Scopo principale di queste lezioni è quello di trattare di volta in volta argomenti tematici in modo tale che venga fuori per tutti voi la possibilità di integrare nel vostro cervello tutte quelle informazioni che, altrimenti, potrebbero rimanere separate. Gli argomenti che affronteremo saranno particolarmente interessati ed importanti, per cui vi consiglio di seguire molto attentamente e di fare, dei concetti che verranno affrontati, le dovute associazioni a livello neuropsicofisiologico, considerando che la finalità è quella di avere la massima chiarezza dell’essere umano e del suo cervello, da un punto di vita biologico, fisiologico, neurologico, psicologico.
Oggi affrontiamo l’argomento dell’embriogenesi dell’Io Cosciente che, come potete capire, è un argomento difficilissimo, nuovo. Le lezioni che alcuni di voi avranno modo di seguire in questi giorni favoriranno la comprensione di quello che oggi andiamo a spiegare, vi faranno vedere come il feto comincia a percepire, vedrete i primi di giorni di vita di un bambino e come attraverso gli organi di senso svilupperà le varie funzioni, i vari comportamenti, quindi avrete modo di vedere i vari aspetti e le varie tappe attraverso cui si sviluppa la coscienza.
Voi tutti sapete che la parola “coscienza” è un termine molto vago, perché le sono stati attribuiti infiniti significati e, di fatto, ha diversi significati, perché la parola “coscienza” può essere vista sia da un punto di vista oggettivo, come noi abbiamo cercato di spiegare, ossia avere davanti l’oggetto e ricostruirlo nella corteccia cerebrale, nelle aree primarie, e anche per quell’attimo io posso avere coscienza dell’esistenza dell’oggetto; e questo può essere un primo livello di coscienza, si potrebbe chiamare solo “percezione”, si potrebbe chiamare soltanto “monitoraggio dell’oggetto”, però sappiamo che man mano che sviluppiamo la percezione, la memorizzazione, poi modifichiamo il nostro modo di osservare, di guardare e di rispondere all’ambiente. Per questo, chiarirci bene come si sviluppano la coscienza e la presa di coscienza è estremamente importante.
L’obiettivo principale che abbiamo è di definire la coscienza come processo attraverso il quale le varie forme di percezione dei vari stimoli, dei vari segnali, dei vari messaggi danno vita all’Io Cosciente; perché l’Io Cosciente dovrebbe essere sempre la risultante di tutti i tipi di percezione sensoriali che raggiungono il cervello, la corteccia; soltanto che l’Io Cosciente dovrebbe essere sempre al vertice di tutte queste conoscenze e dovrebbe gestire poi tutte le informazioni in arrivo all’interno del cervello, tutta la memoria acquisita, un Io che diventa capace di gestire tutto il patrimonio individuale soggettivo all’interno del suo grande “magazzino” in cui accumula tutto. E’ come avere enormi ricchezze e poi imparare a gestirle, ad usarle, a investirle. Questo dovrebbe essere l’Io Cosciente.
L’Io Cosciente è tale solo quando diventa padrone del suo patrimonio mnemonico, esperienziale, altrimenti l’Io sarà cosciente solo parzialmente e soltanto di quello che domina la persona, ossia l’interesse della persona; il resto lo percepisce di volta in volta, man mano che gli interessi della persona vengono stimolati o vengono a svilupparsi all’interno del cervello stesso.
Viviamo nel caos, purtroppo, e l’ambiente ci condiziona enormemente perché nasciamo in determinati ambienti a cui dobbiamo adattarci, altrimenti non potremmo interagire o comunicare con l’ambiente stesso.
E’ l’ambiente che ci fornisce i codici con cui comunicare, gli strumenti di comunicazione, i valori di riferimento; sono tutti elementi, questi, che l’ambiente ci offre e che noi apprendiamo quasi automaticamente, tutto questo il cervello quasi lo apprende suo malgrado.
E allora, dobbiamo chiederci quando è possibile, per un cervello che riceve tutti questi stimoli, che risponde all’ambiente, che si comporta in tanti modi diversi, e tenendo conto anche delle sue pulsioni genetiche, di quell’Io Genetico che pilota e guida il comportamento del bambino, quando questo Io Genetico può lasciare il posto a un Io Cosciente, che gestisce e può guidare anche la propria genetica; e per “genetica” intendiamo anche i processi fisiologici che sottostanno all’integrità fisica della persona, perché quest’ultima è regolata da quei processi omeostatici tra il flusso di informazioni esterne e interne che arrivano al cervello.
Il cervello risponde agli stimoli che arrivano da tutto il soma in modo adeguato per mantenere questo equilibrio, per mantenere integro il sistema e, in più, pulsa e spinge il bambino, la persona, l’essere al soddisfacimento di bisogni che sono fondamentali alla vita che scorre all’interno di ogni individuo.
E allora, a questo punto, dobbiamo capire bene come dovrebbe lavorare l’Io Cosciente per gestire e guidare sé stesso nell’arco della sua esistenza.
Dobbiamo chiederci “sono giusti, sono corretti i codici, gli strumenti che tutte le famiglie, italiane e di tutto il mondo, danno al cervello affinché si sviluppi un Io Cosciente Universale, cioè un Io Cosciente che, in qualsiasi parte del mondo va, sarà in grado di gestire sé stesso nel suo rapporto con l’ambiente?”
Sappiamo che non è così.
E non è facile creare un mondo che si chiarisca bene tutto questo e che poi dia degli strumenti, dei codici universali di comunicazione.
