dna cervello coscienza consapevolezza educazione
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International Society of Neuropsychophysiology "Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza"
International Society of Neuropsychophysiology"Dal DNA il cervello, dal cervello la coscienza" 

Progetto del Corso di Perfezionamento

per la Formazione dei Formatori su

LE BASI SCIENTIFICHE PER L’ALFABETIZZAZIONE DEI DIRITTI UMANI

 

Prof. Michele Trimarchi

 

Tratto dalla

 

PRIMA RIUNIONE DEL COMITATO PERMANENTE INTERNAZIONALE

PER L'ATTUAZIONE DEL DECENNIO PER L'EDUCAZIONE AI DIRITTI UMANI

 

LA RICERCA DI STRATEGIE COMUNI

PER L'ALFABETIZZAZIONE DEI DIRITTI UMANI

 

Roma, 4 - 5 novembre 1994

 

Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia

 

Premessa

           Questo Corso di Perfezionamento costituisce un progetto di alfabetizzazione dei diritti umani finalizzato alla formazione dei formatori, i quali hanno sempre più la necessità di acquisire strumenti educativi scientifici, come tali universali.

 

 

      Le basi scientifiche del Corso sono state realizzate attraverso l’integrazione tra scienze giuridiche, diritti umani, scienze neuropsicologiche e scienze dell’educazione, integrazione operata all’interno dei Dipartimenti del C.E.U.

 

 

           Il filo conduttore delle quattro fasi in cui si articola il Corso è legato al “postulato” che le informazioni, stimolando le funzioni superiori del cervello, producono il comportamento.

          Fino a qualche anno fa, per quanto si fossero acquisite molte conoscenze sulle funzioni cerebrali, di fatto si sapeva molto poco della persona e di come questa sviluppa il comportamento, poiché vi erano molte teorie ed ipotesi che rimanevano separate tra loro e queste separazioni non favorivano certo una conoscenza integrata del cervello umano e di come in esso si sviluppa la personalità.

 

 

          Per cui esporremo qui sinteticamente i risultati di studio condotti da noi e da altri neuro scienziati che hanno dato enormi contributi alla risoluzione dei problemi inerenti al rapporto mente – cervello, rapporto che deve ora tradursi in un continuum interattivo tra cervello e ambiente sociale e naturale da cui si sviluppa la personalità fisiologica o patologica, in considerazione del fatto che il patologico psichico o le devianze comportamentali dipendono principalmente dall’ambiente che condiziona, modifica o per converso armonizza l’essere umano nel suo divenire cosciente.

 

 

          Ciò porrà tutte le Istituzioni di fronte alle loro responsabilità in favore di una programmazione politica che soddisfi le necessità fondamentali non solo dell’organismo ma soprattutto dello spirito umano, in accordo con i valori espressi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo fin dal 1948.

 

 

 

Introduzione

         L’estrema specializzazione delle discipline scientifiche non ha favorito la conoscenza dell’uomo e del suo ambiente.

             Si parla molto, nel mondo, di integrazione e di multidisciplinarietà, ma poi, in concreto, ognuno tende a trattare la materia di propria competenza senza effettivamente integrare le sue conoscenze con quelle degli altri.

         Questo accresce ulteriormente il caos poiché coloro che sono preposti ad assumere responsabilità sociali rimangono privi di strumenti di valutazione scientifica per lo svolgimento delle loro funzioni.

 

 

            Per realizzare l’integrazione tra scienze giuridiche e diritti umani dobbiamo partire dal presupposto che le scienze giuridiche sono uno strumento attraverso cui l’uomo dovrebbe essere messo in grado di sviluppare un comportamento all’interno del quale la sua personalità possa esprimersi serenamente.                Ma allora, se le leggi sono in sintonia con le esigenze dell’uomo, perché l’individuo non sempre le accetta e le rispetta?

 

 

               Perché non si riconosce in quei principi che esaltano la sua dignità?

 

 

        Forse perché lo Stato non ha trasferito nella coscienza del cittadino quanto le leggi gli riconoscono e ha dato, invece, esempi di elevata conflittualità sociale, soprattutto nelle strutture pubbliche, inducendo nell’individuo reazioni di rifiuto, aggressività e stili di vita spesso contrari alla morale e alle leggi dello Stato.

