TEORIA SULLA
NEUROPSICOFISIOLOGIA
DELL’APPRENDIMENTO
Professor Michele Trimarchi
Presentata a
- II Reunion Iberoamericana Sobre Educacion para el desarrollo - Sisber 84, Madrid, 12-16 Novembre 1984
- Conferenza Internazionale di Psicofisiologia della IOP - International Organization of Psychophysiology, Praga, 12-17 Settembre 1988.
Il cervello umano, opera meravigliosa della Natura, con la sua citoarchotettonica appare "tecnologicamente" imponente se si confronta con quanto lavoro e quanta scienza si richiedono per la realizzazione di un computer.
Il reperimento di materiali adatti per la costruzione di microprocessori, nonché le relative competenze nei campi specifici per la realizzazione delle funzioni cibernetiche ed elettroniche, ci aiutano a comprendere l’immensità delle opere della Natura, la quale senza il nostro intervento ha realizzato dei "microprocessori" dinamici (neuroni) che danno vita a "microcircuiti" integrati fra loro che costituiscono di fatto l’intera vita umana.
La globalità delle funzioni del cervello umano viene attivata dalle
afferenze sensoriali, le quali concretizzano nell’individuo l’intelligenza e la creatività; questi due aspetti dell’essere umano dipendono quindi da dette afferenze che realizzano il
grado funzionale intellettivo e creativo.
Da ciò si deduce che la funzione fa l’organo, partendo da una base fisiologica dell’organo stesso. Attribuire quindi valori di potere di superiorità o di inferiorità alle capacità intellettive dell’individuo senza conoscere il processo sopra citato significa non comprendere che è l’ambiente sociale a determinare l’etologia umana attraverso l’educazione.
In ogni bambino che nasce in qualsiasi punto del nostro Pianeta c'è questa meravigliosa opera "tecnologica" della Natura pronta a dar vita ad un uomo che per intelligenza, creatività e saggezza può andare oltre le attuali acquisizioni.
La suddivisione in aree operata sulla corteccia cerebrale da Brodmann non deve
farci pensare, come spesso accade, che tra esse vi è una reale linea di demarcazione che separa la percezione visiva da quella uditiva o da quella sensitiva o motoria, ma dobbiamo
piuttosto ritenere che sono aree interessate in prevalenza a quanto di specifico viene detto di esse che, senza linea di demarcazione, codificano, decodificano, integrano e trasformano
immagini in suoni o parole, olfatto in parole ed immagini, parole in immagini, etc.
Questo meraviglioso processo, pilotato e guidato dalle afferenze sensoriali, va compreso in tutti i particolari affinché si possa realizzare una pedagogia che faciliti lo sviluppo delle funzioni integrative superiori, le quali possono elaborare informazioni coordinando codici logici ed analitici senza quelle inibizioni che psicologicamente impediscono la “libertà” di espressione creativa dell’essere umano.
Se ciò non avviene, non possiamo dire che l’individuo e’ "idiota", autistico, ecc., ma dobbiamo solo pensare che tali funzioni non sono state stimolate adeguatamente e quindi educate con una prassi corretta.
Le agnosie, le dislessie, le aprassie, ecc., quindi, ove non è visibile e identificabile una lesione specifica, devono essere considerate in termini scientifici diversi, ossia occorre verificare quanto l’ambiente familiare e sociale ha attivato dette funzioni, evitando cosi di attribuire a pseudo-sindromi psicogene stati patologici inesistenti.
Precisando che tutta la corteccia cerebrale nonché i nuclei sottocorticali e della
base sono importanti per la globalità delle funzioni, dedichiamo la nostra attenzione alle aree frontali e prefrontali che possiamo definire le zone in cui si verificano i processi di
integrazione delle esperienze umane. Le vie di comunicazione interneuronali sono immense ed ogni zona o area della corteccia comunica bioelettricamente con tutte le altre aree e con
il soma.
I vari tipi di recettori somatici informano la corteccia di tutta la situazione organica e funzionale, la quale provvede a fornire messaggi informazionali utili alla conservazione dell’omeostasi in toto.
La letteratura classica di neurofisiologia descrive molto chiaramente le funzioni somato-sensoriali e motorie; ciò che è sempre stato poco chiaro è come si forma il pensiero nel cervello umano e come tale pensiero interagisce con l’ambiente.
Con i più recenti studi in campo neuropsicolgico si può oggi seguire un input sensoriale per comprendere quali sono le aree interessate ad esso. Segnali acustici, visivi, olfattivi, del gusto o del tatto – pur avendo delle vie specifiche – sono capaci di attivare tutta la corteccia cerebrale tramite i processi associativi ed integrativi mnemonici.