Sapete che l’evoluzione ha portato l’uomo a scoprire tante cose, attimo per attimo, anno per anno, secolo per secolo.
Però, ancora oggi, siamo nel caos più totale.
Poi, avendo capito infinite cose, avendo potenziato gli organi sensoriali, avendo potenziato sé stesso, cioè le sua forza fisica, avendo creato veramente strumenti potentissimi, l’essere umano ancora non ha capito quali dovrebbero essere quei codici universali che l’Io Genetico dovrebbe usare o che potrebbe utilizzare per poter comunicare con tutti gli uomini della Terra o con tutti gli ambienti della Terra.
Voi sapete che tutto è energia, l’abbiamo detto tante volte, e l’energia ha delle variabili infinite. Qualsiasi ambiente ha energie diverse, per valori, intensità o range di lavoro in ogni zona; e, anche nella stessa zona dove noi abitiamo e viviamo, ci sono delle variabili continue nell’arco delle ventiquattro ore; queste variabili rientrano in un campo in cui il nostro organismo riesce ad adattarsi, quando riesce a farlo, come la pressione o la temperatura. Già questi due valori scatenano delle modificazioni continue all’interno del nostro organismo, ma il nostro organismo a nulla servirebbe se noi non nascessimo all’interno di esso.
Dobbiamo prendere coscienza, e questo è un punto fondamentale, che il corpo e il cervello sono mezzi importanti per vivere in questa dimensione, una dimensione in cui serve il corpo perché è un mezzo “materiale” per interagire con un mondo “materiale” in tutte le direzioni; se fossimo solo gas non potremmo prendere un sasso e sollevarlo, non potremmo usare i piedi e camminare, non potremmo sviluppare questo tipo di coscienza o far sviluppare questo tipo di coscienza, magari, all’energia che proviene dai sassi, dalla terra o da altre forme che compongono questo nostro Pianeta.
Per cui, dovevamo necessariamente essere figli di questo sistema energetico e, grazie al fatto di esserlo, ne consentiamo l’evoluzione energetica, realizzando in noi un’organizzazione e delle funzioni che permettono a questa stessa energia di creare una forma di coscienza capace di gestire anche l’ambiente, cioè di far evolvere l’ambiente.
Noi possiamo trasformare l’ambiente.
Quindi, ha un senso l’esistenza dell’uomo in questa dimensione, soltanto che noi, (ecco quanto di meraviglioso accade soprattutto in noi), possiamo acquisire un Io che può trasformare il tutto più velocemente o meno velocemente o può creare mille situazioni o condizioni diversamente da quanto il nostro programma genetico ha stabilito per noi.
Possiamo dominare, controllare e gestire un programma genetico che tutto il mondo animale e vegetale, invece, è costretto a seguire e al quale è costretto ad ubbidire.
Il comportamento di un animale, per esempio nella procreazione, deve avvenire in un certo modo, non si può fare il parto cesareo, non si può fare la fecondazione in vitro, non si può sviluppare nessun altro tipo di fecondazione, in quanto l’animale deve seguire quel programma, che muoiano pure la madre e i cuccioli se questa madre non sarà o non è in condizione di dare, come previsto geneticamente, quei valori ai cuccioli per poter vivere in quell’ambiente. Quindi, se la madre fa cinque cuccioli e tre sono di troppo perché il cibo che ha in quell’ambiente non è sufficiente ad alimentarli tutti e cinque, la madre geneticamente abbandona quei tre e li lascia morire e ne porta avanti due; ma tutto questo è legato a una genetica che ha una logica dell’economia, una logica che deve far sopravvivere sempre il possibile, non dico il più forte, il possibile. Chiaramente quelli che abbandona sono quelli che non ce la fanno a seguire certi ritmi. Queste sono cose che io stesso ho osservato, quindi le ho potute vedere e constatare; ho provato anche a modificare il loro mondo genetico, perché ho preso questi cuccioli, ho cominciato ad avvicinarli quando la madre li aveva messi da parte, abbiamo alimentato di più la madre, abbiamo dato anche del latte supplementare ai cuccioli e piano piano la madre li ha riaccettati, aiutavamo noi questo cucciolo ad arrivare insieme al più prepotente, al più furbo sulla mammella, spostavamo lui un attimo e lo sostituivamo con quell’altro e abbiamo modificato un po’ quel mondo, abbiamo un po’ migliorato la genetica, in quel caso, che era esatta, soltanto che il cane non poteva modificarla perché il suo ragionamento, in quel caso, doveva svilupparlo secondo il programma e la logica genetica. La logica genetica è perfetta, è “disumana” solo in quanto animale, è già previsto che se deve svilupparsi un cucciolo deve avere almeno una base di partenza per poter avere prospettive sane.
Anche noi moriremmo se non fossimo nutriti adeguatamente fin da bambini, se non avessimo tutto quello che ci occorre per affrontare la vita in un certo modo. Infatti, nel caso di bambini o madri in ospedale, facciamo cose che vanno oltre quello che la genetica stessa avrebbe previsto in quella circostanza.
Come vedete, questa è la logica di una genetica che noi possiamo in qualche modo modificare e stiamo cercando e abbiamo cercato di modificare, tutto questo tentando di ottenere risultati laddove la logica della genetica diceva “no”. Noi abbiamo detto si, abbiamo creato, parallelamente a livello psicologico, la democrazia: la democrazia è la difesa dei più deboli, la difesa di coloro che non avrebbero la forza o la capacità di vivere in una dimensione materiale e fisica come quella in cui noi viviamo. Quindi abbiamo creato delle condizioni per proteggere, tutelare e consentire la vita in varie situazioni.
