Una scienza antica:
la “consapevolezza”
filogenetica del neonato
Quante volte ci sarà capitato di emozionarci assistendo ad una nascita… oppure prendendo in braccio un neonato… anche quando non è nostro figlio, ma solo e semplicemente perché è un bambino, nuova vita che nasce alla vita…
Osserviamo un bambino appena nato sul corpo della madre: altro che “tabula rasa”… Lui (o lei) risuona con quell’ambiente caldo e rassicurante, inizia a muoversi per esplorarlo, in una risonanza emozionale meravigliosa con la madre ed inizia così a dimostrare a chi sa osservare quella spinta propulsiva alla conoscenza, che nessuno di noi gli ha mai insegnato e di cui lui testimonia le origini genetiche. Pian piano si muove sul corpo della madre, movimenti lentissimi, tremanti, solo apparentemente incerti, di chi “sa” come orientarsi, dove dirigersi, cosa raggiungere. È un muoversi talmente armonico…come fosse il frutto di una saggezza antica, che da quel momento si esprime davanti a noi e che ci “obbliga” al silenzio rispettoso verso chi, senza parole, ci “parla”, ci comunica le sue origini lontane. E quella sintonia con tali origini, sembra quasi che ci riconduca alle nostre… Si chiama memoria filogenetica ed è una conoscenza che è racchiusa nel DNA. Non è una conoscenza cosciente, come quella che intendiamo noi, ma lui ha in sé gli “strumenti” per sapere cosa fare in quella circostanza, anche se nessuno di noi glielo ha mai detto, e in una maniera che sarà unica, diversa in ciascun bambino, a testimonianza della prorompente creatività della sua genetica, che possiamo definire come razionalità o armonia energetica legata alla Logica e all’amore dell’Universo. Così, senza che nessuno gli abbia mai insegnato a farlo, continua a muoversi sul corpo della madre, esplora quell’ambiente, ne sente l’odore, il calore e lentamente si sposta fino a raggiungere con la bocca il seno materno. Poi, la visita dal pediatra. È il momento di controllare quelli che comunemente si chiamano riflessi neonatali, il riflesso di marcia, di rooting, di prensione manuale… Il pediatra prende in braccio il bambino tenendolo sotto le braccia in posizione verticale, facendogli poggiare i piedini su una superfice piana e lui mette in atto il movimento di marcia, manifestando così l’espressione di una logica genetica che dimostra la spinta naturale verso il movimento nell’ambiente, quindi verso la ricerca di conoscenza. Poi pone un dito all’interno del palmo della mano e le dita del bambino vi si chiudono intorno: espressione genetica, questa, di quella stessa logica che lo spinge a conoscere ogni cosa del mondo intorno. Chi è la maestra o il maestro che gli ha trasmesso questa conoscenza? Il suo DNA. E se poi noi genitori saremo così bravi e sensibili da lasciare quel bambino il più possibile a contatto con la natura (quella stessa natura che ci regala cose immense e da cui ciascuno di noi proviene), la sua saggezza inconscia, spontanea, frutto di quell’Io genetico che la natura prevede, continuerà ad esprimersi, bellissima, pulita e incontaminata da tutto un mondo di stupidi e vuoti modelli che il nostro emisfero sinistro ha confezionato per lui, come frutto di una conoscenza che non proviene più dalla saggezza della memoria filogenetica, ma purtroppo da istruzioni da essa scollegate, che “scollegheranno”, a volte per sempre, il bambino dalle sue radici filogenetiche. Ma, se tutto questo non accadrà, se quel bambino non subirà condizionamenti che possono derivare da pregiudizi ambientali, familiari e sociali, se in lui si esprimerà giorno per giorno la sintonia con il mondo naturale, quelle esperienze, collegate alla gioia verso la vita, si andranno a rinforzare nella sua memoria, una memoria ontogenetica quindi, che sarà “figlia” di quella filogenetica che la natura ha previsto per lui come per tutti noi, ma che non tutti, purtroppo, hanno il privilegio di sviluppare, pur avendone pieno diritto. Successivamente quel bambino inizierà a parlare o, ancor prima delle parole, a chiedere spiegazioni indicando le cose che cadono sotto i suoi organi di senso; se tutto quanto prima si sarà realizzato, ovvero se l’espressione creativa della sua intelligenza genetica si sarà manifestata e rinforzata attraverso la positività delle emozioni, quel bambino inizierà a fare domande che esse stesse saranno il frutto della sua intelligenza naturale e, se saremo saggi nelle risposte, ovvero sintonici con quella stessa natura da cui proveniamo, senza la quale non potremmo esistere, l’Io genetico del bambino consapevolmente crescerà, si svilupperà in modo sempre più armonico e forte e a quel punto la conoscenza del bambino diventerà saggezza. La conoscenza genetica dell’emisfero destro, in sinergismo con l’attività dell’emisfero sinistro, sarà un valido ed importantissimo aiuto affinché quel bambino possa realizzare nelle fasi successive il suo Io cosciente, che sempre più si arricchirà di conoscenza, realizzando lo scopo dell’esistenza che è, appunto, quello di creare in noi quella conoscenza che ci rende partecipi alla logica e alla vita in favore degli insegnamenti dei grandi saggi.
Marina Salvadore
docente di Neuropsicofisiologia dell'Educazione