Che cos’è la persona? Ognuno di voi mi potrebbe dare tante risposte, come me le danno anche le enciclopedie, i dizionari, ma nessuno me ne dà una valida per tutti.
“Persona” etimologicamente proviene dal latino e significa maschera, poi carattere e fa riferimento a tutte quelle espressioni tipiche dell'essere umano. Il teatro drammatico metteva in evidenza con le maschere alcuni aspetti della realtà umana. E persona deriva da questo.
La gente sulla faccia ha sempre una maschera che esprime un aspetto della propria personalità e, man mano che cambia queste maschere, di fatto, esprime un aspetto diverso di essa.
Ma questo che significa? Non ci definisce ancora la persona, quella persona che noi tutti diciamo ha pari dignità e diritti tra tutti gli esseri umani della Terra … eccetera.
Ci dobbiamo chiarire bene questo discorso.
La legge, ad esempio, come definisce la persona? Un soggetto morale che ha diritti e doveri.
Quindi noi, per la legge, siamo persone solo in quanto aventi diritti e doveri morali, soggetti morali. Quindi ancora qui non definiamo l’essere umano.
Noi, come Centro studi per l’Evoluzione Umana, abbiamo dovuto affrontare questo problema e andare a vedere dov’era quest’uomo, in che cosa consiste la cosiddetta persona, in che cosa consiste l’essere umano nella sua individualità.
In campo psicologico e psichiatrico, la definizione più accreditata sulla persona è quella di Jung, che è anche la più vicina alla realtà: lui definisce la persona l’espressione ambientale e sociale di quelle radici genetiche e infrastrutturali che sono all’interno della struttura umana. Quindi, la personalità è l’espressione di queste radici che si adattano al proprio ambiente culturale e sociale, alle esigenze del proprio ambiente. L’espressione di tutto ciò è la persona, l’espressione quindi di ciò che varia da cultura a cultura, da situazione a situazione, perché è l’ambiente che offre questi strumenti a tale struttura, a queste radici biologiche, genetiche che poi si esprimono attraverso quello che gli individui acquisiscono all’interno del proprio ambiente.
Già questa mi sembra la definizione più vicina alla realtà. Ogni essere umano nel proprio ambiente culturale, sociale, secondo il tipo di cultura, di regole, di esperienze, acquisisce quegli strumenti per vivere in quel tipo di ambiente, di società e per confrontarsi in funzione di quelle che sono le regole o la cultura di quell’ambiente.
Questa è un’osservazione corretta da parte di Jung.
Ma noi dobbiamo andare oltre, perché questa non è ancora la persona.
Il DSM IV classifica diversi disturbi di personalità; e io ho affermato in diverse occasioni che all’interno di esso potremmo inquadrarci tutta l’umanità. E spesso, in una sola persona, possiamo rilevare almeno cinque o sei tipi diversi di disturbo di personalità, proprio perché non è stata ancora ben definita la personalità, o l’essere umano, e di conseguenza non è stato ben definito un processo culturale, educativo di valore universale; per cui un individuo italiano con un disturbo di personalità potrebbe essere una personalità normale in Uganda o in Francia o in Europa o in Russia o in Cina o in altri luoghi.
Dobbiamo capire anche che le varie culture tendono evolutivamente verso valori universali, comuni a tutti; più ci evolviamo verso quei valori, più ci avviciniamo all’espressione di una personalità che si confà a una risonanza universale dei Diritti Umani.
Abbiamo parlato più volte di questi argomenti e abbiamo capito che la personalità matura e si sviluppa all’interno della propria famiglia, ma partendo da una identificazione biologica, genetica che ha delle sue caratteristiche peculiari che possiamo riconoscere in tutti gli esseri umani esistenti sul Pianeta; e alcuni di questi aspetti li possiamo riconoscere anche nel regno animale, relativamente a caratteristiche genetiche, biologiche, fisiche, chimiche. Questo significa che strutturalmente siamo fatti un po’ tutti della stessa “sostanza”, se così possiamo dire, o della stessa materia – energia – informazione, però combinate in maniera diversa e possiamo vedere, di conseguenza, una “complessificazione”, ossia un potenziamento massimo di queste strutture nell’essere umano, almeno su questo nostro Pianeta.
All’interno dell’essere umano, alla nascita, noi abbiamo una individualità genetica, abbiamo un Io biologico già programmato geneticamente, come abbiamo detto tante volte, per vivere centoventi anni tranquillamente; il cronos, in effetti, è già all’interno dei geni, cioè c’è un programma che stabilisce la durata di questo tempo. Ma il tempo disponibile è ambiente – dipendente perché questo sistema, che scambia materia – energia – informazione costantemente e continuamente, programmato geneticamente e autorealizzantesi e autosviluppantesi verso processi fisiologici già programmati e definiti all’interno della fisica - chimica e biologia genetica, viene influenzato dall’ambiente.
Per certo, sappiamo che fondamentalmente l’essere umano ha una base genetica, ha un programma genetico, ha un progetto genetico sul quale dovrebbe poi svilupparsi la personalità. E su quella, infatti, si è “giocato” molto, in tutta l’evoluzione umana.