A mio parere, tutto questo era già previsto: nel momento in cui ci appropriamo di una coscienza e di una capacità che possono migliorare qualcosa, è giusto che questo si esprima.
Ecco l’Io Cosciente, ecco l’embriogenesi della coscienza: è necessario comprendere bene sia la Logica della Natura, sia la Logica di quello che può essere un incremento qualitativo della vita sul Pianeta, che non deve negare la Natura ma, se mai, offrire alla Natura stessa, nostra e dell’ambiente, la possibilità di svilupparsi ancora meglio attraverso la nostra azione, perché la legge che regola la genetica è già perfetta in sé, ma “non riguarda” quello che noi possiamo aggiungere e realizzare. E’ come dire “su quello ci possiamo lavorare noi stessi e possiamo creare un qualcosa che potenzia e arricchisce la genetica stessa a fare meglio”, è come dire “fate meglio voi quello che la genetica stessa può fare”.
Quindi una Logica che può veramente arrivare a comprendere la Logica della Natura, della stessa propria Natura fisica, per crearsi una Natura che può integrare la prima e andare oltre: questo è quello che noi stiamo facendo, anche se non lo sappiamo.
Da tutto questo si può capire che il discorso del più debole non è, in realtà, del più debole, ma di chi nasce in un sistema che è fortemente squilibrato, dove la stessa genetica non esprime più la sua fisiologia, la sua Natura, perché la nostra sperimentazione, che deve essere utile a farci prendere coscienza, di fatto è caotica e tale caos produce squilibrio nei sistemi fisiologici ma, allo stesso tempo, crea in noi grandi sofferenze, grandi disagi, grandi problemi, i quali sono elementi funzionali alla presa di coscienza.
L’uomo che non prende coscienza, in effetti, che cosa vive? Che cos’è? Che cos’è una persona che si sveglia la mattina e non è in grado di avere un programma, un progetto di vita nel sapere che quel giorno sta vivendo la sua vita, nel sapere che cosa ha capito dalla vita e che cosa vuole capire, nel sapere che cosa ha fatto e cosa vuole fare, nel non sapere che in questa dimensione, in questo modo, la sua vita ha un limite preciso oltre il quale non può andare e nel quale dovrebbe esprimere dei progetti relativi alle sue possibilità di realizzare in sé un qualcosa di cui è soddisfatto …
La vita in questo senso non ha proprio nessuna funzione, e l’essere umano, così disorientato, non ha alcuna funzione se non come specie umana e come caos umano, dove tutti pilotano tutti ma nessuno guida realmente sé stesso. Ognuno è pilota degli altri e, a sua volta, ognuno è pilotato dagli altri, ma nessuno guida e pilota realmente sé stesso. E quindi occorre una coscienza con cui l’essere sia capace di pilotare sé stesso.
Riflettete profondamente su questo perché stiamo parlando di cose estremamente importanti, dove i più grande filosofi, da quando è nato il mondo, si sono dibattuti per cercare di capire questi arcani. E oggi questi arcani, come vedete, grazie a quello che tutti hanno dato come contributo, vengono risolti; siamo oggi in grado, integrando, di cominciare a vedere cosa significa essere sé stessi.
La parola “sé stesso” non sa di nulla se questo sé stesso non è colui che guida sé stesso, ossia tutte le sue funzioni e le sue potenzialità e non realizza queste potenzialità nel tempo e nello spazio che egli ha a disposizione.
Per ora, siamo solo schiavi di un sistema che ci costringe a fare una miriade di cose di cui non siamo quasi mai soddisfatti. E questa insoddisfazione è la prova, è la verifica che ciò che facciamo non è quello che vorremmo; però non diciamo esattamente che cosa vorremmo e non verifichiamo se quello che vogliamo è o non è un valore universale, un valore giusto per noi e, allo stesso tempo, per gli altri.
Finché non ci poniamo questo tipo di interrogativo e non cominciamo a funzionare in questo modo, non nasciamo in coscienza.
Un reale Io Cosciente nasce da questi principi, da questo modo di porsi le domande, gli interrogativi e dal cominciare a rispondere.
Allora si che possiamo dire “essere sé stessi significa iniziare a gestire innanzitutto sé stessi, a gestire il proprio patrimonio, la propria ricchezza, le proprie potenzialità”. Però, per poterle gestire, devo conoscerle, mentre voi sapete che ciò che pilota tutto questo è l’empirismo, è il caso, è il caos, da cui noi tentiamo in qualche modo di razionalizzare ciò che accade, di meditare ciò che ci ha prodotto sofferenza e di riprodurre ciò che ci ha prodotto piacere e gioia. Non cerchiamo l’armonia con i nostri progetti, in quanto, non guidando noi stessi, non siamo signori e padroni delle nostre azioni, per cui la creazione di progetti che armonizzano non si realizza, in quanto non abbiamo la chiarezza di come si fa, di cosa sono tali progetti e a cosa servono.
Un Io Cosciente deve sviluppare questo tipo di base, una base, una base con cui l’Io sa perfettamente che cosa vuole, cosa è giusto volere e che cosa si può veramente porre come grandi progetti da realizzare in quell’arco di tempo che ha a disposizione.
Una coscienza di questo tipo ci rende uomini, ci rende noi stessi. E lo diventeremo, quando avremo sviluppato questo tipo di coscienza, allora niente e nessuno ci potrà obbligare a qualcosa, ma saremo noi che accetteremo anche le cose più assurde, se quelle sono utili alla evoluzione nostra e del sistema in cui viviamo.
