza fisica risolve i problemi.

 

 

La forza creativa della donna … L’uomo si evolve e trascende e sente di più la creatività nel momento in cui è innamorato.

 

Quando succede, l’espressione dell’uomo si affina, diventa più spirituale.

Beethoven quando non era innamorato non componeva mai.

 

 

Ma, torniamo a noi.

 

Chi si ferma alla parola e si blocca dimostra di essere molto lateralizzato.

 

Le parole vanno capite nelle intenzioni.

 

 

L’emisfero destro in tutti gli esseri umani parla e conosce la stessa lingua.

 

 

I codici ci hanno rovinati. Come sono nati?

 

 

Abbiamo creato il linguaggio.

 

E da allora associamo un segno ad ogni cosa e decidiamo che quel segno è quella cosa.

 

 

La nascita del linguaggio ha prodotto questa “Torre di Babele”.

 

 

Come se non bastasse, la stessa parola nel cervello di una persona significa una cosa e nel cervello di un’altra assume un altro significato.

 

 

Ecco perché dovete usare molte informazioni sostanziali con i bambini, unendo gesti che spieghino le parole che dite.

 

 

Chi non capisce la lingua, capisce perfettamente la lingua della sostanzialità, della verità.

 

 

L’emisfero destro parla una lingua universale, la lingua della realtà che si dimostra da sola.

 

 

Tutti i cervelli del mondo parlano questa lingua.

 

 

Per l’emisfero destro amore si esprime con il sorriso, con la gioia.

Se vado dal bambino con il sorriso, con la gioia, lui capirà.

 

 

Se esprimo un gesto e lo accompagno ad una parola, il bambino mi capisce.

 

 

Omettete le parole che si differenziano.

 

 

Ci sono valori che sono di tutti perché la spinta che porta a ricercarli è la stessa.

 

 

La mostruosità dell’ignoranza impedisce ai bambini di ricercare la felicità.

 

 

Se pretendiamo che il bambino faccia qualcosa senza avere coscienza di quello che fa, lo “ammazziamo”.

Se ciò che dovrebbe fare è utile, lui è felice di saperlo.

 

 

Studiate come arrivare a fargli capire l’importanza di ciò che gli offrite.

 

 

La cultura è memorizzata nell’emisfero sinistro del cervello.

 

 

Con il destro, tutti i bambini del mondo parlano la stessa lingua.

 

Proviamo tutti amore per i cuccioli, perché è l’amore del venire al mondo, perché è una vita che fiorisce.

 

 

Non c’è differenza tra chi vive al nord o al sud: la potenza della dignità, la ricerca di amore, di giustizia, sono le stesse.

 

 

Usate poche parole e più fatti.

 

 

Dimostriamo ciò che vogliamo affermare: se abbraccio un bambino e gli dico che gli voglio bene, anche se è russo, l’ha già capito.

 

 

Più che la multiculturalità, dobbiamo capire IN CHE COSA CONSISTE LA DIVERSITA’, tenendo presente che non ci sono assolutamente differenze nella struttura funzionale del cervello.

 

 

Ma, ricordate che il cervello ha un linguaggio fisiologico che in tutti i bambini è universale: IL LINGUAGGIO DELLE EMOZIONI.

 

 

I bambini si manifestano attraverso le emozioni.

 

 

Ricordate che il linguaggio verbale è un codice attraverso il quale ogni bambino può imparare ad esprimere le proprie emozioni, le proprie esperienze.

 

 

Un’esperienza che si identifica nelle parole è una costruzione astratta, non è il rilevamento obiettivo ed oggettivo della realtà del vissuto delle persone.

 

 

LE PAROLE vanno sempre tenute in considerazione COME STRUMENTO SIMBOLICO, non come vita, verità, realtà della persona.

 

 

Ricordate, e finisco, che sulle parole si sta costruendo una conflittualità paurosa in tutto il mondo.

 

 

Sulle parole ci si ammazza, ci si scanna, si entra in conflitto, perché nessuno sente di essere capito dall’altro e soprattutto perché il più delle volte le parole non dicono la verità (a meno che non siete IL VERBO, allora riuscite a dire esattamente la parola con il significato suo, per cui tutti riusciranno a tradurne il significato sostanziale).

 

 

Chi riesce ad utilizzare parole il cui significato sostanziale sia ricostruibile è molto bravo; di solito, sono i saggi che lo fanno.