Una delle cose che ha convinto un po’ tutti è quella relativa a quelle pulsioni di base che ritroviamo in tutti gli esseri umani, che sono biologiche, fisiologiche, pulsioni che non hanno personalità ma che si sviluppano sulla personalità, pulsioni che sono quelle relative al valore di dignità, il valore in sé stesso del progetto di vita che è contenuto, già dal concepimento in poi, all’interno dei geni, di cui l’Io deve prendere coscienza.
Ma fondamentalmente quella della dignità è una pulsione. Una pulsione con cui l’essere si autodifende dall’ambiente, da tutto ciò che lo circonda, con cui l’essere sviluppa e potenzia queste difese per conservare il suo processo integro fino a cento anni, a cento venti anni, che lotta costantemente contro tutto ciò che attenta a questo sistema, a questo processo. E questo è costante, è continuo.
C’è chi soccombe prima perché le forze che agiscono su questo sistema sono maggiori, c’è chi già durante l’embriogenesi non ce la fa a difendersi adeguatamente e vengono fuori aberrazioni e alterazioni cromosomiche, genetiche, organiche.
Quindi, se sostanze chimiche, fisiche attaccano e forzano le difese del sistema, possono arrivare anche ad alterare il processo che realizza il bambino. E, di conseguenza, vediamo che nascono alterati, deformati. C’è una continua lotta che l’individuo, che questo progetto, deve condurre contro tutte le informazioni fisico – chimiche che aggrediscono il sistema, ossia quelle che noi chiamiamo inquinanti, estranee, tossiche; ed è una lotta continua.
Ma, se l’individuo arriva a nascere sano, ossia se è arrivato a realizzarsi, alla nascita, con una integrità fisica, organica, biologica, sta sullo stesso piano di tutti gli esseri umani del Pianeta, pronto per realizzare una personalità armonica e vivere serenamente la sua vita, qualora le condizioni ambientali (in tutti i sensi) non lo aggrediscano e non gli impediscano di perseguire quel percorso di realizzazione, a cui ogni essere umano avrebbe diritto, per nascita o per progetto o per concepimento.
Ma sappiate che all’interno di ogni creatura, di ogni progetto, di ogni bambino, inizia sempre una lotta dal concepimento, continuamente e costantemente, per respingere tutte quelle informazioni fisiche che attentano al dinamismo della realizzazione di questo progetto.
Dobbiamo acquisire bene questo concetto, proprio per ripulirci il cervello da tutte quelle informazioni inquinanti che si continuano a dare alla gente, che colpevolizzano tutto o tutti, soprattutto la persona, che non c’entra proprio niente; perché la difesa è già in sé stessa all’interno di questo progetto cromosomico e la sua lotta è costante e continua per impedire a chiunque, a qualsiasi stimolo, di alterare questa realizzazione; ed è un processo automatico.
Non serve la coscienza per difendersi: anche senza la coscienza, il sistema si difende automaticamente. Ecco perché vedete una difesa continua e costante, ma questo accade perché l’essere umano viene aggredito, attaccato continuamente e costantemente, anche se ci sono condizionamenti prodotti dall’ambiente stesso che vanno poi a modificare le risposte di difesa. Ma sempre difese sono, difese da elementi fisici che aggrediscono e vogliono impedire al sistema di realizzarsi in quella che è la sua progettualità.
E’ un processo che, come vedete, diventa ovvio, logico, perché fisiologico. Allora facciamolo nostro. E cerchiamo di capire che il problema è l’ambiente fisico – chimico, psicologico, sociologico; il problema è l’ambiente. Ma il progetto in sé stesso ha tutti gli attributi fisiologici per vivere nel migliore dei modi in tutto l’arco della sua esistenza.
Come vedete, è un cammino che stiamo sviluppando, che stiamo percorrendo e che ci dà coscienza e conoscenza, proprio perché oggi stiamo manipolando cose molto pericolose, più che ieri. Oggi stiamo manipolando la fisica, la chimica e la genetica con mezzi molto potenti, per cui siamo in grado di produrre danni gravissimi che la Logica della Natura non si sognerebbe di produrre.
Il Pianeta Terra ha delle caratteristiche fisiche nelle quali si sviluppano e si producono quegli elementi che noi chiamiamo “vitali”, “vita”. Le molecole si combinano in base a determinati parametri fisici elettromagnetici nel pieno rispetto della fisica dell’ambiente, dell’ecologia e così le cellule; il pericolo sta nel fatto che noi possiamo intervenire in laboratorio su detti parametri alterandoli con l’uso di strumenti che modificano l’ecologia (pressione, temperatura, volume) producendo cose diverse da quello che è il processo fisiologico e biologico. Quindi, snaturiamo, per così dire, un sistema che è già perfetto in sé stesso, fornendo informazioni che dimostrano l’ignoranza che abbiamo nel cervello dei processi chimico – fisici naturali, i quali dovrebbero essere i “mattoni” che servono all’organismo per rigenerarsi ed auto - alimentarsi, per auto - fertilizzarsi ed auto - svilupparsi.
La nostra lotta, la nostra battaglia non sarà quella di migliorare la vita umana o di migliorare la fisiologia umana, ma sarà quella di eliminare quanto di inquinante abbiamo prodotto noi, che produciamo noi, con la nostra ignoranza.