Io non posso dire “non voglio pagare le tasse, non le pago” perché questo mi impedirebbe di vivere e di esistere in questa dimensione. Se io sono nato in quest’ambiente e quest’ambiente mi obbliga a pagare le tasse, altrimenti non sono libero perché mi bloccheranno, mi limiteranno nella mia possibilità di movimento, io per vivere in quest’ambiente e per avere “la mia libertà” devo essere “in pace con tutti”; in pace con tutti significa aderire al sistema che il sistema stesso si è dato. Non posso non aderire al sistema in cui vivo; aderisco al sistema e poi, attraverso i mezzi che il sistema mette a disposizione di tutti, posso dire come si può migliorare e come si può fare meglio, potrò agire attraverso questi mezzi e, attraverso quelli, sono libero. Poi, posso pensare tutto quello che voglio, realizzare tutto quello che voglio, ma solo e soltanto nel rispetto delle leggi che regolano anche le mia esistenza in quell’ambiente, in quella dimensione. Questo finché non ci saranno queste leggi universali, queste possibilità universali che mettano poi la persona in condizione di autogestirsi.
E’ chiaro che se arriviamo a questo tipo di concezione, a questo tipo di coscienza, potremo certamente andare in qualsiasi parte del mondo, studiare la loro costituzione, le loro leggi, cioè quali sono le loro regole per essere liberi su quel territorio e, attraverso quelle, applicare quei principi anche spirituali che sentiamo forti dentro di noi, se li sentiamo, e quindi, attraverso i mezzi che la società offre, intervenire e vivere in quella dimensione da uomini liberi, continuando ad esprimere le proprie potenzialità.
Tutto l’arco ontogenetico biologico è la nostra ricchezza materiale, è un tempo che possiamo gestire, utilizzare per cercare di realizzare i nostri progetti quotidiani, però sempre partendo dai codici di comunicazione, dalle regole che ci sono in quell’ambiente, dalle leggi che regolano la possibilità di esistere in quell’ambiente.
Acquisire i codici ed utilizzarli, conoscere le leggi e rispettarle è alla base di una coscienza che può gestire sé stessa; perché agire senza tenerne conto significa sbagliare, mettersi contro ciò che il sistema stabilisce, significa vivere la propria libertà ma creando una guerra che, inevitabilmente, si riversa anche contro sé stessi.
Quanto vi dico sta alla base di tutto ciò che vi è stato detto o che vi diranno, sia da un punto di vista genetico che biologico, sia psicologico che spirituale.
Se l’Io non diventa padrone di una coscienza di questo tipo è sempre fuori strada.
La legge è il fondamento che regola lo spirito, la mente e il corpo.
L’uomo fa le leggi in base al suo relativismo di coscienza, ovvero in base a quello che ha capito.
I singoli individui operano, lavorano ma devono tener conto che fanno parte di un sistema; anche se arriva Dio sul Pianeta Terra e arriva in Italia vestito da uomo e non rispetta le leggi italiane, lui non può fare Dio, deve adeguarsi e conformarsi a quelle che sono le leggi e le regole che questo Paese si è dato. Questo significa che ogni essere che ha coscienza di sé deve essere in grado di capire che non può violare ciò che è comune a tutti, ciò che è riconosciuto dagli altri. E questo significa ancora che l’evoluzione vuole che tutti possano acquisire ciò che è stato raggiunto da pochi. Quindi è una giustizia del sistema, dell’evoluzione, del progetto.
Le leggi umane sono dettate soltanto dall’esigenza di risolvere i conflitti sociali. Si scatenano dei conflitti all’interno dei sistemi sociali, i quali mettono in evidenza alcune problematiche. In Parlamento si discutono e si dibattono questi problemi e nasce l’esigenza di dare soluzioni, poiché il Parlamento deve rispondere. Per cui, se prima non c’era una legge che regolava un determinato problema, il Parlamento in base alla sua evoluzione, alla capacità di valutare il problema, alle leggi precedenti, stabilisce che tipo di risposta occorre dare a quel problema. La risposta che viene data al problema diventa una legge.
Come vedete, prima c’è il problema, prima si muove sulla massa, diventa un problema collettivo, ossia almeno del cinquantuno per cento del Paese, e solo quando diventa un problema di Stato, un problema della maggioranza della popolazione, viene sottoposto a una ricerca o richiesta di legge, ossia di soluzione da parte dello Stato.
E’ come dire che arriva un batterio dentro l’organismo, e non per questo si muove il sistema immunitario in toto, però quando l’invasione di questi batteri si allarga molto e va su tutto l’organismo, si assiste a una reazione totale di tutto il sistema immunitario che fa scattare le difese.
Stiamo prendendo coscienza di questo ordine, di questa intelligenza, di questo dinamismo che esiste già nella Natura per poi riproporlo a livello politico, sociale. E’ un lavoro continuo. E per ora è stato casuale. Ma stiamo parlando di un discorso immenso, importantissimo: stiamo dicendo quando e come un uomo potrà chiamarsi a pieno titolo “uomo”.
Se io dico “sono un uomo”, “sono cosciente” significa che sono me stesso, che voi non mi influenzerete mai senza il mio permesso, che voi non modificherete la mia vita senza il mio permesso, che voi non esistete se io non lo riconosco e che io dovrei sempre essere giusto nel mio rapporto con l’ambiente e muovermi nel tempo e nello spazio alla ricerca di un qualcosa di positivo.