Ciò dipende soprattutto dalle "esperienze" e dai legami sinaptici che tali esperienze sono riuscite a creare tra le varie strutture neurologiche le quali, sebbene abbiano delle aree primarie relative ai cinque sensi, di fatto comunicano tra loro associandosi con codifiche e decodifiche, in costruzioni conseguenziali che nel loro relativo formano idee e pensieri, facendo avanzare l’individuo verso la propria evoluzione culturale che si identifica nella sua stessa personalità.
La consequenzialità delle costruzioni logiche viene attivata dalle informazioni afferenti. Ogni qualvolta l’informazione non trova una propria collocazione nelle costruzioni mnemoniche precedenti, viene immediatamente bloccata dai sistemi difensivi del Sistema Nervoso Centrale il quale sviluppa un attacco contro la fonte che invia tale informazione.
Questo processo biologico, che si sviluppa gradualmente dopo i primi anni di vita, viene comunemente chiamato “aggressività” o "reazione all’informazione".
Infatti le nostre memorizzazioni acquistano un potere su noi stessi finché non
impariamo ad utilizzare le informazioni per una finalità che sia veramente nostra e non in antitesi con quelle degli altri; ciò significa sviluppare la capacità (volontà) di integrare
tutte le informazioni, in quanto ognuna di esse troverebbe una sua collocazione nelle nostre strutture cerebrali. Ciò che si contrappone a tutto questo è proprio il potere su noi stessi
acquisito dalle informazioni che già fanno parte delle nostre strutture neurologiche.
Ecco perché oggi l’educazione deve comprendere profondamente questo processo per realizzare un’informazione aperta, ‘disponibile’ al nuovo, che non schiavizzi l’individuo fin dalla nascita.
Il processo di un input sensoriale e quanto esso eccita la corteccia dipendono dalla globalità delle memorizzazioni precedenti. In un individuo con tanta cultura o molte esperienze immagazzinate, l’input riesce ad attivare una maggiore funzionalità logica; minori cultura ed esperienze creano una risposta meno razionale e più istintiva e funzionalmente più intensa sia in senso positivo che negativo.
Il cervello nella sua costituzione fisiologica ha dei meccanismi biologici
deputati alla conservazione della omeostasi cerebrale. Essi si sviluppano in potenza e in intensità di azione con lo sviluppo biologico ontogenetico e vengono regolati dai pacchetti
di informazioni che vanno gradualmente a modificare, a tarare e a regolamentare l’azione di tali meccanismi.
In termini neurofisiologici possiamo dire che essi comandano i processi di attivazione e di inibizione sinaptiche e di conseguenza guidano il percorso dell’input sensoriale nonché la memorizzazione e la risposta relative all’input stesso.
La globalità di questo processo da vita a quel mondo che definiamo "etologico umano": la psicologia ha puntato a comprendere tali processi con la continua sperimentazione, facendo uso di strumenti stimolativi sempre più sofisticati.
Tali strumenti attivano processi di interazione tra strumento e cervello umano allo scopo di realizzare teorie capaci spiegare il comportamento "normale" dell’uomo. Questo tipo di metodologie sperimentali, seppur utili e reali, rimangono di fatto parziali perché le latenze risultanti variano da individuo ad individuo in base allo stato neuropsicologico in atto.
Considerando tutto ciò, dobbiamo oggi puntare ad elaborare una teoria di base che spieghi il funzionamento fisiologico delle funzioni dinamiche cerebrali per poi confrontarlo con la stessa dinamica delle memorizzazioni sensoriali.
Ciò darà vita ad una nuova psicologia capace di integrare tutte le ricerche neuropsicologiche e riorganizzare cosi la cultura adattandola allo sviluppo creativo dell’uomo.
Quanto emerge dai nostri studi dimostra che tutte le esperienze e ricerche condotte dalle neuroscienze sono valide e, se integrate fra loro, danno la visione completa delle funzioni neuropsicologiche del cervello umano.
Siamo in grado ormai di comprendere che il cervello per memorizzare nuovi input deve essere motivato: la motivazione permette e dirige l’azione tendente a far penetrare l’input dando vita ai processi di avanzamento costruttivo educativo dell’IO dell’individuo umano.
E’ proprio su questo punto che ci dobbiamo soffermare per identificare le reali motivazioni che inducono le società a ripetere metodologie educative che non consentono di sviluppare una creatività capace di superare l’attuale stato di degradazione sociale.
Ciò che ci distingue dal mondo animale sono le funzioni superiori del nostro Sistema Nervoso Centrale: tali funzioni si concretizzano nelle aree frontali e prefrontali.