E questo produrrà già uno sviluppo “armonico”, sia della biologia, sia della personalità.
La personalità, come voi sapete, ubbidisce agli stessi principi e alle stesse leggi fisiche a cui ubbidiscono la fisica e la chimica; la psicologia non è al di fuori del mondo fisico in cui il nostro organismo vive, altrimenti non ci sarebbe interazione. I nostri trasduttori non fanno altro che tradurre una forma di energia per adattarla a un sistema che deve lavorare con quel tipo di energia, propria di quel sistema.
E quindi anche la psicologia fa parte di un mondo fisico – chimico che è informazione, né più e né meno come sono informazioni tutte le molecole che noi abbiamo all’interno dell’organismo, che poi devono integrarsi in un processo che è insito all’interno del sistema che lo deve regolare.
Quando diciamo che il vero medico è già all’interno dell’organismo non dobbiamo mai essere noi a sostituirci a quello, ma cercare di capirlo eliminandogli le cause che gli impediscono di lavorare e di recuperare.
E’ chiaro che il chirurgo, quando c’è qualcosa, deve intervenire, ma anche queste sono situazioni su cui noi dobbiamo sempre meditare bene per poter capire cosa accade realmente all’interno di un essere nella sua integrità psicofisica (e anche spirituale, perché no).
Se non comprendiamo bene quali sono gli stimoli che favoriscono lo sviluppo di un cervello che deve lavorare armonicamente, non produciamo gli stimoli adeguati che favoriscono il processo di uno sviluppo armonico della personalità. Solitamente, infatti, diamo stimoli che inibiscono il processo, che frenano il processo, che bloccano il processo, che non consentono quella “primavera” che vediamo, ad esempio, in un prato quando tutto fiorisce.
I nostri dendriti, le nostre cellule nervose sono così: se le stimoliamo adeguatamente, se mettiamo quel “concime” adeguato, quegli stimoli adeguati, tutto il cervello “fiorisce” armoniosamente, producendo quelle emozioni, quelle sensazioni, quella razionalità equilibrata, armonica, in sintonia con lo sviluppo fisico – chimico e biologico dell’organismo, perché tutto ubbidisce alle stesse leggi. Mentre, già al primo condizionamento, si determina una dissociazione della fisicità del sistema nella sua integrità, con informazioni che dominano i comportamenti fisiologici, costringendo ad agire sotto uno stimolo che non è più fisiologico in sé stesso.
Più volte ho fatto riferimento a Pavlov, proprio perché l’esempio del campanello è eclatante ed è qualcosa che potete usare come metro di misura per i condizionamenti, è l’esempio che mette in luce la differenza tra uno stimolo incondizionato e uno stimolo condizionato, cioè tra uno stimolo fisiologico e uno stimolo che è solo associativo a quello fisiologico; se non c’è consapevolezza che quello stimolo condizionato va ad attivare un processo fisiologico che dovrebbe, invece, essere attivato solo da uno stimolo fisiologico, si determina un condizionamento.
Ecco perché la gente si arrabbia quando dovrebbe godere e gode quando si dovrebbe arrabbiare, i condizionamenti possono produrre questo tipo di risposte nel cervello. Riflettete su questo.
Prima di giudicare, pensateci bene. Nessun essere umano vorrebbe essere ciò che non comprende di essere e che suo malgrado, per condizionamento, esprime.
E, nel momento in cui viene raggiunto dal giudizio altrui, o è in sintonia con il condizionamento che ha espresso o, se è in contrasto, si scatenano reazioni contro il giudizio stesso.
Il giudizio non piace a nessuno, finché ci si ribella al giudizio ancora si conserva una pulsione sana, dentro. E, guarda caso, quella pulsione è legata alla dignità della persona, è legata all’integrità dell’Io Genetico. Quando la persona si ribella al giudizio, esprime questa pulsione, che è il valore dell’esistenza del soggetto, dell’essere umano; il giorno che non si ribella più si entra in una fase pericolosa, oppure ha acquisito coscienza di un ambiente di un certo tipo per cui ha messo dei condizionamenti in sé stesso per non dare peso a quel valore, ha inibito un tipo di stimolo che non ritiene corrisponda a una verità o che non ritiene utile alla propria esistenza all’interno di quel sistema.
Capite quanto è importante questo discorso.
Capite che, se queste cose le fate vostre, acquisite degli strumenti che vi permetteranno di comprendere quella che è la nostra reazione automatica che ci viene spontanea, la quale ha un substrato fisiologico che parte da una pulsione genetica. Però dobbiamo capire se quello stimolo passa attraverso una informazione condizionata o incondizionata.
Ecco perché affermo “verificate l’oggettività e l’obiettività delle informazioni”, così voi potete scoprire se la risposta ad uno stimolo è la reazione giusta o è prodotta solo da un condizionamento che va ad attivare una reazione sana; ecco perché uno stimolo sbagliato può farci gioire, come ho detto prima, e uno stimolo giusto, invece, viene rifiutato perché si sono inseriti dei filtri che sono dei condizionamenti acquisiti a nostra insaputa, perché nessuno di noi accetterebbe di farsi condizionare da un campanello e salivare e sentire l’acquolina in bocca piuttosto che da un cibo prelibato; io vorrei vedere chi accetterebbe liberamente una cosa del genere.