Io scrissi quell’aforisma: “ … alla ricerca di tutto ciò che arricchisce il nostro spirito” e questo deve essere il fine dell’uomo. Il fine dell’uomo deve consistere nel fatto che tutto ciò che fa per sé stesso non deve essere contro gli altri, ma deve essere anche in favore della collettività o dell’ambiente. Il giorno in cui riesce a ragionare in questo modo, il suo Io comincia a essere giusto.
Per arrivare a questo, dobbiamo uscire dal caos primordiale in cui stiamo perché, pur ottenendo delle leggi che fanno evolvere l’intero sistema, dobbiamo fare sempre un lavoro collegiale, non soltanto del singolo individuo, quanto di un insieme, di una collettività di cervelli dove ognuno mette un frammento di conoscenza per arrivare poi a dire, attraverso l’integrazione delle varie posizioni, un qualcosa che vale per tutti.
Questa è la dimostrazione che l’uomo da solo non sa ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, non parlo in generale, ci possono essere eccezioni, però sono casi che non hanno valore sociale, valore universale.
Dobbiamo, in qualche modo, considerare sempre che tutto ciò che sentiamo giusto per noi allo stesso tempo non sia contro gli altri, non negativizzi l’ambiente o gli altri: solo in quel momento iniziamo un ragionamento equilibrato, che può portarci anche a fare progetti, a fare azioni sempre positive per la società; ovvero, solo in quel momento inizieremo a vivere da uomini, da uomini e donne. E sarà meraviglioso poter vivere in questo modo, però prima bisogna arrivarci. E per arrivarci occorre chiarirsi le idee, bisogna capire i metodi per arrivare a questo, capire prima i fini, cioè l’obiettivo. E l’obiettivo è quello di creare un Io Cosciente. E l’Io Cosciente consiste nell’acquisire la capacità di capire innanzitutto che cosa esso stesso rappresenta, perché esiste, dove vuole andare, quello che è stato sempre detto, e come può vivere bene la sua vita ed esprimere i potenziali che già ha in sé, considerando che il tempo scorre e che lui lo deve investire e utilizzare, in proprio, mai contro gli altri, ma cooperando, vivendo, armonizzando con gli altri.
Questo darà vita alla coscienza di un Io umano e, allo stesso tempo, sociale; individuale e, allo stesso tempo, universale.
E oggi ci siamo arrivati: se parliamo di Educazione ai Diritti Umani, se io vado a tenere lezione sui Fondamenti della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ai futuri ambasciatori, cosa che ho fatto la settimana scorsa, questo è un cammino evolutivo non da poco per l’umanità. Ho potuto vedere che quei cervelli non sanno proprio che cosa sono queste cose, non sanno proprio che cosa sono questi Fondamenti dei Diritti Umani, che sono in tutti gli uomini della Terra; ma ancora esistono razze verso cui si spara con il fucile perché considerate razze inferiori … Organizzano battute di caccia in Africa e vanno a sparare all’indigeno! Ancora accadono queste cose …
Ma noi qui, chiaramente, stiamo parlando del Sole, stiamo parlando della Luna, dell’Universo, ma nello stesso tempo stiamo parlando dell’uomo, cioè di quello che l’uomo deve capire per trasformare il sistema in cui ha vissuto fino ad oggi, per dare coscienza a tutti.
Queste deviazioni bisogna cominciare a scoprirle nel bambino. Ogni insegnante dovrebbe essere in grado di dire quando un bambino sta deviando dal suo sviluppo fisiologico e corretto. Se l’insegnante fosse in grado di fare questo, se ci fossero i giusti filtri attraverso i quali la crescita dovrebbe passare, non ci sarebbero mai brutte sorprese e sarebbe possibile verificare l’espressione o meno di questi valori.
Però, prima bisogna creare gli insegnanti con queste capacità, con questi valori: non ci sono.
E, analogamente, bisognerebbe diventare genitori prima di mettere al mondo i figli. Ma genitori si diventa. Il genitore ha già meno “colpa” delle istituzioni.
Qui le colpe sono relative. Le colpe le dovrebbe assumere soltanto chi pretende di agire in nome degli altri. (Questa è una mia definizione nuova, registratela bene, perché è la prima volta che la dico). Le colpe non può prendersele chi è ignorante o chi sa di esserlo, ma solo chi si sente dotto e poi combina guai.
Genitore, biologicamente, si diventa anche proprio malgrado. Il genitore può assumere responsabilità solo nel momento in cui acquisisce coscienza di cosa significa procreare. Per questo esistono corsi di procreazione cosciente, perché non c’è coscienza nella procreazione, si sta acquisendo gradualmente, ma non c’è.
I figli si mettono al mondo per combinazione genetica e poi le deformazioni che le persone hanno acquisito vanno a modificare perfino la genetica, altrimenti questa sarebbe meravigliosa soprattutto in alcuni aspetti, rispetto a certi comportamenti.
Tenete presente che genitori si è geneticamente, perché “generare” deriva da “genetica”, per cui genitori si è geneticamente e fisiologicamente. Padri e madri si diventa attraverso l’esperienza che i figli ti fanno fare e attraverso l’evoluzione di coscienza.
Se ci fosse quel tipo di coscienza di cui parlavamo, questi problemi non ci sarebbero più. Un bambino non crescerebbe in balìa di tutto il caos che sappiamo esistere, ma crescerebbe sotto l’occhio vigile di coloro che lo guidano nella sua presa di coscienza e lo frenano in quegli impulsi ed istinti deformati e che gli insegnano piano piano a ragionare e a capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Superati i sei/otto anni, cominciano a sperimentarsi e cresceranno da soli. Però ci vogliono genitori che siano diventati saggi perché, finché non accade questo, queste cose non sono possibili.