L’idea, la creatività sono una prerogativa umana e possono verificarsi in particolari situazioni neuropsicologiche. Le condizioni necessarie per lo sviluppo creativo dell’individuo sono:
1 l'informazione educativa non deve mai presentarsi come ordine da eseguire o da ripetere;
2 ogni informazione deve identificare situazioni reali oggettive dell’ambiente in cui l’individuo vive;
3 lo sviluppo graduale della costruzione mnemonica dell’individuo si concretizza fisiologicamente con informazioni che vengono associate sempre alle memorizzazioni precedenti;
4 gli organi sensoriali di percezione devono essere educati gradualmente all’uso integrato delle possibilità fisiche del loro spettro di analisi;
5 per evitare gap psicologici nella costruzione della personalità creativa si richiede una didattica continua che spinga alle sintesi concettuali e che promuova l’idea, la creatività utilizzando la globalità delle memorizzazioni le quali devono essere oggettive nei loro significati specifici;
6 verifica psicologica di sviluppo integrativo della percezione degli input provenienti dai cinque sensi; tale verifica permette il controllo dell’avvenuta attivazione della citoarchitettonica frontale;
7 verifica psicologica dell’attivazione contemporanea delle aree frontali dei due emisferi cerebrali.
Nel punto 1 si mette in evidenza che l’informazione da memorizzare deve sempre creare la possibilità di "non violenza" all’interazione cervello/informazione, ciò per evitare che il cervello possa usare successivamente la stessa violenza subita, il che potenzierebbe il meccanismo biologico di aggressività, ben visibile oggi negli esseri umani per gli "errori" che si commettono nell’educazione familiare e sociale.
La "proposta" può essere accettata in condizioni ideali, ossia: osservazione – interesse – memorizzazione, che si traduce in proposta – analisi del precedente memorizzato – interesse al nuovo in quanto utile all’arricchimento delle memorizzazioni precedenti – memorizzazione ed integrazione con conseguente crescita individuale.
L’elaborazione associativa ed integrativa che permette il processo sopra
descritto spesso avviene senza che se ne abbia coscienza e si percepisce soltanto la sensazione che da essa deriva. Sarà compito dell’educatore rendere il più possibile cosciente
l’educando delle motivazioni e dell’utilità delle informazioni proposte.
Nel punto 2 si identifica il fatto che nello sviluppo gnoseologico graduale del bambino non si può prescindere dall’oggettività degli input relativi all’identificazione morfologica e semantica dell’ambiente in cui si nasce.
Tale processo deve essere guidato nella prima fase dai genitori, evitando che input non associabili fra loro provenienti dai mass-media possano alterare la purezza e l’armonia della crescita in atto.
Se fino ad oggi si "poteva" trascurare il rapporto bambino/ambiente, nel contesto attuale ciò non è più possibile per il fatto che gli ambienti sociali e familiari sono caotici ed offrono una quantità di informazioni che nulla hanno a che vedere con l’educazione e che non tengono certo conto dei danni che derivano da esse.
Infatti, abbiamo la possibilità di verificare che i bambini che vivono in ambienti industrializzati e supercivilizzati a 12/13 anni si sentono "adulti" e prendono direzioni antitetiche alla vita sociale ed alla loro stessa esistenza.
La responsabilità di ciò ricade sulle informazioni caotiche che creano un vero e proprio stato di entropia dell’informazione che, di conseguenza, si riversa dinamicamente nei vari cervelli.
Il punto 3 è riferito principalmente all’Educazione.
Considerando che esiste oggi nelle famiglie e nella società una disgregazione graduale delle regole educative (morali, etiche, sociali), dobbiamo necessariamente passare alla costruzione di una conoscenza che realizzi concretamente, fisiologicamente e scientificamente uno sviluppo educativo creativo graduale.
Per evitare di cadere nell’astratto, proponiamo un’integrazione tra:
- esigenze primarie relative alla situazione economica;
- esigenze secondarie che rispecchino la situazione di sviluppo sociale e culturale di cui si fa parte;
- esigenza umana innata nel diritto naturale dell’uomo (giustizia, morale, religione, libertà, etc.).
Le organizzazioni sociali attuali si sono suddivise i compiti di coordinare lo sviluppo, operando soprattutto nel mondo del lavoro o dell’economia, ma tralasciando un’operatività oggettiva nel campo dei Diritti Umani.
Non c’e’ infatti nelle varie nazioni un Ministero per i Diritti Umani, mentre noi
crediamo che un tale Ministero non solo dovrebbe esistere, ma dovrebbe garantire la funzionalità oggettiva del diritto naturale umano a tutti i livelli di sviluppo sociale.
Ciò permetterebbe di avere un essere sociale universale che, pur affrontando le problematiche inerenti alle esigenze locali, avrebbe una base culturale senza quei confini che scatenano nei vari cervelli la difesa dei propri modelli memorizzati – quasi sempre in antitesi fra loro - limitando le possibilità di interazione tra i popoli.