 

 

             L’organizzazione statuale deve acquisire coscienza e responsabilità, armonizzando le funzioni con competenze scientifiche che diano centralità alla giustizia sociale e alla dignità umana.

            Solo dopo aver realizzato questo si potrà pretendere dai cittadini un comportamento corretto, onesto e armonico.

 

 

           Oggi ci troviamo di fronte a un bivio: da una parte c’è un sistema socio – politico e culturale che viene rifiutato sia dai ragazzi sia dagli adulti, un sistema che si impone e costringe l’uomo a comportarsi in un dato modo; dall’altra parte c’è il rifiuto di accettare qualunque forma di imposizione, il che scatena conflitti intrapersonali, interpersonali sociali, internazionali.

 

 

            Eppure l’uomo può essere messo in condizione di amare certi valori, di rispettarli, di volerli e di esprimerli: per far questo occorre che l’individuo venga considerato globalmente in tutto l’arco della sua esistenza, rispettandone il diritto alla propria evoluzione sia biologica che culturale.

 

 

      Tale rispetto passa attraverso una conoscenza profonda dei meccanismi che regolano l’interazione uomo – ambiente e di come le informazioni socio – ambientali modulano lo sviluppo del comportamento e della coscienza.

             Ogni informazione, infatti, attiva i neuroni e la chimica cerebrale, producendo a cascata tutta una serie di reazioni che possono essere positive o negative, piacevoli o spiacevoli, aggressive o socializzanti.

 

 

             Con i nostri studi integrati è possibile sapere a priori qual è l’informazione che può creare una reazione aggressiva oppure una risposta serena, gratificante; questo perché il cervello “non si inventa nulla” ma risponde di fatto alle informazioni che riceve.

         Le informazioni o violentano o rispettano il cervello, o lo violentano o lo rispettano innanzitutto nella sua espressione genetica, poiché abbiamo tutti un programma genetico di base che controlla lo sviluppo del comportamento, del pensiero e delle emozioni, positive e negative, guidandoci così anche nell’evoluzione socio – politica e culturale.

 

 

          Possiamo quindi affermare che le leggi, le norme, la morale, nonché la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, sono un prodotto evolutivo di ciò che in potenza è contenuto nei nostri geni.

              Dunque, con la cultura dei Diritti Umani, più che “creare” dei valori universali li abbiamo “scoperti”, poiché in fondo sono stati i nostri geni a spingerci a codificare tali valori.

 

 

           E’ per questa ragione che quando si esprimono o si codificano valori universali essi non possono essere rifiutati ma vengono riconosciuti validi da tutti gli uomini della Terra. Tale ipotesi – peraltro confermata sia dalle nostre ricerche che da quelle di altri in tutto il mondo – è la chiave dell’educazione, in particolare dell’educazione ai diritti fondamentali dell’Uomo, che potrà certamente stimolare lo sviluppo di una coscienza universale capace di abolire la conflittualità esistente: discriminazioni etniche e raziali, lotte fratricide per banali interessi, squilibri sociali, guerre di religione, ecc., sono alcune delle manifestazioni più evidenti di tale conflittualità.

 

 

              La fisica insegna che ogni cosa ubbidisce ad un principio di causa – effetto, e la fisica non è valida soltanto per i macrosistemi ma anche per misurare le informazioni che arrivano al cervello.

 

           Quindi non dobbiamo più lasciare ad una psicologia astratta il compito di spiegare le funzioni del cervello e del comportamento; con questo, si badi bene, non neghiamo assolutamente lo spirito dell’Uomo ma, anzi, cerchiamo di fornire – come hanno tentato di fare Eccles, Sperry ed altri – una base scientifica per eliminare definitivamente quella separazione tra mente e cervello che ha permesso ad una pseudoscienza di “uccidere” lo spirito umano gettando nella disperazione gran parte dell’umanità.

 

 

               Il cervello umano è dotato della capacità di integrare, ma è l’attuale cultura “schizofrenica” che lo limita; quei pochi che riescono a rimanere liberi con il proprio cervello, con le proprie funzioni superiori, diventano geni, saggi, creatori, grandi scienziati che “pagano” per le loro idee creative poiché sfuggono alle regole imposte dalla mediocrità imperante delle culture consumistiche attuali, “pagano” per dare un contributo all’evoluzione della conoscenza, all’evoluzione umana, all’evoluzione sociale.