Io non do colpe a nessuno, ma attribuisco la responsabilità a chi pretende di dire “è così e basta”. “E’ così e basta” non si può dire. Ciò che deve parlare sono i fatti; le colpe, se le andassimo a cercare, non le troveremmo in una sola persona, le troveremmo in tutti o in nessuno. E di questo ne abbiamo parlato tante volte.
La società si è fatta delle leggi, abbiamo detto. Ma noi, che siamo studiosi e vogliamo capire, non diciamo che in base all’articolo 98 tu sei imputabile o non imputabile, ma diciamo soltanto che la persona ha commesso quell’azione a seguito di quel tipo di situazione e a seguito di quello che è mancato al suo comportamento come apprendimento, come coscienza o a seguito di quelle deformazioni o ingiustizie che ha subìto.
Quindi, noi andiamo a studiare il caso da un altro punto di vista, mentre la società deve difendersi e tutelarsi. Questa è la società. La società non sa fare diversamente. Il giorno che saprà fare meglio, farà meglio. Se noi abbiamo capito come si può migliorare, consigliamo alle istituzioni come farlo, perché il fine delle istituzioni, dello Stato è quello di rendere la vita dei cittadini migliore possibile, di armonizzare e migliorare la qualità della vita.
Quindi se noi, cittadini di questo Stato o del Pianeta, abbiamo degli strumenti che sono utili alle istituzioni proponiamoglieli, ma non facciamo senza le istituzioni, perché ci mettiamo in guerra con le istituzioni stesse. E nella guerra perdiamo tutti. Qualsiasi guerra sconfigge sempre tutti, sia chi la promuove e sia chi la subisce.
Capiamo bene che cos’è questa genetica, cioè che cos’è la Logica che c’è dietro la genetica o la logica dietro le leggi fisiche.
L’Io Genetico regola l’equilibrio di tutto il sistema per far sì che si possa sviluppare e realizzare.
L’Io Cosciente dovrebbe seguire lo stesso percorso.Un Io Cosciente è un Io non condizionato, un Io che è capace, rispettando le leggi, di realizzare al massimo l’energia che l’Io Genetico gli offre.
L’Io Genetico, che noi definiremmo come quella parte di noi non cosciente, è cosciente in sé stesso e opera costantemente, proprio sulla parte che noi abbiamo già alterato. L’inconscio non esiste in fisica, nel cervello, nei neuroni, nelle cellule. L’inconscio esiste alla nostra coscienza.
Il nostro sistema lavora sia che pensiamo sia che non pensiamo, sia che decidiamo le nostre risposte o meno, le decide lui, non ha bisogno che noi decidiamo, che ci sia l’Io Cosciente alla nostra guida, perché se ce ne fosse stato bisogno l’umanità non c’era ancora, non esisteva l’uomo.
L’uomo non decide niente. Il bambino decide qualcosa? Le persone decidono? Cosa decide l’uomo, quand’è che decide realmente?
Ricerchiamo la combinazione, la situazione migliore di ciò che ci viene messo davanti, e per “migliore” intendiamo quella che ci è più utile per farci rispettare, per farci gratificare, per avere il piacere di certe cose; noi ricerchiamo una marea di cose soltanto per avere sempre più il piacere di esistere, di sentirci rispettati, di sentire l’amore, di sentire persone intorno, di darci quel qualcosa che ci dà serenità e gioia; e questo sta dentro di noi, non perché noi scegliamo tutto questo: noi agiamo sempre per mantenere vivo questo dentro di noi, eliminando ciò che può limitarlo e favorendo tutto quello che lo promuove.
Questo non è l’Io Cosciente. In queste circostanze, non siamo coscienti. E’ la nostra incoscienza che ci guida verso tutto questo.
Volete nascere in coscienza? Volete che ogni persona che incontrate sia serena davanti a voi e possa con voi confrontarsi serenamente, con gli stessi principi e lo stesso desiderio di mantenere armonico il sistema?
Allora bisogna mettere la persona in condizione di poter decidere.
Abbiamo creato una fase evolutiva di cinque – seicento anni nella quale l’uomo ha cercato di potenziare la sua fisicità, i suoi organi di percezione e ha chiuso “un attimo” con lo spirito, proprio per creare una possibilità di comunicazione migliore, su un altro piano.
Queste sono cose che sono state utilissime, solo che oggi dobbiamo reintegrare tutto quello che abbiamo prodotto come conoscenza alla logica della Natura, perché noi siamo naturali e ubbidiamo anche a quelle leggi, e soprattutto a quelle leggi. Infatti, proprio per violare quelle leggi, paghiamo tutti.
Abbiamo creato un mondo artificiale. Ora, non continuiamo su quella strada, cercando di creare la realtà virtuale fino in fondo. Voi sapete che cosa stanno cercando di creare con questa realtà virtuale? Tutto! Tutta quella che è l’espressione dell’uomo, dalla sessualità a tutto il resto, in modo che l’uomo, con la sua realtà virtuale, si isoli in un mondo dove, pagando, può avere tutto “senza guadagnarsi nulla”.
Ma l’uomo deve capire che quello che può avere di giusto, di utile, di valido e di evolutivo non può essere mercificato! Non può essere comprato! Perché, altrimenti, si perpetuerà questo sistema che porta all’autodistruzione.
L’armonia non può essere acquistata, altrimenti sarebbe la più grossa ingiustizia che possa esistere. Se io posso comprarmi l’armonia interiore, allora l’avrebbe solo chi ha tanti soldi e si perpetuerebbe questo tipo di battaglia.Quindi, il senso della vita non può essere acquistato! Comprato! Venduto!