Va messa inoltre in evidenza la differenza fisiologica tra l’uomo e la
donna, i quali dovranno sviluppare una costruzione gnoseologica che sia attinente ai loro ruoli naturali e sociali e che non permetta soprattutto l’alibi della prevaricazione
dell’uno sull’altro.
La gradualità della costruzione gnoseologica individuale deve concretizzarsi una costruzione mnemonica epicentrica che deve portare l’Io individuo al centro di sé stesso.
Tale lo deve sempre tenere insieme e dirigere operativamente tutta la realizzazione mnemonica.
Punti 4. e 5.: considerando il fatto che i nostri "strumenti" sensoriali rivestono un’importanza fondamentale nella costruzione gnoseologica dell’uomo, dobbiamo soffermarci sulla loro fisiologia, capacità di spettro di analisi fisica e rapporto interagente tra essi e le funzioni neurologiche cerebrali.
I nostri organi di senso sono le "porte" attraverso le quali trasferiamo il mondo fisico esterno al mondo fisico interno.
Attraverso esse, sotto forma di messaggi luminosi, messaggi vibrazionali pressorimeccanici, interazioni chimiche, identifichiamo l’ambiente e noi stessi.
Lo spettro visivo dell’emissione elettromagnetica solare consente ai nostri organi di percezione visiva di raccogliere le risposte che tutti gli elementi interagenti con la luce intorno a noi danno alla luce stessa.
Potremmo dire che siamo in grado di essere spettatori al "dialogo" che avviene tra luce ed ambiente.
Se fossimo consci dell’importanza che riveste un tale processo, potremmo partecipare coscientemente alle armoniose interazioni della Natura nella stessa maniera con cui con i nostri organi uditivi ci predisponiamo all’ascolto di un disco di musica classica.
Per far ciò è necessario comprendere il linguaggio usato dall’energia; di
solito percepiamo delle sensazioni, ma non ne comprendiamo il "linguaggio".
Decodificare le sensazioni in linguaggio o logica significa poter trasmettere in codici comprensibili agli altri le proprie esperienze di vita, il che migliorerebbe i rapporti sociali e umani e conseguentemente la qualità della vita stessa.
Questo processo naturale di apprendimento e di espressione che è stato finora prerogativa di poeti, saggi, pensatori, ecc., può diventare oggi metodologia educativa per tutti gli esseri umani.
I nostri organi sensoriali non sono purtroppo liberi di usare tutto il loro
spettro di percezione, in quanto vengono condizionati dalle acquisizioni mnemoniche cerebrali. Immagini, forme, suoni, ecc., memorizzati, condizionano la futura percezione sensoriale. Infatti
ricerchiamo nell’ambiente tutto ciò che si identifica con i nostri scopi ed i nostri modelli gnoseologici.
Verificare tale meccanismo neurologico è molto semplice e non si richiedono particolari strumenti di laboratorio: è sufficiente guardarsi intorno con l’intenzione di percepire ciò che normalmente non attira la nostra attenzione.
Sarà facile così scoprire che gran parte della realtà oggettiva non era stata percepita a causa del meccanismo neurologico discriminante determinato dall’educazione o dai limiti imposti dalle precedenti memorizzazioni.
Di fatto, al cervello umano interessa realmente "tutto" in quanto "tutto" troverebbe una sua collocazione nelle proprie strutture neurologiche con un arricchimento dinamico dell’individuo stesso.
Per rendere funzionali le nostre strutture neurologiche nonché i nostri organi di senso si richiede una cultura ed un’educazione che facilitino il processo sopra descritto.
Questo ci dimostra come il cervello del "genio" esiste in tutti gli esseri umani alla nascita e viene limitato soltanto dall’educazione familiare e sociale.
Con i mezzi tecnologici che le società hanno a disposizione attualmente – se usati adeguatamente – non sarà difficile offrire all’uomo la possibilità di scoprire sé stesso ed il mondo in cui vive.
I genetisti con i loro studi stanno oggi scoprendo le capacità mnemoniche di una cellula.
Questo infinitesimale organismo opera nell’ambiente utilizzando tutte le sue potenzialità per dare il suo contributo alla vita.
Non è difficile fare delle analogie sui principi che regolano il mondo biologico in base ai quali esiste alla nascita di un organismo una memoria filogenetica dinamica che permetterà all’organismo stesso di sperimentare nell’arco della sua esistenza un modo nuovo di interpretare l’ambiente.
Anche nell’uomo esiste la stessa realtà, la quale è rappresentata da tutte le strutture cellulari funzionalmente collegate fra loro che dispongono di una memoria filogenetica gerarchica pronta a creare un rapporto con l’ambiente.