 

 

               Poi nel tempo, man mano che l’umanità si evolve, viene riconosciuta la validità di quegli uomini che hanno dimostrato di aver precorso i tempi, e ciò testimonia il fatto che esiste un’evoluzione anche nel pensiero, nelle idee, nella cultura.

 

 

               Se oggi stiamo ancora tentando di realizzare una reale democrazia è perché qualcuno l’ha già codificata tanti anni fa.

               Non è un problema creare una teoria, ma lo è poi realizzarla nella pratica; ne è un esempio la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: essa è stata codificata sin dal 1948, ma solo ora stiamo cominciando ad attuare una effettiva opera di diffusione affinché possa finalmente diventare parte integrante della coscienza degli individui.

 

 

               Ecco il perché delle istituzioni internazionali e di tutti coloro che, percependo l’importanza di questi valori universali, si adoperano al massimo delle loro possibilità affinché tali valori si diffondano rapidamente e possano far provare la gioia di vivere anziché la noia di vivere, lo sforzo di vivere, la conflittualità del vivere quotidiano.

 

 

               La socializzazione è un processo che tutti desiderano: i limiti alla sua realizzazione vengono posti da meccanismi cerebrali che intervengono nella comunicazione e nello scambio di informazioni, meccanismi che vanno scientificamente chiariti se vogliamo realmente educare ai Diritti Umani.

 

 

Metodo educativo

           I Diritti Umani sono valori che vanno interiorizzati, ossia acquisiti, memorizzati in certe aree del cervello e poi sperimentati già durante la lezione del docente.

      Ciò vuol dire che il docente deve avere la capacità di verificare l’interiorizzazione di un’informazione che diventa comportamento all’istante, senza rimandare questa verifica a tempi successivi.

 

 

             Le lezioni devono pertanto essere interattive: occorre spiegare un concetto e verificare quanto tale concetto è stato acquisito dal discente, cioè verificare di volta in volta l’acquisizione e la trasformazione di un comportamento sulla base dell’informazione aggiuntiva che va a modificare quel comportamento stesso.

 

 

            Possiamo dire che questo metodo educativo ancora non esiste al mondo.

          Qualcuno lo chiama “maieutico”, ma oggi abbiamo a disposizione la scienza che ci permette di effettuare verifiche immediate.

       Quindi occorre comprendere bene questo metodo, che costituisce la base psicopedagogica dell’alfabetizzazione di valori universali, e fornire ai docenti gli strumenti scientifici con cui attuarlo.

 

 

          Compito dell’insegnante non è tanto quello di “formare”, nel senso letterale del termine, quanto quello di “educare”, cioè ex – ducere le potenzialità del cervello, poiché l’evoluzione del comportamento è dinamica e il bambino ha un programma genetico disponibile alle nostre informazioni: se queste sono fisiologiche al suo sviluppo – cioè se non violano le leggi che regolano i meccanismi neurofisiologici e genetici “imponendosi” e costringendo il cervello a memorizzare – avremo la massima disponibilità di qualsiasi individuo ad acquisire le nostre informazioni.

 

 

           Ciò può essere verificato già con i bambini piccoli: se diamo loro delle informazioni utili essi riconoscono ciò che è giusto, poiché tali informazioni vengono “misurate” dalla loro genetica cerebrale.

 

            Questo è un metodo scientifico che può avviare a risoluzione l’enorme conflittualità del mondo (legata ai meccanismi della discriminazione di qualsiasi genere) poiché favorisce l’evoluzione di un comportamento integrante le diversità e allo stesso tempo consente lo sviluppo di una coscienza stimolata e arricchita proprio dalla diversità delle esperienze umane.

 

 

           E’ bene sottolineare che questa scienza conferma la cultura e l’evoluzione dell’uomo a tutti i livelli – emozionale, razionale e spirituale – senza negare nulla: tutto ciò che l’uomo vive è prodotto dal suo cervello, quindi se spieghiamo le funzioni superiori del cervello non possiamo negare il suo vissuto e non possiamo creare una teoria discriminante di ciò che l’uomo e l’umanità vivono, ma dobbiamo creare una teoria che renda giustizia alla fisiologia umana, una teoria scientifica che integri la diversità e che consenta all’uomo di comprendere il valore della diversità stessa.