E’ necessario comprendere che la personalità, in tutti gli esseri umani del nostro Pianeta, si sviluppa nel caos più totale, a meno che i genitori non siano dei grandi saggi ma, per quanto loro possano esserlo, ci sono sempre momenti in cui non ci sono e in quei momenti possono andare strutturandosi certi tipi di condizionamenti e quindi si può sfuggire a quel tipo di lavoro impegnativo che ognuno dovrebbe mettere in atto verso il bambino per farlo crescere armoniosamente, anche se poi, nel tempo, il bambino può verificare vari elementi, ma ci sono cose che non si verificano, perché scattano solo davanti a particolari stimoli che non accadono davanti a voi! E quelle cose possono poi manifestarsi magari a trent’anni, a vent’anni, a quindici anni.
Hanno cercato di creare dei test per misurare l’intelligenza, pur non conoscendo profondamente in che cosa consiste la personalità. Quindi viviamo un momento veramente molto particolare, perché stiamo accedendo a delle grandi verità, che sono sempre state auspicate dai grandi uomini della Storia e ora potete sentire che le stiamo scoprendo.
Chi dice che non bisogna avere certezze lo dice con una tale certezza da contraddire quello che poi afferma! E vi combatte! Ecco l’ignoranza.
Ma come possiamo demonizzare la persona che lo fa? Che ne sa lui di quello che sta dicendo? Lui difende ciò che si è strutturato dentro al suo cervello e per cambiare, a volte, ha bisogno di potenti energie che lo contrastino, perché soffre di angosce, di ansie, di problemi legati sempre a una richiesta di soddisfacimento di un desiderio, di un piacere. La sofferenza è sempre legata al desiderio di soddisfare qualcosa, una richiesta, un piacere, un qualcosa che si sente forte.
E così siamo arrivati fino ad oggi. Ma oggi dobbiamo dire “basta” a questo sistema, questo offende proprio tutti, ma senza colpevolizzare nessuno. Ecco perché spesso affermo “colpevolizziamo l’ignoranza”. L’ignoranza possiamo colpevolizzarla, tanto, non è una persona, non è un individuo, non è un valore; e l’impegno di ciascuno di noi è quello di combatterla con la verità.
Combattere l’ignoranza non deve significare combattere l’essere umano, questo scrivetevelo a caratteri cubitali perché rimane molto difficile da fare, anche se sono trent’anni che continuiamo a dirlo tutti i giorni: nel momento in cui abbiamo la reazione, proprio non c’è possibilità di rispettare l’essere umano, proprio non c’è alcuna possibilità di farlo, in quel momento non esistiamo, ma esiste la nostra reazione, che ha una base sicuramente fisiologica.
Ecco che, in quel caso, si offendono e si danneggiano proprio le persone che più amiamo, i genitori nei confronti dei figli e viceversa, la donna e l’uomo all’interno della coppia, al punto tale che proprio le persone che si amano finiscono per guardarsi come se ognuno dovesse aver ragione a tutti i costi e vincere sull’altro.
Non c’è colpa in tutto questo, sicuramente. Si tratta di personalità che si sviluppano in situazioni in cui le persone non sono coscienti di quello che accade dentro di loro, per cui determinati condizionamenti costringono la persona ad avere un certo tipo di reazione.
Quindi, che tipo di personalità è questa?
Quali attribuzioni di colpa o di consapevolezza gli possiamo dare, quando la persona viola sé stessa, la propria serenità, un proprio diritto, offendendo gli altri?
Questo può sembrare difficile da capire, ma se ci riflettiamo bene è abbastanza semplice.
Quando la persona offende l’altro difende sé stessa ovvero le proprie convinzioni, cioè compie un atto che il suo cervello non vorrebbe su di sé, per il solo fatto che lo compie ha già una struttura che ha reagito con quel tipo di condizionamento che è scattato in base ad uno stimolo che può non essere quello fisiologico, quello giusto e quello corretto.
Ecco che occorrono degli strumenti con cui misurare l’oggettività e l’obiettività delle risposte, del comportamento o anche delle percezioni. Ad esempio, nel caso delle percezioni emozionali: verifichiamo se le emozioni sono oggettive ed obiettive, perché altrimenti con le emozioni/compulsioni si può anche arrivare ad uccidere.
Ancora domina questa parte dell’uomo.
La prima risposta interna dell’uomo a cui fanno un torto o a cui tolgono qualcosa è una sola. E’ difficile che la prima risposta interna, anche nei santi (che poi sono stati fatti tali dopo) sia la risposta giusta, perché noi attiviamo prima quell’altro tipo di risposta, quella più veloce, salvo l’attimo dopo intervenire, fermarla e sostituirla con l’altra.
Imparate a non crearvi i sensi di colpa di fronte ad una vostra reazione, perché quel tipo di risposta è normale, è la risposta di difesa che abbiamo all’interno del cervello, è la risposta cosiddetta limbica, è la risposta di un’emozione di difesa del proprio sistema, da cui una sensazione di rabbia come reazione all’energia che arriva contro quello che, in qualche modo, ci ha minacciati.
La prima sensazione che noi proviamo è quella.