E’ noto che le cellule neurologiche del Sistema Nervoso dell'uomo non si riproducono e ciò dimostra che le memorie genetiche di tali cellule contengono tutte le possibili combinazioni biochimiche che possono verificarsi nell’arco della vita umana nelle interazioni con il mondo fisico.
Se si pensa che costruiamo l’Io, la personalità partendo dalla realtà mnemonica filogenetica delle cellule del Sistema Nervoso Centrale, possiamo oggi scoprire le chiavi neuropsicologiche dell’apprendimento che realizzano l’ontogenesi dell’Io e della stessa personalità.
Tutto ciò serve a far comprendere il dinamismo della nostra esistenza, dei nostri momenti quotidiani, siano essi psicologici o somatici, che di fatto, anche se non sempre compresi, sono delle vere e proprie novità per le nostre memorie cellulari.
Possiamo affermare quindi che ogni informazione, sia psicosensoriale che
sottoforma di proteine, vitamine, ecc., crea una modificazione oggettiva.
Sottolineiamo per maggior chiarezza che noi consideriamo "informazioni" – sebbene diverse – anche le vitamine, le proteine, ecc., ossia l’interazione globale con l’ambiente.
Inoltre, possiamo dire che il dinamismo delle interazioni globali va scientificamente compreso se vogliamo evitare i macroscopici errori che storicamente ereditiamo.
L’interazione tra i vari organi di senso avviene di fatto nel nostro sistema
nervoso.
Nel momento in cui una parola richiama alla nostra mente un’immagine, si è verificata neurologicamente tutta una serie di interazioni interneuronali le quali hanno creato in termini psicologici una "associazione".
L’immagine richiamata può a sua volta evocare tutta una serie di immagini che possono conseguentemente dar vita a pensieri, idee, sensazioni, ecc.
Vediamo quindi che una sola parola potrebbe, in effetti, attivare non solo la corteccia cerebrale, ma tutti gli elementi cellulari, molecolari e atomici dell’individuo.
Ogni immagine, ogni parola, ogni idea crea di volta in volta una serie di sensazioni ed emozioni che, sotto forma di stimoli interni, raggiungono sia le zone periferiche del Sistema Nervoso, sia tutto il soma mediante l’emissione di ormoni dal diencefalo.
I conflitti che nascono dalle incomprensioni tra le varie discipline scientifiche, ed in particolare tra le neuroscienze, hanno creato e creano grosse difficoltà all’avanzamento delle conoscenze.
Tali difficoltà sono ormai manifeste ai vari scienziati e ciò fa dirigere le “volontà” verso una multidisciplinarietà utile all’integrazione delle scienze.
Non possiamo più scindere quindi il soma dalla psiche, la biochimica dalle attività psicologiche, in quanto queste si traducono in biochimica, ma la biochimica è solo il substrato su cui si costruiscono le funzioni psicologiche.
Il campo della biochimica con gli studi di farmacologia tenta di condizionare il comportamento e quindi la psicologia: noi riteniamo che questa strada sia molto pericolasa poiché si inserisce in un processo fisiologico modificandolo, alterandolo e danneggiando la realizzazione dinamica della personalità.
Non deve esistere "pillola" che modifichi il comportamento umano, e noi sappiamo che tale comportamento è il risultato della elaborazione delle informazioni sociali ed ambientali.
Per intervenire quindi sul comportamento umano si richiede una terapia psicologica che permetta la "guarigione" di quel comportamento considerato "anomalo".
Ci sembra ovvio che lo scienziato che ricerca le alterazioni biochimiche del comportamento in base a dei parametri precostituiti scopra nell’organismo in questione una modificazione quantitativa dei neuromediatori, dei neurormoni, ecc., e, se allo stesso individuo in esame vengono posti test psicologici per modificare il suo comportamento, nel tempo si modificherà conseguentemente, anche la biochimica delle strutture cerebrali.
Questo avviene in quanto la quantità di sintesi di elementi molecolari da parte delle cellule neurologiche preposte ad attività psicosensoriali dipende da quanto dette cellule vengono stimolate dagli input (da quanto vengono fatte lavorare).
Questo processo si verifica anche nei circuiti neurologici preposti all’attività psicomotoria; nel tempo, se il rapporto tra sensitività, motricità e costruzioni gnoseologiche non mantiene una dinamica interagente, subentrano nell’individuo rallentamenti nell’attività biochimica e bioelettrica, con conseguenti atrofie e stati patologici.
Lo sport, la danza, ecc., cioè un'attività motoria coordinata di tutte le
funzioni inerenti al sistema piramidale ed extrapiramidale, nonché una buona nutrizione, mantengono un equilibrio somato-motorio che permette alle nostre funzioni psicologiche superiori
di utilizzare un corpo che risponde rapidamente a tutte le esigenze creative e psicologiche.