 

 

        Tutto ciò è difficile da realizzare per gli attuali sistemi educativi poiché questi, purtroppo, impongono le informazioni costringendo l’individuo a memorizzarle con una finalità diversa da quella trasportata dalle informazioni stesse, finalità che può consistere nel conseguimento della laurea o del voto o del premio promesso dai genitori o altro ancora: queste sono motivazioni che poi non saprà utilizzare perché non le interiorizza ma si limita ad apprenderle, ossia perché l’aspetto sostanziale delle informazioni non viere recepito sinergicamente dai due emisferi cerebrali.

 

 

            Le informazioni trasportano un messaggio reale, concreto, che il cervello deve essere in grado di rivivere in sé stesso, e il docente deve essere in grado di verificare che l’individuo lo abbia compreso, acquisito, interiorizzato ed espresso: se lo esprime vuol dire che lo ha fatto proprio, quindi il comportamento si modifica in modo direttamente proporzionale a quanto la persona fa propri i valori trasportati dalle informazioni che gli vengono date.

 

 

          Pertanto occorreranno docenti capaci di insegnare e allo stesso tempo verificare quanto questi messaggi diventano coscienza e comportamento.

 

 

           Ecco dunque lo scopo di questo Corso, costituito da una serie di fasi scientifiche integrate che danno una visione dinamica dei valori che devono essere patrimonio del docente, il quale, con crescente gradualità, deve consentire all’individuo di far propri gli aspetti concettuali della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, da applicare poi sia ai rapporti sociali sia alla funzione pubblica, doppiamente responsabile di qualsiasi violazione legata ai diritti fondamentali dell’Uomo.

 

 

Fasi e argomenti del Corso

I Fase – Enucleazione dei valori sostanziali della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e percezione, interiorizzazione ed espressione degli stessi nello sviluppo del comportamento.

 

1)      Studio della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, con particolare riguardo alle disposizioni contenute anche nella Costituzione italiana.

 

2)      Individuazione dei valori sostanziali della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e analisi degli stessi dal punto di vista giuridico, sociale e psicopedagogico.

 

3)      Metodologie educative per l’interiorizzazione dei suddetti valori e la loro traduzione ed espressione nel comportamento umano (dal livello interindividuale al livello istituzionale).

 

II Fase – Universalità della dignità dell’individuo ed evoluzione del diritto positivo nel riconoscimento della dignità individuale e sociale: biologia e psicologia delle differenze etniche e razziali (uguaglianza nella diversità).

 

1)      Evoluzione e riconoscimento del concetto di dignità individuale e sociale nel diritto positivo.

 

2)      Razzismo, xenofobia, intolleranza: educazione al rispetto della diversità.

 

3)      Analisi e esplicitazione del concetto di “uguaglianza nella diversità”.

 

4)      I meccanismi biologici e sociali della discriminazione etnica e razziale.

 

5)      Metodologie educative per il superamento dei suddetti meccanismi e per l’espressione di un comportamento integrante le diversità.    

 

III Fase – Organizzazione socio – politica dello Stato in consonanza con l’universalità della dignità umana nel rispetto dell’ecosistema (integrazione tra ambiente, risorse economiche e valori culturali).

 

1)      L’individuo come soggetto attivo all’interno della società; il limite tra libertà individuale e libertà sociale.

 

2)      Lo Stato come “garante” delle libertà fondamentali e del benessere dei cittadini in tutti gli ambiti di competenza: Educazione, Sanità, Giustizia, Ambiente, Economia.

 

3)      I fini istituzionali dell’educazione nel rispetto della dignità umana: la centralità della persona nella formazione scolare e universitaria.

 

4)      L’imperativo dei Diritti Umani nell’evoluzione delle conoscenze scientifiche al servizio dell’organismo statuale.

 

IV Fase – Gestione e risoluzione dei conflitti nel rispetto della dignità umana.

 

1)      Origine del conflitto intrapersonale e sociale.

 

2)      Il ruolo del conflitto nell’evoluzione sociale.

 

3)      Superamento dell’atto sanzionatorio nella risoluzione dei conflitti.

 

4)      Scienza e coscienza verso una Democrazia reale.