Ed è perfetta la via neuronale attraverso la quale noi possiamo gestirla, partendo dal sistema reticolare, al sistema limbico, fino ad arrivare ai lobi frontali.
La gestione prevede la prevenzione. Se voi ci lavorate sopra di notte e di giorno, quando non siete sottoposti a quegli stimoli, riuscirete a creare un’inibizione anche a livello reticolare, ma se ci lavorate solo dopo che lo stimolo è arrivato è difficile, anche per la velocità con cui lo stimolo arriva al sistema limbico.
Ogni stimolo impiega circa quaranta millisecondi per arrivare al sistema limbico e per arrivare alla corteccia ne impiega circa cento. La prima risposta la dà l’arco riflesso, la seconda avviene a livello limbico e la terza si verifica a livello cosciente quando attivate il processo di gestione dell’informazione.
Comprendete, quindi, che le prime risposte sono sempre consequenziali a una gerarchia neuronale, per cui solo il lavoro di auto - condizionamento a frenare le risposte crea un fattore inibitorio, usando il GABA, usando le benzodiazepine naturali, usando questi processi inibitori che producono un freno di fronte a quel tipo di stimolo.
E lo stimolo lo dobbiamo identificare bene, altrimenti non saremo in grado di strutturare una risposta inibitoria specificatamente adeguata a quello stimolo.
Ci sono infiniti aspetti che differenziano la persona da tutti gli altri esseri viventi, aspetti più grossolani ed altri più raffinati, ma dobbiamo intanto definire quali sono gli aspetti peculiari di base, per chiarirci le idee in merito.
I sistemi di difesa sono identici nelle varie specie viventi ma, ad esempio, un leone li modificherà sulle esperienze che fa, ma sempre genetici saranno, ci sarà sempre un aspetto genetico dominante e nel venti per cento potrà agire l’esperienza, mentre sull’uomo, che ha due emisferi cerebrali che possono agire in modo completamente dissociato l’uno dall’altro, può agire l’esperienza nel cento per cento e la genetica deve sottostare all’azione dell’esperienza fatta. E’ questo ciò che ci differenzia.
Il leone, per restare all’esempio citato, esprime direttamente quello che è sotto il controllo della genetica, ma nessun leone al mondo, anche se in cattività, è capace di mettersi le maschere, come abbiamo fatto noi.
Nel mondo animale le maschere sono sempre genetiche, per protezione e riguardano i sistemi di difesa. Mentre noi abbiamo creato dei sistemi di amplificazione di certi tratti della persona umana.
Quando parliamo di vita umana, parliamo di un progetto genetico in grado di autodeterminarsi. E la persona è in grado di farlo, però le condizioni ambientali devono favorire questa realizzazione.
L’animale, se si modifica l’ambiente, muore. E tale principio attiene anche all’uomo.
La Natura è sempre prioritaria nell’uomo, se tu la trascuri paghi, ne subisci le conseguenze. Parliamo sempre dell’uomo nella sua integrità.
Se tu violi la Natura, il tuo organismo si altera perché le leggi di Natura danno vita a te, e come ti allontani da quelle, subisci di tutto.
Intanto, per ora, ciò che ci distingue dal mondo animale è la capacità di produrre simboli, di dissociare la sostanza dalla realtà, la capacità di rappresentare la realtà attraverso codici astratti; gli animali non hanno la capacità di prodursi codici al di fuori del codice fisiologico che è già programmato geneticamente. I linguaggi ce li hanno, ma sono già stabiliti geneticamente.
Il nostro linguaggio non sarebbe quello di parlare con le parole, bensì quello di esprimere le nostre emozioni. Questo era la nostra espressione e comunicazione. Ogni espressione del viso, ogni suono era un segnale, era un’espressione di gioia, di sofferenza, di piacere, di aggressività, di sessualità. Noi esprimevamo quel tipo di linguaggio che è quello del mondo naturale.
Chi capisce perfettamente gli animali è tale perché quel linguaggio ce l’ha dentro, non si è fatto dissociare dai simboli al punto tale da non vivere più con il suo emisfero destro.
E’ tale emisfero in grado di riconoscere il linguaggio animale, che non è strutturato secondo codici prodotti da noi. Il linguaggio nostro era quello, quello degli animali, previsto geneticamente.
La nostra capacità di produrre simboli non è scritta geneticamente, è un processo evolutivo che si è sviluppato, ma che anche la nostra genetica ci consente grazie alla struttura cerebrale dei due emisferi, altrimenti questo non sarebbe stato possibile.
Proprio per questo, l’uomo può utilizzare un emisfero per crearsi dei codici di comunicazione e conservare, sempre e comunque, però, la sua capacità di riconoscere la realtà oggettiva nell’altro emisfero, altrimenti non si sarebbe mai distaccato dal mondo animale e non si sarebbe mai neanche "evoluto".
E’ proprio questa capacità di utilizzare gli emisferi cerebrali in modo specialistico, specializzato, ognuno con le proprie peculiarità, da un lato, e di conservare e potenziare dall’altro la propria capacità evolutiva che ha impedito la fine dell’uomo sul Pianeta e che segna una linea di demarcazione tra il mondo umano e quello naturale.