E questo va fatto capire: ciò che attiene ai valori della persona umana, ai valori della coscienza umana e della spiritualità umana non deve e non può essere acquistato.
E questo passa da qui, dal capire quali sono i fondamenti non commercializzabili, non vendibili, che non possono essere acquistati, ma che ognuno deve sentire in sé, vivendoli, tutelandoli, difendendoli, proteggendoli ed esprimendoli.
Da qui nasce l’Io Cosciente. Ancora non c’è. E chiunque dice “Io” mi deve spiegare chi è questo Io, presentasse le sue credenziali.
L’Io Cosciente guida la persona ma non nega gli altri; anzi, è felice di incontrare gli altri, di scambiare con gli altri, non colpevolizza nessuno, ma agisce sempre in conformità di principi che non negano sé stesso ma, allo stesso tempo, non negano gli altri.
Se l’altro dice una cosa, io non nego la persona. Discutiamo. Ma devo sempre avere rispetto dell’altro e dei valori che l’altro porta dentro di sé. Questo deve essere il dialogo tra gli uomini.Bisogna eliminare le antitesi, ma è possibile solo quando si è coscienti di come comunicare con gli altri e di cosa sono gli altri per noi e cosa si è per sé stessi.Ma se non si sa cosa si è per sé stessi, come si fa a capire gli altri? Come si fa a dare un valore agli altri, se non si dà il valore giusto a sé stessi?
Questo nasce proprio da una chiarificazione che ognuno deve creare in sé stesso: Io, l’Io, cos’è? Vi ho spiegato tante volte che l’Io Genetico guida, pilota e gestisce l’ontogenesi biologica; l’Io psicologico deve svilupparsi su una capacità di sapere cosa ha a disposizione e come gestire il suo rapporto con l’ambiente in base a tutta quella ricchezza che entra all’interno di quel cervello, che è a sua disposizione.
Questo vale nei rapporti con le cose e con le persone perché, in assenza di un Io Cosciente che li gestisca, tali rapporti sono mediati dal senso del possesso, si vanno a creare rapporti di dipendenza sia dalle cose che dalle persone, quando sappiamo che il possesso e la dipendenza nulla hanno a che vedere con la verità o con una vera coscienza.
Ognuno dovrebbe poter riuscire a costruire la propria vita in modo saldo, utile, positivo, per sé stesso e per gli altri e poi fare il massimo per aiutare gli altri ad essere sé stessi, così come si aiuta sé stessi ad esserlo.
Capite che tutto questo va chiarito. Solo così potremo essere liberi e sereni con gli altri, pur soffrendo per le ingiustizie che vediamo intorno, ma capendole perché ne comprendiamo l’origine e intervenendo, per quello che è possibile, per cominciare a trasformare le situazioni che le hanno determinate.
Se si fa notare ad una persona che ciò che dice va contro sé stesso e lo danneggia, si aiuta l’altro e si aiuta sé stessi con il partecipare a tutto questo. Questo è il dialogo tra ciascuno e gli altri e dà serenità, gratificazione.
Questo è l’Io Cosciente. L’Io Cosciente conosce le leggi. Solo la conoscenza delle leggi ti permette di essere cosciente, nella vera coscienza. Perché se conosco le leggi agisco all’interno delle leggi, non subirò alterazioni, non subirò conflitti, non subirò “patologie”, agisco in funzione di queste leggi.
Non conosco uomini così ma, dal momento che ne stiamo parlando, sono possibili.
Visto che abbiamo scritto un po’ dappertutto che l’uomo in coscienza non c’è ancora, ma che si sta realizzando attraverso l’evoluzione di quella che è la presa di coscienza, sappiamo anche che i tempi in questo momento evolutivo dell’umanità sono maturi per far nascere questa coscienza, altrimenti saremmo esoterici, saremmo isolati dal mondo e parleremmo di un mondo estraneo, mentre voi tutti sapete che io faccio i Corsi per i Formatori sui Diritti Umani con l’Università, facciamo i Corsi dove spieghiamo come funziona il cervello e come si sviluppa la coscienza, vado a fare i Congressi a livello mondiale, collaboro con l’ONU. Non diciamo utopie con questo, queste cose le spieghiamo a tutti e nessuno le può rifiutare, da qualsiasi punto di vista le si guardino, perché si tratta di ciò che attiene a tutti, di ciò che ciascuno ha dentro di sé.
Se dicessi cose nuove, nessuno mi ascolterebbe. Se parlassi della realtà virtuale, potrei parlare con le industrie, commercializzarle, prima realizzarle e poi venderle. Ma qui stiamo parlando dei Fondamenti che sono già geneticamente dentro di noi! Si tratta solo di tirarli fuori, di farli venir fuori dandone alla persona la coscienza, la consapevolezza di come gestire questa sua potenza, questo suo patrimonio, questa sua realtà, invece gestita dagli stimoli che gli altri inviano e da quelli che sono già entrati!
Noi siamo tanti esseri ognuno dei quali usa il “comando a distanza”, ogni stimolo ci pilota, ci dirige, ci indirizza, che lo sappiamo o no. Anche i più furbi sono pilotati da stimoli, o che sono già entrati, o che entrano dall’esterno. Vogliamo continuare ad essere questo? O vogliamo invece decidere ogni volta che diciamo una parola?
Dietro una parola deve esserci la nostra presenza, con una motivazione, con un fine, con un obiettivo, che sia in favore certamente nostro, ma non contrario agli altri. Dobbiamo sempre decidere ciò che diciamo. Allora la nostra coscienza diventa operativa, diventa utile, diventa giusta.
