Sono molti gli scienziati che affermano ormai da troppo tempo che senza la sperimentazione in vivo sugli animali – ma io direi che viene fatta anche sugli uomini – la scienza non va avanti.
Tali affermazioni non sono legittimate da nessuna coscienza che possa essere considerata umana.
E’ assurdo pensare che “la ricerca della verità” in qualsiasi campo dello scibile umano possa in qualche modo spingere l’uomo a creare volontariamente sofferenza. Se è vero che la sofferenza è un chiaro segno in ogni organismo biologico di un evento patologico, io affermo che qualsiasi sperimentazione che crea sofferenza, sugli animali e sugli uomini, non porterà mai a nessuna scoperta utile alla presa di coscienza dei valori fondamentali dell’esistenza, poiché crea di fatto squilibri in quei processi fisiologici che danno vita ad ogni organismo biologico e al pianeta stesso.
La sofferenza e la gioia coabitano in noi, però sappiamo che le nostre intenzioni sarebbero quelle di ottenere dalle nostre azioni una risposta positiva con conseguente piacere e gioia.
Dobbiamo riconoscere dunque che non siamo in grado, alla luce delle conoscenze forniteci dalle scienze empiriche, di creare quelle condizioni sociali e umane in cui l’uomo possa essere protagonista delle proprie azioni, nel rispetto della propria ed altrui esistenza.
E allora dobbiamo essere leali con noi stessi ed ammettere la grande, immensa ignoranza che abbiamo della vita, di quei meravigliosi processi naturali che ci permettono di esistere, invece di pontificare dai vari “troni” della scienza tesi, idee, teorie che purtroppo vengono considerati dalla popolazione meno preparata “verità” da difendere e da divulgare.
E’ sacrosanto diritto del cittadino che paga le tasse per mantenere in vita la ricerca scientifica sapere che fine fanno i propri soldi. E’ giusto dunque che i vari scienziati e ricercatori comunichino i risultati delle loro ricerche a tutti i contribuenti così come, per converso, la popolazione deve chiedere alla scienza risposte concrete sul perché si nasce, si soffre, si muore, oppure il perché delle malattie, della cattiveria umana, della criminalità, ecc.
E’ su questi temi che la ricerca scientifica deve indirizzare le proprie indagine per cominciare a dare risposte reali, senza troppe elucubrazioni con ipotesi su ipotesi che non aiutano certo l’uomo a risolvere i propri problemi che, invece di diminuire, aumentano giorno per giorno.
Pur conoscendo l’utilità del metodo galileiano per l’avanzamento delle conoscenze scientifiche, c’è da considerare che da allora sono passati circa 500 anni e in tutto questo tempo non abbiamo fatto altro che aggiungere errori agli errori inseriti da Galileo stesso nel momento in cui ha voluto immaginare la caduta di un grave dalla Torre di Pisa.
L’essere umano non è un sasso che cade dalla Torre Pendente, eppure è soggetto a tutte le forze dell’Universo: gravitazione universale, radiazione cosmica, solare, eccetera.
Pertanto non possiamo continuare a prendere gli organi umani o animali, e studiarli in laboratorio, perché ciò ci fa comprendere al massimo l’anatomia e, per deduzione, una pseudo – fisiologia, ma non il dinamismo della vita prodotta dalle interazioni dinamiche di tutti gli elementi che con i loro ritmi armonici creano una meravigliosa sintesi in ogni creatura vivente.
Quindi il metodo galileiano va riveduto e corretto poiché tale metodo non è più valido per la biologia, psicologia, sociologia e potremmo dire ormai anche per la fisica e chimica della vita.
Dobbiamo sì ringraziare Galileo se il viaggio sulla Luna, gli aerei, le macchine sono stati possibili da realizzare, così come per tutta quella tecnologia che da una parte ci rende la vita di tutti i giorni più comoda e dall’altra però ci uccide lentamente.
Questi sono i pro e i contro del metodo galileiano: dopo 500 anni, dunque, dobbiamo rinnovarci e cominciare ad uscire dai laboratori per studiare la vita nel suo dinamismo fisiologico.
Solo così saremo in grado di risolvere i problemi assillanti delle popolazioni e rispondere agli infiniti perché che l’uomo si è posto sin dagli albori delle attuali civiltà.