E, in questo senso, avere la capacità di adattarsi alla Natura e riconoscere il linguaggio della Natura sarebbe stata la fine dell’uomo, al pari di quella che stiamo percorrendo man mano che ci allontaniamo dalle leggi di Natura.
L’uomo sta percorrendo la sua autodistruzione, se non avviene quello che deve avvenire, ovvero che si apra alla conoscenza delle leggi di Natura e ne sviluppi consapevolezza e coscienza.
Questo distacco tra l’uomo e la Natura è iniziato proprio nel momento stesso in cui sono stati creati dei codici linguistici, dei codici di comunicazione astratti. Noi possiamo insegnare al pappagallo a ripetere le parole, i delfini non hanno le parole, hanno dei suoni che sono le emozioni che provano, ma sono “codici” già previsti dal loro sistema genetico, dalla loro evoluzione fisiologica, non hanno sviluppato la capacità di capire che questo significa “accendino”, che quest’altra cosa significa “fuoco” che, a sua volta, significa “reazione chimico – fisica che dà vita alla produzione di CO2, di acqua …” , queste cose il delfino non le può fare.
La loro è l’espressione emozionale dell’energia, è musica. La musica non l’abbiamo creata noi. La musica fa parte dell’Universo della Natura. Noi siamo musica.
Il concerto non l’ha fatto Beethoven, è stata la genetica di Beethoven che l’ha prodotto. Perché se già lo avesse pensato, già non lo avrebbe fatto o non sarebbe stato così bello.
Questo è capire come lavora la nostra genetica a cui spesso non diamo molta importanza. La genetica ha una tale intelligenza … e noi pensiamo soltanto di violentarla, di modificarla, di bloccarla, di limitarla, per produrre organismi geneticamente modificati: questa è follia umana.
E’ impressionante vedere come l’uomo e l’animale si esprimono nello stesso identico modo, solo che l’uomo si è costruito una cultura e un’organizzazione per fare le stesse cose e legittimarsi a farle!
Per ora, l’uomo è indietro rispetto al mondo animale, perché fino ad ora ha fatto peggio, non ha fatto meglio di quello che la sua genetica aveva previsto. Perché, anche se si è organizzato la vita, anche se protegge i più deboli, è solo ipocrisia; non deve proteggere niente. Perché quando l’uomo cosiddetto “civile” vede una persona che si comporta male ha subito la reazione, che è genetica. E questo fa parte del mondo animale.
Negli animali questo è forte. C’è subito la difesa di qualsiasi altra forma di vita. A meno che specie diverse non vivano insieme da cuccioli: se il cane e il gatto crescono insieme da quando sono cuccioli godranno insieme, perché crescono e si sviluppano insieme, si amano e si riconoscono; di contro, un gatto messo improvvisamente a contatto con un cane, nel suo spazio, viene subito attaccato dal cane, a meno che quel cane non abbia subìto delle modificazioni condizionanti.
Tutti gli esseri umani della Terra hanno tutto dentro (amore, rancore, gioia, eccetera) e ciò che esprimono dipende da cosa uno stimolo evoca.
Se viene evocata la parte vibrazionale che dà gioia e amore, viene fuori quella e chi è consapevole di evocare quella parte sarà capace anche di insegnare alla persona ad evocarla autonomamente. Ma chi non ne è consapevole, in quel momento vede quella parte e magari il giorno dopo, in assenza di stimoli adeguati, potrebbe vedere esattamente l’opposto negli occhi della stessa persona con cui ha avuto quel momento precedente, perché magari, incidentalmente, può dire qualcosa che evoca altre memorie e, quindi, altri comportamenti.
Questo accade nella coppia, per esempio: si parte con l’attrazione fisica e si sviluppa la convinzione in tutti e due, (vivendo quella luna di miele iniziale), che si sia in perfetta armonia. E magari, in mese dopo, ci si ritrova in situazioni conflittuali, perché non c’è la capacità di gestirsi o di richiamare nell’altro quelle parti positive della persona.
Le parti positive ci sono anche nel gattino, nel cane, così come in loro ci sono anche altre parti che si esprimono, ad esempio, nel caso di un cane feroce. E questo riguarda pure l’uomo.
L’uomo ancora deve nascere in coscienza, l’uomo lo vedi meraviglioso come vedi il gattino, il cane, il bambino, ma se stimoliamo in loro quelle parti; se stimoliamo quelle, abbiamo la risposta comportamentale adeguata a quelle; se provochiamo delle reazioni vediamo l’attimo dopo tutte le difese e l‘aggressività di chi si sta difendendo.
Ma chi è consapevole di produrre a priori questo, di fatto?
Non credo che qualcuno faccia questo a priori, perché lo vuole fare.
Ecco perché dico “cos’è la persona”.
Chi esercita potere costringe a pagare e a subire punizioni perché ci si adatti al potere; quindi la persona chi la stabilisce, il potere?
Quella che diciamo noi, no.
Questo tipo di persona è quella che ha prodotto la società: la gente bastonata, presa a schiaffi, costretta a perseguire obiettivi che alla nascita non aveva affatto e a cui è stata costretta ad adeguarsi per tutte le condizioni sofferte che ha subìto. Chi non si è adeguato al potere esercitato dalla propria famiglia e dalla propria società soffre di disturbi di personalità.