Non si può prescindere quindi dall’inserire nell’apprendimento educativo metodologie adatte che facciano crescere l’individuo sano, forte e scattante. Inoltre, la realizzazione gnoseologica creativa deve sempre tener conto della sanità e dello sviluppo, nonché delle possibilità di utilizzazione del proprio corpo.
Pertanto, l’uomo deve essere preparato fin dalla nascita ad una globalità di sviluppo costruendo una coscienza che risponda a tutte le esigenze a cui dovrà far fronte.
Riteniamo comunque che tutti gli esami di laboratorio e gli studi sulla biochimica
del comportamento sono di grande utilità per meglio identificare e conoscere le specifiche aree cerebrali relative ai processi comportamentali, nonché a quelli biochimici relativi a
specifici stimoli sensoriali.
La nostra Teoria sulla Lateralizzazione degli Emisferi Cerebrali, pubblicata sul primo numero di questo periodico, ci consente di sviluppare una nuova psicologia con dei test oggettivi per la verifica dei processi gnoseologici e delle capacità creative dell’individuo.
Tali test non possono prescindere dalla teoria di base e devono essere psicologici, quindi prove sull’osservazione visiva, uditiva, olfattiva, ecc., con relative costruzioni gnoseologiche e conseguenti tempi di risposta.
In base alla Teoria si potrà rilevare quanto vengono attivate le varie funzioni cortico-corticali ed interemisferiche, quali tipi di osservazioni e relative codificazioni e decodificazioni avvengono dalla descrizione verbale o scritta di un’immagine e se tali descrizioni sono concettuali, ripetitive o creative.
Questi test non proveranno quindi un’intelligenza fine a sé stessa (tipo computer), ma lo sviluppo fisiologico dinamico globale dell’individuo. Così si potrà intervenire dando compiti specifici per sviluppare attività psicologiche (terapeutiche) per compensare quelle potenzialità cerebrali che non vengono "normalmente" attivate nella vita e nell’ambiente dall’individuo stesso e che, nel tempo, creano delle vere e proprie sindromi psicogene.
Punti 6. e 7.: l’imponente numero di afferenze sensoriali provenienti dai mass-media crea un aumento quantitativo di memorizzazioni e di elaborazioni nonché di associazioni nel Sistema Nervoso Centrale.
Ciò permette di sviluppare rapidamente nei bambini forme di pensiero che condizionano spesso negativamente l’ontogenesi culturale e lo sviluppo biologico del bambino stesso.
La carenza di conoscenze specifiche relative all’informazione e a come il cervello elabora ed integra tale informazione scatena, soprattutto nei giovani, forme artistiche che spingono l’individuo alla droga, a cure neuropsichiatriche, a psicoterapie, ecc. In molti casi si verificano dei veri e propri squilibri ormonali con conseguenti danni somatici limitanti lo sviluppo fisiologico del bambino.
Si osservano spesso forme di spiccata intelligenza nei ragazzi che poi, di fatto, portano a deviare verso la droga, la criminalità, ecc.
Queste forme di intelligenza non sempre sono elementi positivi, in quanto si concretizzano nel cervello senza una guida oggettiva finalizzata allo sviluppo globale dell’individuo stesso. Particolari ambienti familiari e sociali forniscono dette informazioni con i propri fini, in antitesi alla finalità intrinseca del ricevente.
Richiamiamo l’attenzione su un particolare di estrema importanza, evidenziando che ciò che ammiriamo in un computer come capacità di velocità di elaborazione dati, è di fatto una funzione del cervello umano.
Non stupiamoci quando di fronte ad un bambino in grado di elaborare informazioni (capacità che comunemente è definita "intelligenza"), ma operiamo su tale processo affinché l’intelligenza stessa si traduca in creatività utile alla propria crescita integrale senza gli elementi discriminanti che condizionano il rapporto interattivo con l’ambiente, che di fatto potenzia il meccanismo di aggressività verso tutto ciò che viene discriminato.
Se consideriamo la costruzione dell’Io dell’individuo un progetto educativo
da realizzare, noi applicheremmo fin dalla nascita una didattica informativa senza errori, in quanto svolgeremmo l’opera ricercando e verificando tale realizzazione in base al
progetto stesso.
Vediamo invece che si forniscono i segmenti informativi per queste costruzioni senza seguire processi graduali di sviluppo adeguati. Infatti, detti segmenti fanno parte di un caotico mondo che nel proprio squilibrio e con specifiche e potentissime "elettrocalamite" cerca di attirare a sé gli individui condizionandoli alle più disparate interazioni, impedendone la realizzazione umana e sociale.
Il cervello umano con i suoi due emisferi elabora ed integra dinamicamente
le afferente sensoriali per la realizzazione dell’Io Cosciente.
