La professione di psicologo impone, innanzitutto, di indurre l’individuo ad una presa di coscienza di una dignità che è innata, ossia, che è scritta nei geni, nel genoma che forma l’essere fisico, chimico, biologico, psicologico e spirituale.
Tale dignità, non è legata a fattori educativi, sociali, professionali, a ruoli pubblici o privati, a ricchezza e povertà.
Ogni essere umano ha diritto per natura a prendere coscienza “rapidamente”, già fin dalla nascita, del ruolo che gioca il principio regolatore della dignità in tutto l’arco dell’esistenza umana.
Questa base di conoscenza concettuale è l’etica professionale umana che dovrebbe informare e animare tutti gli psicologi del mondo e non solo loro. Poiché nessuna psicoterapia, psicoanalisi, ecc. sarà utile a risanare una situazione psicopatologica senza prima far emergere dalla coscienza del paziente la forza fisico – biologica della dignità che in esso si cela.
Tale forza, stimolata dalla psicologo, guiderà in tutte le fasi terapeutiche la rimozione e la trasformazione di ostacoli mentali che impediscono il vivere consapevole e sereno dell’essere in divenire.
Tutta la fenomenologia psicopatologica ha le sue radici nella mancata presa di coscienza della dignità dell’essere, che si configura nell’io inizialmente biologico successivamente cognitivo – culturale cosciente.
Tale coscienza cresce gradualmente con l’esperienza e dovrebbe, senza fare salti, dare una forma di gradualità ad un tipo di apprendimento che consente autocritica e conseguente sviluppo della creatività agente nell’interazione sociale.
L’io biologico di ogni essere, integra in sé tutte le pulsioni dell’individuo che sono fisiologiche alla nascita e che possono deviare dalla loro fisiologia, qualora le condizioni ambientali ed educative ignorino il dinamismo ontogenetico di tale pulsione.
E’ essenziale per qualsiasi forma di psicoterapia conoscere la fisiologia delle pulsioni per favorire, qualora ce ne fosse bisogno, la trasformazione di esperienze che hanno fatto deviare l’individuo scatenandogli conflitti tra la fisiologia delle pulsioni e l’apprendimento di nozioni esperienziali antitetiche alla fisiologia stessa.