dna cervello coscienza consapevolezza educazione
dna cervello coscienza consapevolezza educazione
International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

Circa 13.000 delegate in rappresentanza delle donne di tutto il mondo si sono incontrate (scontrate) a Nairobi per discutere sulle linee politiche e culturali da seguire per raggiungere la parità di diritti con l’uomo e l’uguaglianza tra gli esseri umani. Dal nostro punto di osservazione abbiamo potuto percepire una realtà che ben conoscevamo, delineata dalla nostra opera scientifica “Donna – Uomo, Universo nell’Universo” da cui è stato tratto il filmato “Progetto Donna”, proiettato a Nairobi presso il Centro Culturale Francese e l’Istituto Italiano di Cultura. La sede dell’incontro, scelta politicamente con non poche difficoltà per favorire un paese in via di sviluppo, è già una risposta di come sono stati portati avanti i lavori negli anni precedenti (questo Meeting rappresenta la chiusura del Decennio proclamato dall’ONU per sancire ed applicare la parità dei diritti tra donna e uomo, l’uguaglianza e la pace), ossia che i problemi riguardanti la donna coinvolgevano automaticamente interessi politici strettamente legati alle situazioni interne dei vari Paesi, non sempre inerenti alle finalità manifestate dall’ONU sui problemi della Donna.

Una mancanza di reali conoscenze sulle differenze fisiologiche tra donna e uomo spinge i popoli verso empirismi sfocianti in conflitti sociali e umani che coinvolgono tutte le nazioni, senza ancora rendersi conto che la donna e l’uomo non possono essere uguali perché sono diversi fisiologicamente, anche se adoperano gli stessi meccanismi cerebrali che portano alla lotta, all’orgoglio, alla presunzione, alla strumentalizzazione di sé stessi e degli altri con compromessi motivati da finalità che sono da biasimare, in quanto frutto di processi psicologici evolutivi, ma ben lontani dall’amore, dall’altruismo, dal desiderio di integrare nella propria cultura, nelle proprie idee, sia la diversità sessuale che quella etica e culturale. Si cerca la pace e noi abbiamo visto fare la guerra, la guerra delle idee, guerre politiche, religiose, ecc. Ma il desiderio di capire, di comprendere i problemi e le sofferenze altrui non è certo emerso chiaramente come di fatto avrebbe dovuto verificarsi.

Le delegazioni ufficiali dei Governi hanno rappresentato in maniera eclatante l’andamento politico dei rispettivi Paesi. Le “amicizie” internazionali hanno condizionato gli interventi a favore o contro certe delegazioni. E in tutto questo si pretende di parlare di diritti, di leggi universali da adottare nelle varie nazioni, senza vedere che ancora una volta i formalismi politici hanno soffocato la dignità dell’essere umano che, ovunque nasca, ha il diritto di essere rispettato, soprattutto da coloro che si ritengono civili o evoluti.

Civiltà non dovrebbe significare soltanto consumismo, tecnologie, inquinamenti, ecc., ma anche e soprattutto una maggiore comprensione della vita, una migliore conoscenza di quei valori che possono dare agli esseri umani la consapevolezza che in ogni punto della Terra c’è un fratello o una sorella da rispettare, da amare, con i quali è possibile scambiare esperienze, cultura, “tecnologie” senza discriminazioni, senza superiorità o inferiorità, tutto nel rispetto di quelle leggi fisiche e biologiche che danno vita alla natura, alla nostra natura con un unico processo integrato dove la diversità è integrata e partecipa alla vita con lo stesso “linguaggio”, che possiamo chiamare genetico, biologico, energetico.

La natura in Kenia infatti è meravigliosa, ha una vegetazione gigante con dei fiori che farebbero godere immensamente gli uomini che vivono nei grattacieli tra i gas di scarico delle macchine, tra i veleni psicologici che vengono distribuiti continuamente dai mass – media ed altre fonti di informazione.

E le stesse persone che vivono in Kenia che non hanno ancora subìto i veleni psicologici a cui noi siamo sottoposti, hanno degli sguardi limpidi e cristallini, pronti ad accendersi di una luce chiara e non tremante, poco visibile ormai nelle nostre civiltà.

Le donne esprimono fierezza e dignità e non si sentono né inferiori né tanto meno superiori a nessuno. Sono solo i nostri messaggi commerciali e condizionanti che alterano questa profonda realtà dell’Africa. Se vogliamo aiutarli realmente dobbiamo stare molto attenti a non trasferire su di loro le nostre angosce, le nostre sofferenze, i nostri inquinamenti, ma soltanto ciò che ad essi occorre per sviluppare le capacità tecnologiche in maniera tale da non alterare il processo evolutivo integrato che essi vivono con il loro ambiente e la loro cultura. Anzi, se si approfondissero le loro tradizioni e la loro cultura, siamo certi che mai come in questo momento potremmo imparare molte cose che abbiamo perso con la nostra evoluzione tecnologica e di cui oggi abbiamo estrema necessità per migliorare la qualità della vita.

Quanto sopra dimostra ciò che ormai da anni affermiamo: non bastano le leggi costituzionali a dare la coscienza di un comportamento corretto e umano, ma si richiedono metodi pedagogici scientifici capaci di far comprendere educativamente le realtà sessuali, i ruoli sociali e umani, non in contrasto con le leggi naturali che ci rendono simili nella diversità. Le diversità ci consentono di sviluppare una personalità, una originalità che nel suo sviluppo si può arricchire sempre di più, scambiando con gli altri creatività, esperienze, materie prime ed aiuti di vario genere. E’ su queste basi che gli organismi internazionali e i Governi di tutte le nazioni dovranno indirizzare i propri sforzi se vorranno realizzare la parità e l’uguaglianza nella diversità di tutti gli esseri umani del pianeta.