L’Io Cosciente psicologico si concretizza prevalentemente nell’emisfero sinistro, ma ciò non deve farci pensare che tale coscienza è la nostra realtà oggettiva, poiché contemporaneamente abbiamo un tipo di processo di elaborazione dell’informazione che non sempre riusciamo a concretizzare in coscienza psicologica.
Tale elaborazione avviene nel nostro emisfero destro e mette in risalto ciò che comunemente chiamiamo "sensitività superiore".
Possiamo oggi godere della nostra esistenza se permettiamo un’integrazione oggettiva tra elaborazione sensitiva dell’emisfero destro e conseguente concretizzazione logica nell’emisfero sinistro.
Quando la sensazione viene trasformata in logica analitica, si verifica un sinergismo che possiamo identificare come "gioia" o "sofferenza" di tipo "superiore", rispetto al processo di interazione a Stimolo/Risposta che crea piacere temporaneo o angosce, ansie e tensioni.
* * *
Sintetizziamo come segue la Neuropsicofisiologia dell’Apprendimento:
l’input sensoriale raggiunge le aree specifiche dei due emisferi cerebrali;
l’emisfero sinistro associa tale input per analogia al modello precostituito mnemonicamente e conseguentemente formula una risposta in base alle richieste dell’informazione ricevuta;
l’emisfero destro identifica l’input in una propria costruzione integrativa, da cui ricava una risposta concettuale e creativa che scompone in codici stimolativi da proporre, attraverso le connessioni interemisferiche, alle strutture neurologiche dell’emisfero sinistro, le quali, guidate da tali impulsi, ricostruiscono la risposta logica proposta dall’emisfero destro, concretizzandola con una verbalizzazione od altra forma espressiva di tipo manuale o di altro genere.
Il sinergismo emisfero destro – emisfero sinistro richiede delle latenze abbastanza lunghe rispetto alle latenze del solo emisfero sinistro ed infatti, nella maggior parte dei casi, si verifica una risposta reattiva del solo emisfero sinistro.
La creatività, la saggezza, l’altruismo possono verificarsi esclusivamente con una risposta sinergica.
La conoscenza di questo processo ci permette di verificare attimo per attimo sia le nostre interazioni che quelle degli altri, e soprattutto non permette l’uso improprio di principi umani ed universali finalizzati a scopi diversi da quelli dei principi stessi. La pedagogia, la psicologia, la sociologia dovranno rivedere i propri campi di studio tenendo conto di questi meccanismi cerebrali se vorranno rendere un servizio all’uomo ed alla società.
Considerando che la prova sperimentale più efficace di questa Teoria può essere fatta su sé stessi verificando le proprie risposte (latenze) interattive con il proprio ambiente sociale, si può modificare di volta in volta il proprio stato mentale misurando i tempi delle proprie risposte e cercando di facilitare l’operazione sinergica tra i due emisferi cerebrali.
In sintesi, si debbono bloccare le proprie rapide reazioni di fronte agli stimoli di vario genere, ricercando nella propria mente la risposta più adatta alla situazione in atto, rispettando come essere umano la persona che ci sta davanti, tenendo conto che anche questa ha gli stessi meccanismi cerebrali.
Nell’attuale situazione mondiale, le velocità con cui viaggiano le informazioni e la vita caotica delle città impediscono in parte il sinergismo interemisferico e di conseguenza l’espressione creativa e concettuale delle idee.
Ciò impone all’emisfero destro un’operatività creativa sull’emisfero sinistro durante i periodi in cui quest’ultimo non riceve stimolazioni dall’ambiente, ossia durante le ore di sonno.
Questo processo dà vita ai sogni, cioè a tutta l’attività onirica, la quale tenta di creare nell’emisfero sinistro una situazione neurologica che sia fisiologica all’operatività dell’emisfero destro.
Possiamo oggi affrontare scientificamente il problema relativo all’inconscio in rapporto alle attività ridondanti del cervello umano.
Considerando gli immensi processi di attivazione/inibizione che si verificano negli emisferi cerebrali di fronte ad un input sensoriale, vediamo che di fatto le risposte a tale input sono un puro relativo rispetto all’attività biochimica globale del cervello.
Approfondendo questi studi, abbiamo potuto verificare che ben altre risposte a quell’input iniziale vengono date dallo stesso individuo con altre costruzioni mnemoniche, in momenti, tempi e circostanze totalmente diversi.
Ciò ci dimostra come le attività dei nostri due emisferi compiono un lavoro di "autocoscienza", "riservandosi" di renderci psicologicamente partecipi nel momento in cui si verificano situazioni stimolative evocanti l’input iniziale.
Le attività ridondanti delle nostre strutture neurologiche danno vita ad una "coscienza" psicologicamente inconscia che ci dimostra che la finalità del nostro cervello va ben oltre la vita che viviamo in coscienza quotidianamente.