“Personalità antisociale”. Definitemi la personalità antisociale. Chi non si conforma alle regole del potere, all’autorità dei genitori, all’autorità delle religioni, all’autorità dello Stato, all’autorità del maestro, del professore, all’autorità, chi non si conforma a tutto questo è antisociale.
Chi persegue già una misurazione oggettiva della realtà e reagisce, perché non ha sviluppato la capacità di inibire la reazione, è antisociale.
Il bambino cresce ma è la verità che lo farà crescere, che lo farà star bene, che lo farà essere sereno.
Se viene “soppresso” con le cose che deve ripetere, non scoprirà più nulla della vita, dei valori della vita. Ed è quello che accade regolarmente.
Le personalità addestrate sono quelle che hanno sviluppato dei programmi e poi vivono in funzione di essi; sono stati, dicono, educati, ma questa è istruzione, non è educazione.
L’uomo dovrebbe essere sempre consapevole di ciò che acquisisce in memoria e in coscienza, in termini di informazioni o di istruzioni.
“Consapevole di ciò che acquisisce anche in memoria” significa che le memorie in archivio all’interno dell’emisfero sinistro sono mezzi, strumenti, codici o strategie che l’Io deve poter utilizzare quando e come decide e non farsi utilizzare da quelle memorie perché rispondono automaticamente sostituendosi all’Io.
Deve essere l’Io a decidere cosa deve dire o non dire agli altri; però, per decidere, l’Io deve prima pensare, essere consapevole che può fare una data cosa o che deve fare una data cosa.
Le emozioni le sentiamo prima rispetto all’idea, al pensiero e, a volte, le emozioni sono talmente forti che dominano il cervello e il comportamento, perché arrivano prima nelle aree limbiche; e più sono potenti, più dominano.
Non c’è cosa più terribile della gente che sente le emozioni forti, perché poi sposano anche delle teorie e delle idee costruite su quelle emozioni e vedete che le difendono con tutti i mezzi che hanno. Ed è difficile comunicare con queste persone perché più sentono forte l’emozione e affermano qualcosa e più è difficile entrare in relazione con loro, più è difficile il dialogo.
Esistono, quindi, due limiti diametralmente opposti: da un lato, la persona dissociata dalle emozioni, poiché alla razionalità con cui vive le varie situazioni non corrisponde una adeguata emozionalità e, dall’altro, la persona che vive in maniera troppo forte le proprie emozioni, senza imparare a gestirle attraverso codici di comunicazione di oggettività e di obiettività, che a volte è disposta a tutto pur di seguire la forza di quelle emozioni.
Un’emozione forte così vissuta crea dittature, si sviluppa una tale certezza, una tale sicurezza di sé tali da portare a convincere tutti; ci vuole molta attenzione, perché ognuno deve prima convincersi ragionando, discutendo, cercando l’universalità del proprio sentire, un valore positivo per sé, verificando poi tutto questo con gli altri, ricercando la positività attraverso il confronto con gli altri.
Questo processo è espressione di un essere umano con una personalità cosciente: è imprescindibile usare questa parola quando si parla di “persona” o di “personalità”.
Una personalità cosciente avrà un Io capace di utilizzare tutto il suo bagaglio conoscitivo ed emozionale, tutta la cultura conosciuta, la propria e quella degli altri.
Una personalità cosciente ha un Io Cosciente che sa trovare, nelle varie culture, valori utili a tutti, universali.
Tale coscienza non attiene il più delle volte, per ora, al modo con cui si sviluppa la personalità, perché manca quasi sempre una metodologia educativa adeguata.
Sono le regole, le consuetudini, le abitudini, le norme e i poteri che determinano la personalità; essa non viene posta a disposizione di un Io Cosciente capace di gestire le proprie risposte e di integrare le proprie esperienze dopo averne valutato il valore positivo, evolutivo, capace di valutare le varie situazioni e di agire secondo valori universali.
Tutto questo non c’è ancora.
Quello che stiamo dicendo ha basi scientifiche dimostrabili, si dimostra da sé, diventa ovvio, perché ognuno può cominciare a lavorarci sopra e verificarne il valore.
Deve venir fuori una società che abbia questi valori universali di riferimento, visto che stiamo spingendo ormai da tempo in tale direzione e visto anche che le istituzioni cominciano a capire l’importanza di avere un metro comune di misura del comportamento umano, dobbiamo spingere perché il “parto” è in atto.
La persona umana in questo momento è un cumulo di pulsioni distorte che sono controllate e gestite dai condizionamenti sociali e dalle punizioni che derivano dai comportamenti sbagliati, che costituiscono il prezzo che si paga per gli errori che si commettono. Quindi, se la gente rispetta certe regole non lo fa per amore, per altruismo o per altre cose del genere, si abitua a fare in un certo modo per evitare guai e problemi.
Ma voi tutti sapete che ognuno vive in un determinato modo nell’anonimato, quando nessuno lo vede, e vive poi pubblicamente nel modo opposto perché queste regole sono fortemente coercitive e vengono strumentalizzate e usate da chi vuol combattere gli altri per ottenere benefici.
Quindi, non c’è la ricerca di verità.