Non si può negare sé stessi per favorire gli altri e viceversa. Questo è un principio che ha detto Cristo, se vogliamo parlare di lui, ma lo hanno detto anche il Buddha o altri: non fare agli altri quello che non vuoi che venga fatto a te. Sono tutte cose già dette.
Anche la teoria atomica la aveva già espressa Democrito, ma poi sono stati sperimentati oggi, questi atomi e sono stati utilizzati.
Tante grandi idee già espresse da grandi uomini illuminati di tutto il mondo sono rimaste sulla carta. Oggi arriviamo alla sperimentazione, dell’atomo, dei valori, di tutto ciò che può essere utile all’uomo per essere uomo, per essere uomo a immagine e somiglianza del Creatore.
Tutto è stato detto. Io non dico niente di nuovo. Però, oggi abbiamo la possibilità di farlo acquisire ed esprimere a tutti. Ecco la “chiave”. Ecco la differenza.
Ma questi “tutti” siamo noi, intanto!
Ognuno di noi esprima in proprio e pretenda prima da sé stesso ciò che pretende dagli altri, e solo dopo cerchi di proporre agli altri certi valori. E se sono valori utili agli altri non vedo perché gli altri dovrebbero rifiutarli. Se li rifiutano, sbagliate voi a porglieli, perché loro hanno dei filtri diversi dai vostri che gli impediscono di percepire come voi avete percepito.
Tenete presente che quando diciamo “Io”, dovremmo sapere che vuol dire “Io”. Non dobbiamo imparare i verbi a scuola e poi usarli e basta. Questo non significa niente.
Oppure non possiamo usare l’espressione “essere se stessi” senza sapere cosa significa esserlo.
Se io sono me stesso, assumo la responsabilità di ogni cosa che dico e faccio, pronto anche a essere messo alla berlina da tutti. E io dovrò riconoscere se ho sbagliato, a chi me lo fa notare dovrò dire “grazie”, “grazie a tutti”, “mi fate crescere”, “mi fate evolvere”, senza difendere automaticamente quello che ho detto, quello che ho fatto. Quando noi parliamo qui insieme, dobbiamo avere dei punti di riferimento perché, altrimenti, ognuno può rimanere della sua idea. Se abbiamo un metro, se abbiamo un punto di riferimento comune, noi ci intendiamo e ci intenderemo sempre. Se ci mancherà il punto di riferimento non ci intendiamo più.
E noi sappiamo che il punto di riferimento è la coscienza umana, l’essere umano, come migliorare la sua possibilità di esprimersi, come arrivare ad avere il piacere di esistere, di vivere, di cominciare a gestire sé stesso nel rispetto delle leggi che regolano la nostra vita.
Se qui vige una legge che prevede la pena di morte, questa legge non è contro di noi, ma è l’espressione del livello evolutivo dell’umanità raggiunto fino a quel momento. Dobbiamo migliorare la società se vogliamo modificare le leggi. Mentre, di solito, vogliamo modificare le leggi senza migliorare o modificare la situazione!
Io non posso dire a una persona che è guarita quando non è guarita! Non possiamo fare dichiarazioni di cose avvenute quando ancora devono avvenire, quando ancora devono realizzarsi.
Esistono i progetti ma ci sono poi i tempi tecnici per la loro realizzazione. E questo, la coscienza deve averlo chiaro, e se vuole dire qualcosa deve chiarirsi, cioè deve dire esattamente che cosa intende, che cosa afferma, perché parla, cosa vuole ottenere, cosa vuol realizzare, che utilità ha quello che sta dicendo o che sta facendo, avendo degli strumenti obiettivi, con i quali è possibile dire, parlare, esprimersi e ottenere certi risultati, verificandoli successivamente.
Allora si che noi parliamo di una coscienza, con un Io che abita in un uomo che possiamo identificare al suo interno.E l’originalità di ciascuno di noi viene data non tanto dal riconoscimento delle leggi che tutti abbiamo, quanto dalle esperienze che facciamo che forniscono poi strumenti diversi per creare progetti differenti e farli interagire insieme.
Questo è l’Io Cosciente. Ma l’Io Cosciente integra, non crea violenza, non discrimina, non rifiuta. Non c’è bisogno di rifiutare niente, perché devo rifiutare? Ascolto! E poi aggiungo o tolgo, parlo della mia esperienza, della mia conoscenza, ma quando parliamo prima spieghiamo qual è il metro di riferimento che noi usiamo e quello che stiamo dicendo.
Che poi è quello che io sto facendo con voi.
Però sappiate che quando parlate con gli altri, dite sempre “parliamo di questo valore”, “siamo d’accordo su questo valore?”, “come è possibile arrivare a realizzarlo concretamente?”
Cioè, fate progetti costruttivi, non fate dibattiti sterili dove ognuno va per conto suo. Cercate di avere le idee chiare su cosa state discutendo e perché, cosa volete raggiungere, che sia un qualcosa che vi migliora dopo cinque minuti o un’ora di discussione. Dovete arrivare a sintesi. Ognuno deve lasciarsi andare alla ricerca della verità, non al voler avere ragione. Abbandonate le resistenze di questo tipo e che il ragionamento sia sempre costruttivo.
Non è il pensiero che ci rende uomini, ma la capacità di guidare il pensiero nel tempo e nello spazio alla ricerca di tutto ciò che arricchisce il nostro Spirito.
Questo è il fine dell’Io Cosciente e, allo stesso tempo, è lo scopo per cui si nasce biologicamente.