In tutto questo, si inserisce infatti il nostro emisfero destro il quale,
svantaggiato nelle risposte immediate rispetto all’emisfero sinistro, prepara nel tempo le sue risposte per trasferirle creativamente, con stimolazioni specifiche, nelle aree
dell’emisfero sinistro preposte ad elaborarle ed integrarle con le proprie modalità funzionali.
È come se l’emisfero sinistro ricevesse stimolazioni provenienti dall’esterno, le quali permettono un’attività neurologica identica a quella che si verifica durante lo svolgersi della vita quotidiana.
L’emisfero destro quindi, nelle sue funzioni cerebrali superiori, forma un individuo creativo, dinamico, saggio, che per sua natura non impone, non ordina, ma propone sempre creativamente le sue risposte, che fornisce nel momento in cui la situazione interagente glielo consente.
Durante il sonno REM, infatti, tutta l’attività elettrica corticale manifesta un’attività onirica la quale crea tante situazioni diverse come fossero situazioni della vita di tutti i giorni. Ciò deve farci comprendere che le nostre intuizioni, le idee improvvise e soprattutto i sogni hanno una finalità precisa tendente a costruirci una ‘coscienza’ che passi ad essere da soggettiva ad oggettiva per permetterci di modificare quel "carattere" che realizziamo nell’emisfero sinistro non sempre in sintonia con la saggezza del nostro emisfero destro.
In termini neurologici possiamo dire che l’emisfero destro attua un processo di elaborazione ed integrazione dell’informazione e conseguentemente invia impulsi codificati stimolativi tramite le fibre interemisferiche per la ricostruzione in termini logici della sua elaborazione creativa.
Esperimenti di stimolazioni sulla lateralizzazione condotti su individui a
cui era stata praticata la commissurotomia, (resezione del corpo calloso) hanno dimostrato che un tale intervento non creava sostanziali cambiamenti nella personalità
dell’individuo.
Questo ci dimostra quanto poco abbiamo compreso scientificamente dell’attività del nostro emisfero destro, poiché di fatto l’educazione, lo sviluppo sociale impongono dei modelli culturali
ripetitivi i quali si concretizzano nell’emisfero sinistro e ci condizionano ad un tipo di vita e di società che non facilita lo sviluppo creativo e non permette di integrare le
divergenze interattive, in quanto i modelli culturali rifiutano le novità che non si associano ai modelli precostituiti.
Ciò spinge il nostro emisfero destro ad una operatività creativa che non rientra per sua natura nella logica analitica del modello fine a sé stesso.
Infatti, più l’emisfero destro opera sul sinistro nelle interazioni sociali, più l’individuo viene emarginato dai modelli precostituiti e poi storicamente scopriamo che quest’individuo aveva precorso i tempi, in quanto nel tempo i modelli saturano e per necessità subiscono delle trasformazioni andando ad utilizzare per la loro nuova ricostituzione quello che anni addietro era stato rifiutato.
Possiamo ancora dire che il nostro emisfero destro
potrebbe, se ne facessimo buon uso, risparmiarci un’infinità di drammi e di sofferenze sociali ed umane.
Inoltre, ci sembra "antiscientifico" pensare che la natura, che ha dimostrato le sue capacità realizzando le meraviglie di ciò che ci circonda, abbia commesso il cosi grave "errore"
di costruire in noi mezzo cervello "handicappato" di fronte all’altro emisfero, detto dominante.
La storia di David e Golia è uno dei tanti fatti che ci può far riflettere sulla macroscopicità degli errori che si possono commettere nel sottovalutare ciò che momentaneamente non si riesce a comprendere.
A questo punto, crediamo che sia ormai a tutti chiara la provenienza delle nostre intuizioni, di certe nostre sensazioni, nonché delle improvvise idee geniali che nascono dalla nostra mente, cosi come molte soluzioni a problemi scientifici, sociali ed umani sono state fornite attraverso l’attività onirica.
La creatività dell’emisfero destro per sua natura è sempre novità, mentre l’operatività dell’emisfero sinistro è ripetitiva, ma anche l’emisfero sinistro può sviluppare una forma rudimentale di creatività o di novità, combinando vari puzzle mnemonici in maniera ibrida, mettendo insieme vari segmenti dei modelli culturali e morfologici precostituiti.
E infatti, nella storia culturale, artigianale e tecnologica predomina questo tipo di "creatività".
A noi l’arduo compito di verificare la storia sulla base di questi studi, affinché si possa proseguire utilizzando il contributo offertoci da tutti gli uomini, per diventare oggi coscienti e responsabili di un domani che porti l’Uomo a scoprire il fine della sua stessa esistenza.