E finché questo non si realizza, dovete stare molto attenti, ovunque vi trovate, perché la gente che avete intorno dipenderà totalmente da voi, quindi stimolateli nella loro parte migliore, in quell’area del cervello dove c’è la loro dignità, richiamate e stimolate il valore della loro esistenza e vedrete venir fuori la parte migliore di loro.
L’attrazione fisica tra un uomo e una donna cosa tira fuori in quel momento? Lì per lì, tira fuori il meglio delle persone, basta guardate le espressioni dei volti. E invece dobbiamo fare così con chiunque.
Dobbiamo sapere che in ogni persona c’è tutto, se si arrabbiano con noi, siamo stati noi che li abbiamo provocati dandogli stimoli sbagliati.
Se vogliamo che si dispongano positivamente, se vogliamo vederli sereni, mandiamogli stimoli positivi che valorizzano la persona. E sappiate che non dobbiamo fare fatica, perché c’è un’immensità in ogni persona.
Capiamo bene che tale lavoro non comporta nessuna fatica. Anche se la persona si comporta male, vediamo di mandarle stimoli che tirino fuori quell’altro tipo di “dominio”, valori positivi per sé e sarà la persona stessa, poi, a bloccare quelle azioni che noi vediamo negative.
Non cerchiamo di essere noi a bloccare quell’azione negativa diretta, altrimenti le persone rivolgeranno le loro armi contro di noi, è ovvio; e lì risultiamo essere peggio degli altri.
Se cerchiamo di convincerli, di stimolare la loro parte migliore, facendo vedere allo stesso tempo che anche noi abbiamo quei mezzi che loro usano in negativo e li volgiamo in positivo, gli altri possono in qualche modo capirci e favorire in loro stessi un cambiamento evolutivo.
Tutto questo è difficile da attuare, in quanto si richiede una grande consapevolezza di sé, per poter poi vedere negli altri i risultati di ciò che voi stimolate.
Bisogna prima superare la fase “egoistica”, che nessuno vuole, che nessuno si cerca, perché la fase “egoistica” è determinata da quella insoddisfazione di fondo che ci si porta dietro “dalla nascita” e che tenta sempre di soddisfare l’esigenza di essere, di esistere, di affermarsi inutilmente perché ancora non è stata soddisfatta la richiesta interna ad esistere e a sentirsi gratificati per il fatto di esistere.
E finché ci si ritrova, anche a novanta anni, a non aver soddisfatto tale richiesta interna, ci si ritrova necessariamente ad essere “egoisti” ed immaturi, perché non si sono realizzati quei valori che dovrebbero creare un’autogratificazione, un’autofertilizzazione, l’autoaffermazione, perché una volta che la persona ha raggiunto questa consapevolezza non ha più problemi.
La persona che ha raggiunto certi valori non crea più problemi, ma favorisce semmai la soluzione dei problemi degli altri, perché le sue risposte saranno sempre fisiologiche allo stimolo in arrivo e mai condizionate dalle proprie memorie, in quanto frutto di una rilevazione oggettiva ed obiettiva dell’informazione.
L’emozione da cui muove una risposta deve essere legata allo stimolo in arrivo, mai da esso dissociata. Questo significa gestire le informazioni e progettare risposte adeguate. Anche di fronte ad un’aggressione verbale, la prima emozione fisiologica che ne scaturisce è legata alla negazione della propria personalità.
Ma chi sa gestire le informazioni sa che la ribellione rinforzerebbe l’azione negativa nell’altro che l’ha prodotta e indurrebbe l’altro ad aggredire ulteriormente e questo non porta risultati evolutivi in entrambe.
Mentre, pensate solo per un attimo a cosa può provocare un sorriso. Quella risposta sarebbe già più che sufficiente per far cambiare atteggiamento.
Con quel sorriso fai evolvere, perché intanto spengi dentro l’altro quell’emozione che ha spinto a dire quella cosa e induci l’altro a riflettere sul proprio comportamento. Non avendo avuto la reazione da parte tua, l’altro non può giustificare la propria azione e quindi è portato a ripensarci sopra e a capire che ha sbagliato.
Impariamo a ragionare in proprio. Cerchiamo le motivazioni reali, quelle giuste, quelle sostanziali; parliamo di valori; e quando vengono fuori parole strane, offensive, richiamiamo i valori, perché se impariamo a fare questo veramente avremo iniziato a costruire in noi persone coscienti, acquisendo coscienza dell’imprescindibilità di avere dei valori con cui misurare ciò che arriva e le azioni che si compiono.
Solo la persona che fa questo comincerà ad essere una vera persona, una persona cosciente.
Per ora, quello che vedete in giro sono per lo più persone frammentate da infinite memorizzazioni e condizionamenti e ciò che domina nel cervello diventa padrone del cervello stesso e di quelle persone; l’istante dopo c’è un altro condizionamento che viene evocato e dominerà quell’altro … e poi quell’altro. E questa, come voi sapete, è una specie di “schizofrenia”, è uno squilibrio, è una dissociazione continua da quello che è il nucleo centrale che dovrebbe essere sempre presente nella coscienza dell’essere umano: l’Io Cosciente.
La persona guidata dall'Io Cosciente dà inizio ad una riorganizzazione ed integrazione dei valori che possono portare alla serenità e al benessere e alla vera nascita della persona cosciente e consapevole del proprio essere e del proprio divenire.